
RECENSIONE:
“Essere solo, senza sentimenti, io stesso estraneo e inseparabile da me” è il tormento che assale Vitangelo Moscarda, il protagonista di “Uno, nessuno e centomila”, quando scopre di non rappresentare una persona unica uguale agli occhi di tutti, così come appare a sé stesso quando si guarda allo specchio. E tutto nasce dall’osservazione di sua moglie che un giorno gli fa notare come il suo naso penda verso il lato destro. E non solo il naso è leggermente storto, ma anche la gamba destra non è perfettamente allineata con l’altra, per non parlare della spalla sinistra più bassa della destra. Ma questo, continua sua moglie, non significa che egli sia un uomo brutto mentre lo prende un po’ scherzosamente in giro e lo chiama Gengè, un nome che a lui non piace e che, proprio ora che ha scoperto cose del suo fisico finora sconosciute a sé stesso, lo rende ancora più nervoso perché non vi si riconosce. E da questo momento e per tutta la commedia Moscarda è afflitto e cerca invano di sfuggire alla visione che di lui hanno le varie persone che lo circondano. Si sente “come un cane sperduto senza padrone”, tanto che, proprio perché costretto a interpretare senza volerlo, tanti personaggi, alla fine non si riconosce più per come credeva di essere. Di più: dal momento in cui gli sono stati fatti notare quei piccoli e insignificanti difetti fisici, egli, anziché evitare di dar loro importanza o nasconderli, li ingigantisce tanto da aumentare la postura errata della spalla sinistra e nel frattempo scruta il suo viso in uno specchio per cogliere meglio quella particolarità del naso che prima gli appariva dritto e ora, guardandosi con l’occhio di un altro sé immaginario, è improvvisamente diventato storto.
Lo spettacolo, nel pregevole adattamento di Renato Gabrielli, inizia da quella che costituisce la parte finale del romanzo di Pirandello, ne riprende i passi più significativi per adattarne la trama alla trasposizione teatrale restando però fedele alla scrittura originale. All’inizio Moscarda si ritrova ospite nell’ospedale-ospizio che lui stesso aveva costruito dopo essersi disfatto dei suoi averi e ripercorre con la mente le azioni che fino ad allora lo avevano visto protagonista e che avevano turbato la sua esistenza proprio dal momento in cui aveva scoperto di non essere un unico personaggio agli occhi degli altri ma tanti quanti erano costoro. Vive i suoi ricordi che si alternano a veri e propri monologhi rivolti a un immaginario pubblico, e a colloqui con altri personaggi chiavi della vicenda, come la moglie e i soci della banca di cui era proprietario, Firbo e Quantorzo. Era arrivato a diventare geloso di sé stesso e, consapevole dello stato d’ansia che lo affliggeva, si definiva mogio e “rinchioccito”. Il suo principale sgomento nasceva dall’impossibilità di accettare come era visto “perché” dirà ” non volevo essere per gli altri quello che mi si credeva” e per questo motivo cercò di passare da usuraio, come appariva al prossimo, a persona generosa. Ma neppure quell’azione lo fece diventare unico agli occhi di tutti. Lo stesso nome, identificativo di una persona, è una beffa, “Un’epigrafe funeraria” dirà alla fine.
La scena minimalista è costituita da pochi mobili rimovibili costituiti da vari elementi tra i quali una sedia larga con alti braccioli a simboleggiare una sorta di letto per infante dove si siede Moscarda, uomo che nasce in quel momento a una nuova vita, infelice, dopo che ha scoperto che lui ha perso la sua unicità agli occhi degli altri. Alla fine l’uomo siederà, pacificato, su una poltrona a rotelle.

Gaetano Callegaro ha saputo calarsi con naturalezza nella psicologia di Vitangelo Moscarda attraversando i vari momenti più complessi che costituiscono alternativamente la fragilità, il dolore, la rabbia della personalità del personaggio. Per tutta la durata dello spettacolo egli ha inoltre recitato con la spalla sinistra in postura non bilanciata rendendo il personaggio ancora più credibile anche a livello estetico dimostrando notevole prova di professionalità. Accanto a lui vanno segnalati per i loro meriti indiscussi i due coprotagonisti, Stella Piccioni, che interpreta i quattro personaggi femminili e Mario Sala, nei quattro ruoli degli altri personaggi maschili. I due eccellono in particolare nella caratterizzazione della misera coppia costituita dal Signor Marco Di Dio e da sua moglie Diamante, dapprima vittima di Moscarda e poi da questi beneficiati con il dono di un appartamento. Lorenzo Loris ha diretto lo spettacolo inserendo molteplici elementi in sintonia con la poetica di Pirandello, a cominciare dall’uso delle maschere utilizzate dagli attori specialmente all’inizio, quasi a simboleggiare una sorta di prologo alla rappresentazione. Ad aiutarlo è stato anche lo spazio scenico del teatro che, non avendo un palcoscenico tradizionale, permette agli attori di recitare a più stretto contatto con il pubblico, cosa particolarmente adatta per questo spettacolo quando il protagonista nei suoi dolenti monologhi sembra rivolgersi agli spettatori, quasi a chiedere una complicità o una risposta alle sue domande. Da segnalare, inoltre, le due strisce di luci fluorescenti disposte verticalmente ai due lati e realizzate da Luigi Chiaromonte quasi a richiamare l’epoca del secondo futurismo, periodo di pubblicazione del romanzo pirandelliano e ambientazione dello spettacolo e che hanno contrassegnato significativamente la scena all’inizio e alla fine. Altrettanto in carattere con il periodo del primo ‘900 le più che eccellenti musiche originali realizzate da Filippo Ferrari, Alessandro Papaianni e Pietro Rodeghiero.
Lo spettacolo, la cui prima a livello nazionale era andata in scena già nel dicembre della scorsa stagione teatrale e che è stato giustamente ripreso nell’attuale stagione, è lodevole e merita di essere visto. Grazie al Teatro Out Off e alle MTM Manifatture Teatrali Milanesi che lo hanno coprodotto.
Visto il giorno 6 dicembre 2022
(Carlo Tomeo)
Dall’1 al 22 dicembre 2022
UNO, NESSUNO E CENTOMILA
di Luigi Pirandello
adattamento Renato Gabrielli
con Gaetano Callegaro, Stella Piccioni, Mario Sala
regia di Lorenzo Loris
musiche originali realizzate da Filippo Ferrari, Alessandro Papaianni, Pietro Rodeghiero allievi della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado del corso di composizione (IRMus)
scene Luigi Chiaromonte e Lorenzo Loris
costumi Nicoletta Ceccolini
interventi visivi Stefano Sgarella
luci Luigi Chiaromonte
maschere Gianluca Sesia
coproduzione Teatro Out Off – MTM Manifatture Teatrali Milanesi
spettacolo inserito nell’abbonamento Invito a Teatro
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Teatro OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano
Orari spettacoli:
da martedì a sabato ore 19.30 – domenica ore 16.00
Prenotazioni e Informazioni
0234532140
lunedì › giovedì ore 10.00 › 18.00
venerdì ore 10.00 › 17.00
Ritiro biglietti
Uffici
via Principe Eugenio, 22
lunedì – venerdì ore 11.00 › 13.00
Botteghino
via Mac Mahon, 16
martedì – domenica 1 ora prima dello spettacolo
Trasporti pubblici: M5 FERMATA CENISIO; TRAM 14; TRAM 12; AUTOBUS 78
PREZZO
Intero: 20 euro
Under26: 14 euro
Over65: 10 euro
ABBONAMENTI
OutCard
50€ 4 ingressi a scelta per uno o più spettatori
J&S Card – Junior(under26) & Senior(over65)
45 € 6 spettacoli
Passepartout Promozione riservata ai residenti del Municipio 8;acquistando la tessera a 10 Euro ingresso a 6 Euro per tutti gli spettacoli in programma.
Teatro OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano
uffici via Principe Eugenio 22
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