Rassegna Menotti in Sormani: spettacoli dal 10 al 17 luglio 2022

(Radicanto: “Alle radici del canto”

10 luglio ore 19,30

RADICANTO

Alle radici del canto

Canto, voce recitante Maria Giaquinto 

 Chitarra classica, mandolino Giuseppe De Trizio 

 Sax Claudio Carboni 

 Chitarra elettrica, chitarra portoghese, oud Adolfo La Volpe 

Catteria, riq, cajon Francesco De Palma 

 Alle radici del canto nasce dalla voglia di esplorare attraverso la forma “canzone” in chiave d’autore e acustica la musica del mediterraneo. Ricerca, rielaborazione e dedizione verso le tradizioni popolari “vive” di tutto il mediterraneo, che hanno fatto, nel corso dell’ultimo decennio, dei Radicanto una delle più interessanti realtà musicali in Italia. Il progetto propone un approccio tutt’altro che filologico alle forme della world music, basato più sulle suggestioni che essa suscita all’ascolto odierno, arricchito d’influenze e sonorità contemporanee. La sensibilità di musicisti provenienti da differenti tradizioni musicali dà vita a un’interpretazione non convenzionale dei canti d’amore e maternità, di lotta e di libertà, di fede e ritualità.

La voce è il ponte immaginario che unisce non solo le diverse tradizioni musicali, ma anche la poesia che le attraversa. Il marchio di fabbrica dei Radicanto riluce nelle venature vocali di Maria Giaquinto, sorrette dai timbri percussivi di Francesco De Palma, dalle corde intrecciate di Giuseppe De Trizio e Adolfo La Volpe per giungere ai fiati di Claudio Carboni. L’ascolto della musica è ascolto interiore, ascolto dell’altro: luogo del dialogo e del confronto interculturale, sotto il segno della antica dottrina dell’ethos che nella Magna Grecia ha il suo naturale luogo di risonanza.

Il risultato è una performance musicale d’impatto, votata al ritmo, alla melodia e alla memoria di quella storia non ufficiale che non smetterà mai di insegnarci il futuro, con i suoi momenti d’autore che riecheggiano fra le note e che prendono forma nella poetica ruvida dei suoi cantori. E’ difficile non partecipare emotivamente a questa riappropriazione della nostra memoria, ricollocata nel contesto moderno e quindi, di ancora più immediata fruizione. I Radicanto, nel loro percorso artistico vantano collaborazioni con alcuni tra i massimi esponenti della musica di tradizione, di quella antica, ma anche d’autore e jazz, sia in contesti cinematografici che in quelli live e discografici (Teresa De Sio, Raiz, Lucilla Galeazzi, Roberto Saviano).

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(Romina Mondello: “Jackie”

11 e 12 luglio ore 19,30 

ROMINA MONDELLO 

Jackie

Di Elfriede Jelinek 

Con Romina Mondello 

Regia Emilio Russo 

Costumi Pamela Aicardi

Produzione TieffeTeatro Milano / CMC NidodiragnoSoc. Coop.

Progetto sostenuto da NEXT – Laboratorio delle Idee edizione 2021

Scritto nel 2002, due anni prima di ricevere il Nobel per la letteratura, il testo teatrale di Elfriede Jelinek mette al centro della sua “indagine” un personaggio controverso e, per molti versi inafferrabile, come Jacqueline Lee Kennedy Onassis, nata Bouvier. Jackie, appunto. Protagonista di una narrazione, dove diventa testimone a tratti feroce di un’epoca dove il “sogno americano” di democrazia e pace “un po’ alla buona” era governato dal potere di una famiglia che offuscava con il bianco splendente di sorrisi patinati, abiti e gioielli, figli biondi e felici, una trama fatta di segreti, malattie, sesso, alcol e droga e morte.

Però i miti restano miti. E Jackie lì resta. E la Jelinek la vede ora e forse per sempre in un’altrove, che non è più la vita, dalla quale si è già congedata, ma nemmeno un aldilà, così come lo immaginiamo. Probabilmente è il paradiso o l’inferno in cui lei continua ad esistere nell’epoca della comunicazione di massa. D’altronde quest’epoca è nata con lei. Colpisce l’utilizzo del tempo presente nella narrazione, come se Jackie potesse permettersi di vivere il tempo in maniera orizzontale e i fatti come se lei fosse lì in quel momento. Infatti, il tempo continua ad esistere anche nel passato e si fa beffe di noi, del nostro presente, figuriamoci del futuro. Colpisce l’ossessione dell’autrice e del personaggio sull’immagine dei sedili posteriori della limousine presidenziale nel momento dell’omicidio di Dallas, forse il fotogramma più famoso della storia. Jackie dice che con quello sparo è finito tutto questo, anzi tutto è iniziato da quello sparo. Nell’unica didascalia la Jelinek invita a pensare al famoso tailleur rosa indossato a Dallas. L’altra ossessione è quella dei suoi “troppi” abiti, della “troppa” carne di Marylin, del “troppo” sesso di Kennedy. Il suo racconto è in apparenza privo di morale e di giudizio, quasi leggero, ma in realtà si sente tutto il peso della sua vita, dei suoi morti, dei tradimenti, della sua stanchezza, del suo essere icona per le edicole dei giornali (cosa di cui non si ribella affatto).

Alla fine, cosa è Jackie? Sicuramente una prova straordinaria per ROMINA MONDELLO attrice di grazia, forza e spessore. Sicuramente una scrittura moderna e originale per un personaggio controverso e scontornato. Sicuramente una storia, anzi più storie (almeno tre, Jackie, Jack Kennedy, Marylin) viste da un’angolazione inaspettata. Sicuramente molte domande.

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(Collettivo Menotti: “Possiamo salvare il mondo prima di cena”)

13 luglio ore 19,30 

COLLETTIVO MENOTTI 

Possiamo salvare il mondo prima di cena

Scritto e diretto da Emilio Russo 
Adattato da We are the weather di Jonathan Safran Foer 
con Collettivo Menotti :Enrico Ballardini, Nicolas Errico, Helena Hellwig, Giulia Perosa, Jacopo Sorbini, Chiara Tomei 

Costumi Pamela Aicardi

Produzione: Tieffe Teatro Milano

Jonathan Safran Foer nel suo romanzo-saggio racconta, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica del nostro pianeta e lo fa alternando in modo originale storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici e suggestioni futuristiche. Portate in scena dalla giovane compagnia Collettivo Menotti.

Una storia non facile da raccontare, un argomento che scuote gli animi, parole e musica potenti, capaci di accompagnare lo spettatore in un viaggio in cui la scienza lascerà il posto alle emozioni.
La storia è messa in scena in un loft coabitato da giovani attivisti, studenti, musicisti, dove i temi ambientali si trasformano, da noiosi elementi di una discussione oramai un po’ stanca, in materia incandescente con cui fare i conti qui ed ora. Una sorta di presa di coscienza di un futuro che non è poi così lontano come ci illudiamo di credere. Gli abitanti di quella casa si trasformano in un collettivo di lotta e di consapevolezza in grado di indicare e proporre la strada. Ovvero quella che solo stando insieme possiamo salvare il mondo prima di cena.

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(Zariel “Le strade di polvere”)

14 luglio ore 19,30 

ELEONORA TEDESCO

Zariel “Le strade di polvere

Voce Eleonora Tedesco 

Contrabbasso Luca Pissavini 

batteria e percussioni Fabrizio Carriero 

Chitarra Davide Benecchi 

Fiati Roberto Barbieri 

In collaborazione con il Comune di Milano

Zarièl Le strade di polvere”, è un progetto musicale in cui confluiscono molte anime: sorge attraverso incontri presenti e risonanze lontane, lungo i sentieri del mondo. Eleonora Tedesco, tramite la propria vocazione al canto, conduce con sé altri quattro viandanti, ciascuno, a suo modo, diverso per origine, formazione e inclinazioni stilistiche: Luca Pissavini al contrabbasso, Fabrizio Carriero alla batteria e percussioni, Davide Benecchi alla chitarra e Roberto Barbieri ai fiati. I canti che raccontano le tradizioni di popoli provenienti da diverse aree del mondo, da quella sefardita, balcanica, mediorientale e non solo, giungono a noi, come polvere luminosa, attraverso la mistura e la ricerca personale di ogni componente del gruppo. La voce femminile incarna, qui, la donna in cammino attraverso sonorità di mondi culturali differenti; dove la musica, aperta a nuovi linguaggi sempre in divenire, trova spazio nelle contaminazioni col nostro presente, dal jazz con influenze mediterranee alla world music.

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(Paolo Rossiin “Pane o libertà”)

15 luglio ore 19,30 

PAOLO ROSSI 

Pane o libertà 

Per un futuro immenso repertorio

Musiche dal vivoEmanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefano Bembi 

Produzione: Agidi

Pane o libertà è il nuovo spettacolo di Paolo Rossi che unisce stand up a commedia dell’arte e commedia greca. “Il titolo Pane o libertà l’ho ripreso da un libro, ma non vi dico qual è. Lo trovo molto emblematico: si impone la scelta tra mangiare, vivere o avere la libertà” spiega Rossi. “Ma oggi le parole ‘pane’ e ‘libertà’ hanno lo stesso significato di quando quel libro mi capitò tra le mani? Il pane ha lo stesso sapore di quei tempi? e oggi uno è libero di gridare ‘Abbasso la libertà’?”.  Il progetto intrapreso da Rossi comprende un tipo di azione teatrale ad alta valenza sociale.

Agile, dirompente, sfuggente alle definizioni di genere e duttile nell’allestimento scenico, Pane o libertà ha le caratteristiche di un evento più che di una rappresentazione e si adatta a qualunque luogo voglia ospitare la ‘non replica’, addirittura il teatro propriamente detto. Lo spettacolo mescola la figura del primo Arlecchino, quello che possedeva il biglietto di andata e ritorno per l’aldilà, a quella che fu poi una delle sue evoluzioni come intrattenitore popolare capace di spaziare dalle stalle al cabaret. Un teatro d’emergenza? Delirio organizzato? Serata illegale? Teatro di rianimazione? Comunque, un teatro di domande.

“Giocando con l’illusione di mettermi sul palco – o su ciò che useremo come tale per bisogno o necessità – sia come attore, sia come personaggio e come persona, rievocherò i miei sogni lucidi, fatti di storie che aiutano a resistere, a scegliere tra il pane e la libertà, o a non scegliere proprio” prosegue Rossi. “Sono storie di artisti che per fortuna ho realmente incontrato nella mia vita. I maestri Jannacci, Gaber, De Andrè, Fo e persino il fantasma della Callas; i comici del Derby e altri sconosciuti. Racconterò questi allegri morti che abitano l’interzona che li rende visibili solo a pochi cantastorie che li traducono agli umani. Con l’aiuto dei miei amici saltimbanchi, parlerò di queste personalità fantasmagoriche e poetiche, non controllabili da nessun piccolo o grande fratello che con le loro narrazioni portano conforto, idee per lottare e speranza. Tutto qui. Senza osare più del dovuto nelle imitazioni e nelle parodie, giocando al contrario con le massicce dosi di visionarietà che la favola contiene di suo. Vorrei fare qualcosa che dia al mio essere chiamato comico una via di fuga verso un teatro sociale, nella poesia del buffo e della magia. Roba minima. Tanto per alzare le difese immunitarie del pubblico presente… o meno”.

Quel che pare un sottotitolo, Per un immenso futuro repertorio, in realtà è un complemento importante del titolo stesso. Una finestra che si aggiunge a quelle dell’improvvisazione, del coinvolgimento del pubblico, di irruzioni improvvise di ospiti a sorpresa, dove verranno riarrangiati o citati dei pezzi, monologhi, frammenti, momenti delle origini per farli rimbalzare come nuovi nel presente della serata. C’è l’attore, ci sono i personaggi che evoca o interpreta nelle varie affabulazioni, ma soprattutto c’è la persona. Attore, persona e personaggio, tutto questo presente contemporaneamente, tutto questo per allontanarsi dalle tradizionali rappresentazioni e creare qualcosa che accada veramente e irrepetibilmente nella serata.

PS: Recitando col pubblico, e non al pubblico, ai presenti in sala è consentito intervenire, chiedere, interrompere, soprattutto restare svegli. E comunque, pur rispettando le vigenti norme sulla distanza sociale, qui, in questo teatro, la quarta parete non esiste.

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(Danilo Rossi e the New Gipsy Project)

16 luglio ore 19,30 

DANILO ROSSI & THE NEW GIPSY PROJECT 

 Viola Danilo Rossi 

Fisarmonica Albert Florian Mihai  

  Cymbalom Marian Serban 

Contrabbasso Nicolae Petre 

 Produzione International Music and Arts

Il progetto nasce da un’idea di Danilo Rossi, storica Prima viola del teatro alla Scala di Milano e dell’ensemble rom The New Gipsy Project: affiancare la tradizione popolare al repertorio dei grandi compositori classici che si sono ispirati alla musica tradizionale gitana.

Un percorso geografico e culturale che attraversa i Balcani e autori quali Dvoràk, Brahms e Bartok, con un ensemble dalle mille sfaccettature ed estremamente versatile che interpreta, tra gli altri, questi tre pilastri della storia della musica, diversi tra loro eppure simili in una cosa: il fascino verso il ricco repertorio folkloristico gitano. Un viaggio guardando a Est, da cui tanto ha attinto tutta la musica occidentale. Ritmi forsennati e una continua sfida di note.

“Ho voluto capire il mondo rom e mi sono fatto affascinare dai racconti di questi tre zingari. Perché fra loro si chiamano così, in barba agli stereotipi. E oggi ambisco a farmi eleggere zingaro ad honorem” (Danilo Rossi).

Scelto a soli vent’anni da Riccardo Muti per il ruolo di Prima viola della Scala di Milano, Danilo Rossi è il più giovane strumentista della storia del teatro scaligero ad aver ricoperto tale ruolo. Si è esibito in tutto il mondo nei più prestigiosi teatri e festival, oltre ad aver collaborato con i direttori e solisti più importanti al mondo. New Gipsy Project si compone di strumentisti di Bucarest, tutti figli d’arte e approdati dopo diverse esperienze in Italia, vantando collaborazioni con artisti quali Moni Ovadia, Ennio Morricone, Samuele Bersani, Fabrizio Bentivoglio, Vinicio Capossela, Stefano Bollani, Emir Kusturica.

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(Teatro delle Ariette “Attorno a un tavolo”)

17 luglio ore 19,00 

TEATRO DELLE ARIETTE 

Attorno a un tavolo 

Piccoli fallimenti senza importanza

 Di Paola Berselli e Stefano Pasquini 
ConPaola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini 

Scenografia e costumi Teatro delle Ariette 

Regia Stefano Pasquini 

Segreteria organizzativa Irene Barr 

Uno spazio scenico condiviso: una Cucina.

Un grande tavolo al centro. Attorno ci sono tavoli da lavoro, forno, pentole, fornelli, taglieri e mattarelli.
Paola, Stefano e Maurizio accolgono gli spettatori, li fanno accomodare attorno al tavolo e apparecchiano. “Per noi è sempre molto bello invitare gli amici a pranzo o a cena, però non è facile.

Ci sono sempre troppe cose da fare, il tempo manca…”, dice Stefano.Così comincia la cena (o il pranzo) e i tre attori, servendo acqua e vino, focacce, formaggio, verdure e tagliatelle, raccontano storie di vita (di teatro, di agricoltura, di paura di volare, di amici e di cinghiali), esperienze personali, piccoli fallimenti apparentemente senza importanza, inquietudini che attraversano il nostro presente. Lo fanno conleggerezza, senza drammatizzare, piuttosto con la voglia di giocare.Nella Cucina-Teatro delle Ariette tentano di creare, per il tempo effimero dello spettacolo, una comunità provvisoria, forse ancora possibile.

Il Teatro delle Ariette è nato nel 1996. La sua storia è raccontata nel libro “Teatro delle Ariette. La vita attorno a un tavolo”. Uno dei loro spettacoli più noti “Teatro da mangiare?” ha realizzato più di 1000 repliche. L’8 aprile 2017 il Deposito Attrezzi, costruito nel 2000 in mezzo ai campi delle Ariette, è diventato ufficialmente un teatro. In tutti questi anni la Compagnia ha cercato un dialogo serrato con il teatro, tenendosi ai margini, in equilibrio su quella linea di confine che separa il teatro dalla vita, lottando con la “forma spettacolo”, tentando di superarla, trasformando la vita nella prova infinita di uno spettacolo inimmaginabile.

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(“Road Sweet Home – Storia di un viaggio senza tempo”)

Storia di un viaggio senza tempo 

Voce e chitarra elettrice Enrico Meloni 

Voce e basso Andrea Vismara 

Voce e 2 tastiere Cristian Francioni 

Batteria Giovanni Zacchetti 

In collaborazione con il Comune di Milano

L’incredibile storia vera, attraverso gli USA degli anni ‘60, di John Knewock, tratta dal suo diario di viaggio e celebrata, in questo concept album, dal cantautore milanese Giulio Larovere. Due uomini con gli stessi sogni, vissuti in due epoche diverse, uniti spiritualmente e destinati a ritrovarsi.

Il concept album “Road Sweet Home” di Giulio Larovere, preprodotto da Giuliano Dottori (Jacuzi Studio Milano) e coprodotto registrato, mixato e masterizzato da Larsen Premoli (RecLab Studios Milano), ha trasformato in musica l’incredibile storia vera di John Knewock ripercorrendo così trent’anni di vita hippie, avventure ed emozioni del protagonista. Il lavoro, anticipato dai singoli e dai video ufficiali “Rain” e “To see a lonelyheart”, è un viaggio dal sapore folk a ritroso nel tempo, quando ancora i suoni e la musica del passato venivano registrati su bobine, suonando strumenti veri, con l’intento di riprodurre fedelmente tutte quelle sonorità care a un’epoca che oggi, forse, ci siamo un po’ dimenticati.

Giulio Larovere sul progetto “Road sweet home”: “tre anni fa mi è stata raccontata una storia che mi ha colpito profondamente, forse perché aveva tutte le caratteristiche per essere la storia di ognuno di noi: quella di John Knewock, narrata in un diario fatto di poesie, racconti e anche canzoni. Dal momento in cui sono entrato in contatto con questa storia non ho potuto frenare l’esigenza di raccontarla attraverso questo album e, ogni giorno che passa, comprendo sempre meglio quanto sia stato giusto intraprendere, insieme a John, questo viaggio.

BIGLIETTERIA

biglietteria@teatromenotti.org
02/82873611

PREZZI a PARTIRE da € 11,50

TEATRO MENOTTI

Via Ciro Menotti 11

Ore 14 – 18

PALAZZO SORMANI (4 luglio / 3 agosto)
Corso di Porta Vittoria 6

Ore 18:30 – 19:30

Acquisti online con carta di credito su www.teatromenotti.org

In caso di maltempo, gli spettacoli si terranno presso il Teatro Menotti alle ore 20

Categorie comunicato stampa

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