
RECENSIONE:
Una Medea inedita è quella che ha ideato e messo in scena Filippo Renda dopo la realizzazione dello scorso anno di un altro testo di Euripide, l’Alcesti. Questa volta, rispetto alla precedente messa in scena, l’autore e regista si è spinto più in là adottando una maggiore spettacolarizzazione e arricchendo il tema della donna tradita e vendicativa con una serie di simboli che ne attualizzano la figura ai tempi nostri. In scena cinque attori chiamati a interpretare i vari personaggi, compreso il coro e Glauce, quest’ultima non presente nel testo di Euripide e qui inserita per esigenze funzionali là dove Medea afferma la sua importanza come essere donna e cerca di coinvolgere la rivale perché anch’essa ne rivendichi il valore. Dialogo che, data la rivalità tra le due donne sarebbe stato impossibile in Euripide che, tuttavia ne inserisce il tema nel primo lungo monologo della protagonista rivolto alla Nutrice: “Dicono che noi viviamo un’esistenza senza rischi, entro casa, e che loro invece vanno a combattere. Errore! Accetterei di stare in campo, là, sotto le armi, per tre volte, piuttosto che figliare una sola volta” E sempre in questo stesso monologo è presente il tema dell’asservimento della donna al volere maschile che detiene il potere economico e usa la donna come terreno fertile nel quale gettare il proprio seme ai fini della procreazione. Ma Medea possiede altri poteri e sono quelli che le derivano da pratiche magiche che impauriscono l’uomo il quale per sottrarvisi esilia la donna ritenendola strega: esemplari, in tal senso, sono i dialoghi tra la donna e Creso nel momento in cui costui le imporrà la partenza e tra lei ed Egeo quando gli promette, in cambio della futura ospitalità, di trovare i rimedi per assicurargli una discendenza. Da qui il discorso sulla stregoneria che è argomento, sempre attuale, che riguarda la diversità in tutte le sue espressioni e che viene perseguita tuttora nella nostra quotidianità.

La rappresentazione di Filippo Renda inizia durante l’afflusso in sala del pubblico e prima ancora che cominci la recitazione del testo. In una scena dall’apparenza spoglia ma in realtà ricca sul fondo di un’alta impalcatura metallica e di quattro luci al neon disposte al centro, luogo deputato alla recita, si muovono i cinque attori in abiti essenziali e moderni in una sorta di danza circolare dai movimenti, ora convulsi ora più rallentati, al suono di una martellante musica di oggi, quasi rito dionisiaco preparatorio a quello che accadrà dopo. Al termine gli attori indossano gli abiti dei vari personaggi che andranno a interpretare, mentre Alice Spisa, che vestirà i panni di Medea, sale in cima all’impalcatura fino a restarne nascosta e, come accade all’inizio del testo euripideo, giungeranno i suoi lamenti mentre la Nutrice e il Pedagogo inizieranno il loro colloquio. Sulla destra un suonatore di tamburo percuote lo strumento in singoli colpi che annunciano o sanciscono le azioni più significative.
Renda esprime bene i personaggi protagonisti della tragedia secondo le caratteristiche che ne determinano la personalità: accanto a una Medea combattiva che non accetta l’umiliazione del tradimento e afferma il suo orgoglio nel porre il suo rifiuto alle proposte dell’uomo che non è più suo marito, Giasone è un debole affamato di potere che è pronto a scendere a compromessi pur di raggiungere un maggiore benessere e aspirare poi a diventare re di Corinto. La Medea di Alice Spisa sa attraversare con duttilità e ottime doti recitative un personaggio che si muove per tutta la tragedia tra la sofferenza e la rivalsa della vendetta finale. Filippo Renda è Giasone, vile e ingeneroso verso la donna che si era sacrificata per lui. Valenti gli altri tre attori, Salvatore Aronica, Gaia Carmagnani, Sarah Short, il primo nei ruoli di Creonte, Pedagogo ed Egeo, la seconda in quella del Coro e la terza nelle vesti di Glauce, della Nutrice e del Messaggero. Parte determinante è il ritmo che il regista ha saputo infondere a tutta la rappresentazione che non accusa alcun momento di stasi. Finale a effetto, ricco di simboli. Al termine un pubblico festoso ha applaudito ripetutamente in una prima serata sold-out. Repliche fino al 12 marzo.
Visto il giorno 28 febbraio 2023
(Carlo Tomeo)
MTM Teatro Litta – dal 28 febbraio al 12 marzo 2023
MEDEA, UNA STREGA – Prima Nazionale
da Euripide
con Salvatore Aronica, Gaia Carmagnani, Filippo Renda, Sarah Short, Alice Spisa
riscrittura e regia Filippo Renda
scene e costumi Eleonora Rossi
direzione tecnica, luci, suono Fulvio Melli
assistenti alla regia Gaia Barili, Gloria Ghezzi
direzione di produzione Elisa Mondadori
produzione MTM – Manifatture Teatrali Milanesi
Elaborazione dei costumi realizzati dal Corso di sartoria teatrale dell’Accademia Teatro alla Scala
Inserito nel Progetto Cura con il contributo di Fondazione Cariplo
TEATRO LITTA
da martedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30
intero 25,00€ – convenzioni 20,00€, ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) 20,00€, Under 30 e Over 65 – 15,00€, ridotto bicicletta € 15,00; scuole di teatro e Università 15,00€, ridotto DVA 12,00€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore ROSSO, prevendita 1,80€
durata dello spettacolo: 120 minuti
spettacolo inserito in Invito a Teatro
Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45
Scarica l’App di MTM Teatro e acquista con un clic
Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM Carta Regalo x2, MTM Carta Regalo x4
Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.