
Francesca Reggiani nell’one-woman-show “Gatta morta”
di Francesca Reggiani, Valter Lupo e Gianluca Giugliarelli
RECENSIONE
Arrivato in scena al Teatro Martinitt, purtroppo per una sola serata, l’entusiasmante one-woman-show che Francesca Reggiani sta portando in tournée nei teatri italiani dal novembre 2021 e che continua a riscuotere enorme successo. Sola su un palco contenente appena due sedie e un leggio sul quale sono appoggiati pochi fogli che riportano solamente i titoli dei temi che andrà ad affrontare durante l’esibizione, l’attrice si muove lungo tutto lo spazio e si rivolge a un pubblico che lei conquista subito fin dalle prime battute. Gli argomenti sono disparati e tutti attualissimi, specchio della nostra società odierna, iniziando dal momento vissuto durante il lockdown fino ai giorni più recenti. E proprio parlando del lockdown ecco apparire sul grande schermo posto sul fondale la prima esilarante imitazione che la Reggiani fa della virologa Ilaria Capua, che “in collegamento” dagli Stati Uniti, parla naturalmente del coronavirus. E al lockdown vengono imputate le crisi coniugali, che hanno provocato divorzi e separazioni, perché ha costretto a far vivere alle coppie una vicinanza lunga ed esasperante, vicinanza che quando non c’era il covid non esisteva quasi, si era liberi di uscire per lavoro e per mille altre necessità, tanto che ci si salutava frettolosamente al mattino per ritrovarsi stanchi alla sera: perché la durata del rapporto tra uomo e donna è direttamente proporzionale a quello costituito dalla vicinanza, in quanto si è finalmente scoperto che sia l’uno che l’altra hanno bisogno dei propri spazi. E così, per isolarsi minimamente durante la convivenza forzata, si inventavano mille scusanti per uscire, come quella di far credere che il cane avesse la cistite per poterlo portare fuori più volte al giorno perché potesse fare i suoi bisogni, fino a diventare ossessivi con la raccolta differenziata dei rifiuti, facendo mille separazioni diverse e per portarli giù in momenti diversi. Da qui a passare alla crisi della coppia il passo è breve e la Reggiani puntualizza, con la sua sottile e proverbiale sagacia, il punto dolente della mancanza di vera parità di opportunità tra uomo e donna: mentre l’uomo anche se ha superato i settanta/ottanta anni rimane interessante, la donna già dopo i quaranta/cinquanta anni è destinata ad apparire meno desiderabile. E così, per un uomo appetibile di settanta anni, ci possono essere a disposizione sette/otto donne cinquantenni pronte a conquistarlo con mille difficoltà. Un uomo che ha passato i sessanta anni è pronto a separarsi dalla sua moglie coetanea per risposarsi con una ventenne, mentre la donna fatica a rassegnarsi ad assumere quello stato, a lei così orribile, di single. L’attrice racconta di una sua amica separata che un giorno incontra l’ex marito risposato con una donna più anziana e anche meno bella di lei e non si riusciva a capacitare di questo, finché, sentendola colloquiare, comprese che non parlava usando tutto l’alfabeto ma solo le vocali. Ecco spiegato il modo utile per conquistare un uomo e tenerlo legato a lungo: non fare troppi discorsi culturali né mostrarsi informatissime su tutto lo scibile umano, perché questo lo mette in crisi. Bisogna parlare in “vocalese”. Le donne che parlano in questa lingua, dicono sempre di sì e mostrano meraviglia a ogni argomento che l’uomo espone sono le cosiddette gatte morte, da qui il titolo nello spettacolo.
Non parla solo dei rapporti fra i due sessi la Reggiani ma affronta anche altri discorsi in un turbinio di temi che prendono un pò alla berlina le manie di oggi: dai programmi televisivi di gastronomia, dove continuano a nascere nuove star televisive, alla satira politica, e qui appaiono sul telone le irresistibili imitazioni della giornalista radical chic di sinistra Concita De Gregori a confronto con l’onorevole Giorgia Meloni che usa un linguaggio da coatta, dalla proposta di improbabili ed esilaranti short pubblicitari, all’ossessione che affligge le persone che non si rassegnano all’ invecchiamento e ricorrono a tanti interventi di chirurgia plastica e qui ripropone la sua imitazione di Patty Pravo che è tra le sue migliori performance.
Spettacolo di circa novanta minuti che non sono sembrati tali ma molto meno, perché la Reggiani è stata padrona non solo del palcoscenico, con i suoi racconti e battute spesso ricche di doppi sensi, ma lo è stata anche del pubblico che ha fatto completamente suo, infrangendo la quarta parete. Gli applausi convinti si sono ripetuti più volte durante lo show e sono diventati scroscianti al termine con diverse chiamate al proscenio. E, visto che questo one-woman-show è in continuo arricchimento di trovate e di argomenti, appare opportuno rivederlo altre volte quando se ne dovesse presentare l’occasione.
(Carlo Tomeo)
Visto il 30 agosto 2022
al Teatro/Cinema “Martinitt”, Via Pitteri, 58 – Milano