
RECENSIONE:
Isabel Green, attrice di fama, dopo diversi anni nei quali aveva ricevuto già sette candidature al premio Oscar, tutte andate a vuoto, riceve finalmente l’ambito premio per l’interpretazione di Madre Teresa di Calcutta in un film biografico sulla suora. Si trova ora sul palcoscenico, con la statuetta in mano, a cogliere raggiante gli applausi del pubblico e si appresta a tenere il discorso dei ringraziamenti. Purtroppo, mentre negli anni precedenti lo aveva preparato inutilmente, questa volta non l’ha voluto fare un po’ per scaramanzia e un po’ perché, fatalisticamente, si era detta che non avrebbe vinto. È timorosa, esitante, Isabel, e inizialmente teme di non essere all’altezza, nonostante il fatto che, professionalmente dovrebbe essere preparata in ogni circostanza a improvvisare. Alla fine ci riesce, mentre nello stesso tempo prendono voce anche i suoi pensieri reconditi, questi ultimi palesati non al pubblico della serata degli Oscar ma a quello presente nella sala attuale: la preoccupazione di non essere adeguata alla circostanza, il timore del panico che possa sopraggiungere, la fragilità insita nel suo animo e coperta da un sostrato di falsa sicurezza tipica dei personaggi famosi. E durante questi, che si possono chiamare discorsi interiori espressi ad alta voce, viene raccontata tutta la fatica che le necessita giornalmente per mantenersi sempre a la page e che si traduce in una forsennata lotta contro il tempo: la percezione delle richieste come eccessive rispetto alle risorse disponibili, chiamata sindrome del burn-out, sempre più presente nella società odierna e che investe in particolare i V.I.P.
C’è sempre un doppio binario da percorrere da parte di un attrice che deve interpretare il ruolo di un personaggio che è anch’essa attrice e che, a sua volta, deve esprimere la parte più intima di sé, quella tenuta nascosta e che le procura l’ansia maggiore. È come se sul palco si trovassero tre persone ciascuna delle quali possiede tre personalità distinte: quella dell’attrice tout court, e che accomuna tutte le attrici che recitano un testo teatrale, quella dell’attrice-personaggio e, infine, la parte nascosta del personaggio stesso che racchiude in sé i propri sentimenti segreti e le paure mai rivelate al prossimo. Grande prova istrionica per chi si cala in un personaggio simile e Maria Pilar Pérez Aspa ne sa rendere alla perfezione tutte le sfumature: riesce a recitare la parte dell’attrice che tiene un discorso estemporaneo e lo fa con una maestria tale che sembra lo stia improvvisando per davvero in quel momento, così come sa esprimere tutta la gamma delle interiorità dell’animo coinvolgendo emotivamente il pubblico che vi si sa riconoscere.
Il monologo, che rappresenta una storica pietra miliare della produzione ATIR e che periodicamente è riproposto sempre con l’eccellente interpretazione della Pérez Aspa che ne ha fatto un suo cavallo di battaglia, è andato in scena ieri sera al Teatro Gerolamo e sarà riproposto oggi pomeriggio. Per chi non lo avesse già visto in passato o per chi lo volesse rivedere, siccome merita, la replica sarà alle ore 16,00.
Visto il giorno 26 novembre 2022
(Carlo Tomeo)
ISABEL ALLA NOTTE DEGLI OSCAR
progetto e regia Serena Sinigaglia
testo Emanuele Aldrovandi
con Maria Pilar Pérez Aspa
scene Maria Spazzi | luci Alessandro Barbieri | musiche originali Pietro Caramelli
produzione ATIR | in collaborazione con Centro Teatrale MaMiMò | con il sostegno di Next 2017
durata spettacolo: 55 minuti
TEATRO GEROLAMO
Piazza Cesare Beccaria 8 – 20122 Milano
Tel. 02 36590120 / 122 (uffici) | 02 45388221 (biglietteria)
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