Il gabbiano (Progetto Čechov, prima tappa) al Piccolo Teatro Strehler – Recensione

RECENSIONE:

Un palcoscenico che mostra in lunghezza e in altezza uno scheletro di travi d’acciaio, macchinari necessari all’introduzione e alla movimentazione delle scene teatrali, qui del tutto assenti, tranne alcune sedie sul fondale, e una panchina presente sul proscenio e solo per il primo dei quattro quadri di cui è composta la commedia. È la scenografia scelta da Leonardo Lidi per rappresentare la commedia checoviana i cui quattro atti sono realizzati in altrettanti quadri a formarne uno unico senza interruzioni. E si è così immersi in pieno humus teatrale che inizia con i preparativi di Kostia per la rappresentazione del suo dramma che la sua amata Nina comincia a recitare: un monologo dove non c’è azione e per questo lascia perplessi sia l’acerba attrice e ancor di più Irina, madre di Kostia, e essa stessa attrice famosa. L’autore difende però il suo scritto che non deve raffigurare la vita com’è, né come deve essere, ma come appare nei sogni. Ed è qui che Cechov aveva già operato una distinzione fra scrittura naturalista e simbolista e che Lidi mette in risalto nella sua messa in scena. Due i temi principali della commedia: il teatro, dove la parola, più che l’azione, è essenziale, e gli amori infelici, come lo sono quelli nutriti dai vari personaggi che rimangono vittime di un immobilismo esistenziale. Il teatro viene “portato” in scena nella sua essenzialità, senza scenari e l’azione costituita dalla recita di Nina è mostrata al gruppo degli astanti assisi sulla panchina i quali per qualche secondo rimangono immobili a osservare un altro pubblico: quello costituito dagli spettatori che li stanno a guardare. Una sorta di metateatro fatto di rimandi. Protagonista è la parola che viene recitata senza alcuna ridondanza, che pur potrebbe essere giustificata in alcuni momenti drammatici, e che non ingigantisce quei punti umoristici, sempre presenti in Cechov. Nel contesto alienante della casa di campagna si svolgono i quattro quadri della commedia e nell’ultimo, quello decisivo, dove tutti i personaggi si ritrovano a fare i conti con il loro destino. Gli amori nati a non concretizzarsi rimangono attivi e infelici, perché i tentativi mossi a cancellarli si sono rivelati fallimentari. L’unico che troverà la soluzione per sfuggire all’infelicità sarà Kostia.

Il gabbiano che vola sul lago e, prima di raggiungere la riva, viene ucciso da Kostia, rappresenta simbolicamente Nina che, mentre insegue il sogno di diventare un’attrice famosa, viene abbandonata dall’invano amato Trigorin. Il gabbiano torna a volare quando diventa di carta tra le mani di Kostia che ne muove le ali ma lo fa per pochi secondi per tornare a morire dopo che Nina rimane ferma nella sua idea di fuggire via. La scena della tombola, che in Cechov avviene durante la conversazione dei vari personaggi, nell’adattamento di Lidi vede gli stessi impegnati in coppie che si muovono in una danza grottesca dove appaiono sempre più affaticati fino a scomparire dietro un telo nero. Una scelta registica mirabile a significare il passaggio verso l’ineluttabile invecchiamento.

L’ottima Compagnia che si muove sulla scena per circa due ore ininterrotte dimostra di essere molto affiatata. Sono da citare in particolare gli attori a seguire. Christian La Rosa è un ottimo e appassionato Kostia. Francesca Mazza, nel ruolo di Irina, rende al meglio il personaggio, interpretandone la duplice natura: è attrice che, pur avendo superato la giovinezza, non sa affrontare la nuova età e per questo ama giocare a fare la svampita e, nello stesso tempo, è madre affettuosa e attenta ai bisogni del figlio. Massimiliano Speziani è un credibile Trigorin, fatuo e immodesto e che sa muoversi con agilità lungo tutta la scena. Giuliana Vigogna è una Nina adorante e ammirata nei suoi colloqui con Trigorin e dolente nella parte finale al cospetto di Kostia. Orietta Notari interpreta il personaggio di Sorin, ruolo insolito per una donna che però l’attrice sa gestire con proprietà. Ilaria Falini è una Mascia dimessa, vestita di nero a significare la sua infelicità perché il suo amore per Konstantin non è corrisposto e che annusa tabacco mentre si confida con il dottor Dorn (bene impersonato da Maurizio Cardillo)

Una frase che Cechov fa dire a Trigorin è quella nella quale viene nominato il giardino della casa. Citazione rilevante con il senno di poi anche se lo scrittore non aveva probabilmente ancora in mente di scrivere “Il giardino dei ciliegi”. Ci ha pensato però Lidi, visto che questo suo adattamento de “Il Gabbiano” è il primo capitolo di una trilogia ideale che vedrà come seconda e terza commedia, rispettivamente, “Zio Vanja” e “Il giardino dei ciliegi”. Il successo del primo capitolo può essere di buon auspicio per la realizzazione dei due successivi. Alla prima milanese la commedia è stata accolta calorosamente.

Vista il giorno 11 aprile 2023

(Carlo Tomeo)

(Video del Teatro Stabile dell’Umbria)

Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2Lanza), dall’11 al 16 aprile 2022

Il gabbiano

Progetto Čechov, prima tappa

di Anton Čechov, regia Leonardo Lidi

con (in ordine alfabetico) Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna

scene e luci Nicolas Bovey, costumi Aurora Damanti, suono Franco Visioli

assistente alla regia Noemi Grasso

foto Gianluca Pantaleo

produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale,

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16.

Durata:110 minuti senza intervallo

Prezzi: platea 33euro, balconata 26euro

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Categorie RECENSIONI

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