“Re Chicchinella” al Teatro Studio Melato – Recensione

Irriverente eppure poetico, sfacciato ma anche malinconico è il nuovo spettacolo che Emma Dante ha adattato, riscrivendolo e curandone la regia, da una delle novelle de “Lo cunto de li cunti” dello scrittore campano Giovan Battista Basile. Scritta tra il 1634 e il 1636, l’opera contiene una serie di racconti in un linguaggio prevalentemente teatrale che si rifà alla commedia dell’arte alla quale Emma Dante aveva già attinto con altre due precedenti messe in scena nel 2017 (“La scortecata”) e nel 2021 (“Pupo di zucchero”). Di Giovan Battista Basile ricordo, tra l’altro, con particolare piacere un’altra novella tratta anch’essa da “Lo cunto de li cunti”: “La gatta Cenerentola” nell’adattamento di Roberto De Simone nel 1976.

Il protagonista della vicenda messa in scena da Emma Dante è Re Carlo III d’Angiò, ridicolizzato con una serie di ulteriori titoli quali Re di Sicilia e di Napoli, Principe di Giugliano (che è il paese natale di Basile), Conte d’Orleans, Visconte d’Avignon e di Forcalquier, Principe di Portici Bellavista, Re d’Albania, principe di Valenzia e Re titolare di Costantinopoli. Mentre torna da una battuta di caccia l’uomo è preso da un bisogno impellente di defecare per cui si nasconde per la bisogna dietro un cespuglio ma al termine, non avendo con sé nulla di morbido per nettarsi il sedere, utilizza le piume di una gallina che vede lì accanto e che sembra essere morta. L’animale però è ancora vivo e si introduce nel deretano del re fino a raggiungerne le budella e a nulla serviranno i tentativi dei servi di corte per espellerlo. Da quel momento il re ogni volta che mangia defeca uova d’oro che, mentre per la corte sono fonti di gioia, per lui rappresentano un grande dolore tanto che per sfuggirvi arriva al punto di rifiutarsi di mangiare. Resiste tredici giorni, il monarca, mostrandosi per quel periodo apparentemente indifferente a tutte le succulenti cibarie che moglie, figlia e cortigiani gli mostrano per indurlo ad alimentarsi fino al momento in cui, non sapendo più resistere e, immaginando che, se si accontentasse di una sola oliva e di una fettina di pane tostato, non incorrerebbe nel doloroso problema che lo affligge, alla fine mangia. Quello che accade dopo rappresenta, sia visivamente che moralmente, una delle parti più affascinanti della rappresentazione.

Aldilà della parte più prettamente formale, dove l’assurdità di quanto accade porta al riso, il tema della vicenda raccontata è la solitudine in cui si trova il protagonista, circondato da una corte e da famigliari proiettati solo ai loro avidi interessi: le uova d’oro che il re produce sono per loro fonte di desiderio che porta benessere a discapito anche delle forti sofferenze di chi le produce. Questo concetto espresso in una novella che appartiene alla metà del ‘600 è tuttora riscontrabile, secondo quanto chiarito dalla regista in conferenza stampa, nella nostra epoca: “Nella mia rivisitazione, questo è diventato il nodo drammaturgico dello spettacolo, che, a poco a poco, con il procedere delle scene, si trasforma in una visione, in un incubo, un sogno. Sconfina nell’irreale, restando ancorato al concreto della distanza che, talvolta, si crea nelle famiglie, per la mancanza di sentimento e a causa di interessi che prevaricano sugli affetti”.

Una storia irreale come solo le fiabe possono essere è raccontata in un linguaggio divertente nel quale Emma Dante usa il registro grottesco che le è proprio e dove hanno una funzione fondamentale le luci (di Cristian Zucaro) su una scenografia costituita da un fondale nero dove risaltano al meglio gli eccentrici costumi di bianco (della stessa Emma Dante assistita da Sabrina Vicari) delle persone della corte, rinforzati nelle cosce e nei glutei, atte a farle apparire più buffe. E anche i loro movimenti sono assimilabili a quello delle galline (peraltro nella primissima scena parte del cast ne indossa non a caso una maschera che ne riproduce la faccia). Molti gli aspetti che arrecano valore alla rappresentazione la quale procede in un crescendo che trova la sua eccellenza in un finale inaspettato che, in contrasto con l’andamento irriverente, sa essere anche commovente, mentre le musiche di accompagnamento che vanno da quelle barocche fino alla “Passacaglia” di Franco Battiato donano ulteriore suggestione. In un cast bene assortito di sedici attori (ma c’è un diciassettesimo ospite a sorpresa che si vedrà solo alla fine), si distingue Carmine Maringola, il Re, strepitoso performer nei movimenti del corpo e intenso nella sua manifestazione di dolore che non è solo fisico ma anche mentale nel momento in cui si rende conto della pochezza emotiva delle persone che lo circondano costituite da una corte che ha “a furfanteria da Pullicinella, dove a lo stesso tiempo se taglia e se cuce, se pugne e se unge, se rompe e se ‘ncolla“.

Nell’ultima sera di repliche a teatro sold out il pubblico ha applaudito a lungo anche a scena aperta in due occasioni.

Visto il giorno 28 marzo 2024 al Piccolo Teatro Studio Melato

PROSSIME TOURNÈE:

CASCINA (PI) La Città del Teatro: 5 aprile

CASALMAGGIORE (CR) Teatro Comunale (6 aprile)

(Carlo Tomeo)

(Video del Piccolo Teatro di Milano)

Piccolo Teatro Studio (via Rivoli, 6 – M2 Lanza)

dall’8 al 28 marzo 2024

Re Chicchinella

libero adattamento da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile

scritto e diretto da Emma Dante

elementi scenici e costumi di Emma Dante

luci Cristian Zucaro

assistente ai costumi Sabrina Vicari

con Carmine Maringola (Re), Annamaria Palomba (Regina), Angelica Bifano (Principessa)

e: Davide Mazzella, Simone Mazzella (Paggi), Stephanie Taillandier (Dama d’onore), Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Samuel Salamone, Marta Zollet (Dame di corte), Samuel Salamone (Dottore)m Viola Carinci, Marta Zollet (Infermiere), Odette Lodovisi (Gallina)

coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma

coordinamento di produzione Atto Unico/Compagnia Sud Costa Occidentale Daniela Gusmano

coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa,

Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale,

Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Carnezzeria, Célestins Théâtre de Lyon, Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, Cité du Théâtre – Domaine d’O – Montpellier / Printemps des Comédiens

Foto di scena Masiar Pasquali

Categorie RECENSIONI

Un pensiero riguardo ““Re Chicchinella” al Teatro Studio Melato – Recensione

  1. Avatar di mariano

    ci siamo tutti dimenticati che l’Arte ha funzione estetica ed funzionale alla ricerca del bello !

    ( Critica Del Giudizio; Immanuel Kant ). Siamo costretti a fare finta di apprezzare ( per primi i redattori delle recensioni ) il grottesco ed il trasgressivo. La funzione teleologica dell’arte teatrale e divenuta esaltazione dell’inguardabile con assoluta incapacità di destare emozioni.

    "Mi piace"

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