“La gloria” al Teatro Elfo Puccini, sala Fassbinder – Recensione

© Carlo Tomeo

Per la rassegna teatrale “Progetto Primavere – primo capitolo” è presente fino a questa sera al Teatro Elfo Puccini lo spettacolo “La gloria” di Fabrizio Sinisi diretto da Mario Scandale. Racconta un periodo riguardante gli anni giovanili di Adolf Hitler nella sua permanenza a Vienna dove si era trasferito partendo dalla città di Linz nel 1907 all’età di 19 anni per realizzare il suo sogno di frequentare l’Accademia di Belle Arti e diventare un celebre pittore. L’azione della pièce della durata di un’ora si svolge interamente in uno spazio spoglio, unici elementi di arredo sono le luci che illuminano i personaggi, a volte singolarmente altre a gruppi, e il fondale dove su due enormi schermi appaiono scritte che descrivono luoghi e filmati del periodo di svolgimento dell’azione. All’inizio sono in scena Hitler e il suo amico fraterno August Kubizek che hanno appena assistito al Teatro dell’Opera di Linz al “Sigfrido” di Wagner. Hitler si mostra esaltato dalla bellezza dell’opera, ne loda la grandiosità e intanto si mostra nauseato dal pubblico che gli appare apatico, annoiato, senza spirito critico. Nell’esaltare la grandezza di Wagner mostra disprezzo per l’opera di Rossini e per gli italiani di cui critica il gesticolare e i comportamenti. È stanco di vivere in un luogo provinciale come Linz e manifesta all’amico la volontà di partire per Vienna vista come la città che gli farà da trampolino per la realizzazione dei suoi sogni artistici. Invita l’amico, musicista alle prime armi, a seguirlo in modo che potrà iscriversi al conservatorio e approfondire la materia di cui è appassionato. Adolf sarà il primo a partire, August lo raggiungerà l’anno successivo e andrà a vivere nella pensione dove già soggiorna il suo amico.

A un inizio, dove sembra che l’argomento principale della pièce sia la descrizione di una profonda amicizia tra due giovani persone che vogliono realizzare i loro sogni, fa seguito nel suo svolgimento un discorso di portata più ampia che riguarda le peculiarità caratteriali e l’analisi psicologica della figura di Hitler messe in luce attraverso il linguaggio adoperato, i discorsi e soprattutto la gestualità. I primi segnali sono rappresentati da un suo rattrappirsi fisico per un non meglio precisato dolore che gli fa rifiutare di essere visitato da un medico ebreo il quale potrebbe fargli credere di essere preda di una malattia seria. (È appena il caso di ricordare che a Vienna l’antisemitismo si era sviluppato dalle sue origini religiose in una dottrina politica, promosso da pubblicisti come Lanz von Liebenfels, di cui Hitler leggeva i libri). E comunque il giovane aveva già iniziato a salutare spesso come segno di esaltazione l’ heil tedesco, che in una scena si vede più scherzosamente adoperato anche da August.

Nel progredire dell’azione la figura di Adolf appare sempre più sofferente specialmente quando tra lui e il suo amico si inserisce quella della giovane Stefanie alla quale August, che ne è attratto fisicamente, inizierà a impartire lezioni di musica. Adolf rivelerà un’insofferenza che nasconde una malcelata gelosia da far supporre che lui nutra verso l’amico un sentimento più profondo che va oltre l’amicizia tanto che, per allontanare la donna, le farà credere che August sia omosessuale. Questo atto subdolo non rinsalderà del tutto l’amicizia che però si interromperà del tutto solo quando August scoprirà che l’amico, a differenza di quanto gli aveva raccontato, non frequentava l’Accademia perché la sua richiesta di ammissione era stata bocciata per due volte. Ed è a questo punto che si esprimerà l’esaltazione di colui che sarà l’Hitler del futuro quando manifesterà il suo desiderio di rivalsa e urlerà che la sua figura sarà acclamata dai popoli portandolo al raggiungimento della gloria.

La vicenda in scena si conclude quando avviene il nuovo incontro dei due trentuno anni dopo e Adolf, in povertà, è ospite di un ostello per senzatetto.

Fabrizio Sinisi ha scritto il testo attingendo da inedite testimonianze storiche e in merito alla genesi del lavoro così ha dichiarato; “La Gloria, a cui ho voluto aggiungere il sottotitolo Ritratto del tiranno da ragazzo, prova ad analizzare i rapporti tra megalomania e potere, tra gioventù e sopraffazione, tra gioventù e spirito autoritario. Il giovanissimo Hitler si muove nel contesto di un’Europa che – pericolosamente simile a quella di oggi – vive un momento di pericolosa instabilità, di precarietà, d’inquietudine tali che la porteranno a credere alle bugie di un tiranno megalomane il cui primo aspetto è quello di una disarmante mediocrità: un artista fallito e disperato il cui unico desiderio da ragazzo era quello di diventare famoso, e che si troverà invece a diventare un mostro capace di provocare la più terribile ferita della storia dell’Occidente. La gloria si pone quindi come un piccolo studio sulle origini delle dittature nel mondo occidentale, e sui suoi intricati rapporti con la psiche giovanile”

Il regista Mario Scandale ha voluto inscenare la pièce in uno spazio essenziale senza arredi non perché i luoghi di svolgimento della vicenda fossero diversi ma perché ha desiderato affidarsi completamente alle parole del testo in tutte le sue sfumature senza che se ne potesse perdere in alcun punto la portata. L’unico arricchimento che serve da commento sono le immagini che appaiono sugli schermi.

Degli attori che rappresentano i tre personaggi si distingue Alessandro Bay Rossi nella parte di Hitler che all’inizio, nel mostrarsi esaltato per la realizzazione del futuro luminoso che vede davanti a sé, si muove sulla scena con piglio entusiasta e coinvolgente e però, man mano che l’azione evolve, sa acquistare l’aria prima dimessa poi sempre più sofferta di chi vede naufragare le proprie aspettative. Sa essere subdolamente sinuoso nel discorso che fa a Stefanie e intanto il suo corpo assume una posizione sempre più compressa in modo che la sua comunicazione non avviene solo attraverso le parole ma anche attraverso una deformità fisica, quasi un novello Riccardo III del ventesimo secolo. Con questa interpretazione vinse il premio Ubu 2022 come miglior attore under 35. Gli altri due bravi attori che gli tengono testa sono Dario Caccuri (August) che emerge in particolare nella parte finale e Marina Occhionero vitale e vivace nel ruolo di Stefanie.

Al termine dello spettacolo, visto come viene descritto il protagonista, non possono sfuggire alcune considerazioni: la sua figura, considerata la complessa personalità descritta e le tristi vicende cui è andato suo malgrado incontro, potrebbe indurre a correre il rischio di simpatizzare per lui, cosa abbastanza comune di fronte a rappresentazioni in cui “l’eroe” viene descritto come sostanzialmente infelice. Quello che accade dopo a questo personaggio appartiene alla storia e tutti noi ne conosciamo l’orrore eppure potrebbe sorgere spontaneo un pensiero: se non avesse vissuto quel tipo di giovinezza sarebbe poi diventato l’essere mostruoso che fu? C’è da dire che la postura che nel procedere dell’azione il regista gli fa assumere e che è solo simbolica non concede assoluzione così come avviene con il Riccardo III di shakespeariana memoria.

Lo spettacolo ha avuto un’ottima accoglienza. Unica replica questa sera alle ore 20,30. In calce le info per acquisto biglietti.

LA GLORIA
di Fabrizio Sinisi
con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Marina Occhionero
regia Mario Scandale
video Leo Merati
luci Camilla Piccioni
assistente alla regia Marialice Tagliavini
produzione La Corte Ospitale con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna
Spettacolo vincitore di Forever Young 2019/20 – La Corte Ospitale

Teatro Elfo Puccini, sala Fassbinder, corso Buenos Aires 33, Milano

Durata: 1 ora – Orario: 20,30

Prezzi: intero € 34 / <25 anni € 15 / >65 anni € 18 / online da € 16,50

Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021

Categorie RECENSIONI

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