
7>12marzo | sala Shakespeare
Spettri
di Henrik Ibsen
versione italiana e adattamento Fausto Paravidino
regia RimasTuminas
con Andrea Jonasson
e Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati, Eleonora Panizzo
scene e costumi Adomas Jacovskis
disegno luci Fiammetta Baldiserri
musica Faustas Latėnas, GiedriusPuskunigis, Jean Sibelius, Georges Bizet
produzione TSV – Teatro Stabile del Veneto
Spettri, uno dei testi più significativi di Ibsen, è considerato una commedia sociale, o più propriamente, un dramma borghese. Come nei grandi miti della tragedia greca, si mescolano incesto, follia, verità terribili. L’ambientazione però è quella di un’allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, come l’animo dei personaggi, da una pioggia battente; un luogo in cui il sole e il calore arrivano sempre troppo tardi.
Questa nuova versione del capolavoro del drammaturgo norvegese adattata da Fausto Paravidino, diretta da RimasTuminas e interpretata da Andrea Jonasson si svolge in uno spazio onirico, molto nella testa della signora Alving la quale, anni dopo la vicenda di cui Ibsen narra, è visitata dai fantasmi di quella vicenda stessa e continua a riviverla. Ciò che avviene sulla scena è un continuo passaggio tra passato e presente in cui personaggi reali e fantasmi si fondono come in un sogno.
«I panni di Helene Alving, ingabbiata in un rigido ed elegante abito verde, sono affidati alla solida e mai vacillante esperienza di Andrea Jonasson, geometrica nella scelta della rivelazione, a sé prima ancora che agli altri, affiancata da Gianluca Merolli (che interpreta con tono morbosamente stralunato il figlio Osvald). Il duo è in questo adattamento il cuore della dinamica proiettiva delle relazioni, l’asse portante della filigrana drammaturgica, scelta che la regia in fondo sposa, attribuendo alle figure un dannato potere di rivelazione. Con loro in scena, veri e falsi complici delle trame antiche e nuove, Fabio Sartor, un Pastore Manders che la regia spesso spinge al parossismo e al ridicolo, Giancarlo Previati, Jakob Engstrand, uomo che nel finale si riscatta dall’apparenza di zotico che per tutto lo spettacolo è costretto dal gioco delle parti a indossare. Eleonora Panizzo, infine, è una Regine Engstrand che cercherà di costruire la sua personalità dentro un mondo più grande di lei e che alla fine fuggirà, allontanandosi da tutto e tutti». (Renzo Francabandera, Paneacquaculture)
«La scena è scura e semplicissima, solo un tavolo con delle sedie, una parete specchiante sullo sfondo, costumi di Adomas Jacovskis, old style. Più che sull’ambientazione esteriore, Tuminas ha lavorato sulle atmosfere interiori, sulle paure e il non-detto e su quegli ‘spettri’ che hanno popolato la vita dei personaggi e da cui non vengono abbandonati. Anche il testo di Paravidino adatta ma senza stravolgere il dramma originale, concentrandosi appunto sulla famiglia Alving, disfunzionale diremmo oggi: un padre morto che era un alcolista, donnaiolo irrisolto, ma ipocritamente reso un ‘monumento all’onestà’ dalla infelice vedova, Helena Alving, donna umiliata, rassegnata a fingere una rispettabilità, perfino con il figlio Osvald, che crede di vedere una soluzione ai propri problemi nella giovane Regine, amica di famiglia che si scoprirà essere figlia di una scappatella del padre con la ex governante. Interessante come Tuminas, rallentando il ritmo dei dialoghi, seminando pause di smarrimento, renda concreto il malessere dei personaggi; dà ad ognuno il proprio momento di possibile liberazione ma, con Ibsen, senza salvezza». (Anna Bandettini, la Repubblica)
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires 33, Milano – Mart/sab. ore 20.30; dom. ore 16.00 Prezzi: intero € 34 / <25 anni >65 anni € 18 / online da € 16,50 – Durata: 1 ora30 – Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
Bellissimo. Adoro il teatro e la recitazione 🙂
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