” Lustrini” al Teatro Elfo Puccini, sala Bausch – Recensione

RECENSIONE:

Trascorre le giornate su una panchina circondato da sacchi di rifiuti e da giornali accartocciati sul selciato, Lustrini, il cui soprannome fa supporre che abbia avuto un passato migliore. A fargli compagnia è Cavagna, un personaggio che sembra avere poco in comune con lui se non la miseria, quella più nera, quella che ti fa languire la pancia per la fame e che ogni giorno ti pone il dilemma su come fare a sopravvivere. Lustrini vive ai margini di una società crudele che ha imparato a non accettare i reietti, anzi li ha resi tali. Di lui si apprende che è stato educato dai preti che lo hanno corrotto riducendolo a un essere che ha dovuto imparare a difendersi assecondando le perverse voglie altrui e che alla fine sono diventate anche le sue. E questo è ben messo in rilievo da Cavagna, il suo compagno di strada che, vantandosi della propria virilità e di quanto sia attratto dalle donne, divide con lui le miserie di una quotidianità fatta di stenti. E non usa parole vaghe, Cavagna, nel nominare le cose con il loro nome più bieco, ricorrendo a gerghi popolari soprattutto tra la gente randagia. A parte la medesima condizione in cui vivono, i due hanno nulla in comune e tuttavia sembra che non possano fare a meno l’uno dell’altro. Forse perché, almeno verbalmente, Cavagna è un violento, e ha bisogno di torturare l’altro che è emotivamente un debole e abituato a patire angherie e soprusi. Da giorni i due vivono su quella panchina affrontando il freddo e i morsi della fame osservando le finestre del palazzo di fronte, presumibilmente una clinica, e aspettando che si spengano le luci perché in quel momento il personale che vi lavora uscirà e tra questi ci sarà anche il medico che Lustrini, secondo le istruzioni ricevute dal compagno e, usando melliflue parole, dovrà avvicinare per rapinarlo. Ma sembra che il giorno atteso non arrivi mai e loro appaiono personaggi del nostro secolo che attendono un novello Godot che possa risolvere i loro problemi ma che tarda a farsi vivo. E così, giorno dopo giorno, Cavagna si lamenta della vita matrigna, sfoga la sua rabbia insultando Lustrini che cerca invano di calmarlo fino ad arrivare a pregarlo ma l’irruenza dell’altro è troppo forte e non accenna a placarsi. Il suo linguaggio è crudo, sanguigno, denso di turpiloquio ma verace di certi ambienti popolari, tanto da far pensare a quello di Giovanni Testori cui Antonio Tarantino per diverse sue opere era vicino stilisticamente. Alla fine il giorno agognato arriva e si scoprirà allora qual è il reale sentimento che lega i due e la dinamica del loro rapporto.

Il testo di Antonio Tarantino è stato tenuto nel cassetto da Luca Toracca dal 2006 quando cioè gli fu proposto da Ferdinando Bruni. A distanza di sedici anni è sempre attuale, grazie alla sua incontestabile bellezza. La vicenda trasuda poesia e sa commuovere nonostante l’asprezza del linguaggio: si comprende che il legame che lega i due personaggi va aldilà di quanto essi comunicano verbalmente tra di loro. L’interpretazione di Luca Toracca, al quale si deve riconoscere anche l’ottima regia, essenziale e priva di inutili orpelli, è una delle prestazioni migliori della sua carriera che si dimostra, peraltro, in continua crescita. Al suo fianco la magnifica prova resa da Ivan Raganato: i due sono in perfetta sintonia in ogni momento dello spettacolo, sapendosi spalleggiare vicendevolmente e esaltando l’umanità che è intrinseca nei due personaggi interpretati. Ferdinando Bruni ha fornito un ottimo tocco finale con la sua essenziale e originale scenografia e i costumi in carattere. Il pubblico, decisamente conquistato e commosso, ha applaudito a lungo. Lo spettacolo sarà in replica fino al giorno 22 gennaio e se ne consiglia la visione.

Visto il giorno 6 gennaio 2022

(Carlo Tomeo)

Lustrini

di Antonio Tarantino

regia Luca Toracca

scene e costumi Ferdinando Bruni

con Luca Toracca, Ivan Raganato

produzione Teatro dell’Elfo

foto Laila Pozzo

prima nazionale

27 dicembre >22 gennaio | sala Bausch

Categorie RECENSIONI

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