
GIOVEDì 5 MAGGIO ALLE ORE 21.00
andrà in scena al Teatro Giuditta Pasta di Saronno un nuovo struggente monologo dedicato alla MONACA DI MONZA.
In scena Marta Ossoli con la regia di Mino Francesco Manni.
Un viaggio a tinte forti fra le pagine più toccanti dei Promessi Sposi sulle tracce della Gertrude manzoniana. Un percorso a ritroso che attinge ai capitoli censurati del romanzo, quelli di Fermo e Lucia, in cui le tristi vicende della Monaca vennero narrate nella loro interezza e che poi l’autore preferì tacere nella celeberrima formula: “la sventurata rispose”.
La vicenda della Monaca di Monza è ispirata alla storia reale di suor Virginia Maria Anna de Leyva nata nel 1575 e morta nel 1650. Nonostante tutta l’infanzia e l’adolescenza del personaggio siano una reinvenzione letteraria di Manzoni, la sua peccaminosa condotta di suora coincide invece con la verità storica attestata dagli atti del processo per omicidio del quale fu riconosciuta colpevole col suo amante Gian Paolo Osio (Egidio nel romanzo manzoniano).
Il ritratto che Manzoni fa della Monaca all’interno de I promessi sposi è ampio e dettagliato, volto soprattutto a sottolineare attraverso l’utilizzo di contrasti (bianco/nero, ordine/disordine, orgoglio/bisogno di affetto), l’ambiguità di questo personaggio tormentato.
Ne I promessi sposi quella della Monaca di Monza è una figura costretta al silenzio e all’isolamento. Gertrude, questo il nome con cui la designa l’autore, appare come una presenza muta e violata subdolamente sin dall’infanzia, che non ha alcun diritto di parola e di espressione ma cova dentro di sé un odio muto e profondo verso il padre, verso Dio e verso la vita che le è stata negata.
La giovane è vittima di una violenza morale e sociale tanto più terribile quanto più ammantata di apparenze perfino affettuose, che ci svela, fin nelle sue pieghe più nascoste, le modalità con cui una persona può essere espropriata della propria libertà e della propria dignità. Con la vicenda della monaca Manzoni dà anche risalto alla ricchissima vita interiore di una adolescente alla ricerca dell’amore in una famiglia che mira solo al proprio utile: infatti il suo sì definitivo alla vita monacale arriverà dal bisogno profondo che la ragazza nutre di veder, almeno una volta nella sua povera vita, sorridere il padre.
Se ne I promessi sposi Manzoni decide di tacere gli sviluppi della vicenda di Gertrude dopo la sua monacazione, nella versione precedente del romanzo, Fermo e Lucia, l’autore sceglie di andare fino in fondo alla sofferenza e all’orrore che visse questa donna. Squarciando il silenzio del personaggio lo spettatore viene coinvolto negli intrighi e nella peccaminosa vicenda che visse Gertrude, fino agli sviluppi più estremi e inaspettati della sua vicenda. Manzoni fa riemergere con dettagliata e atroce fedeltà gli avvenimenti che la stessa monaca confessò negli atti del processo canonico che portarono alla sua condanna.
Questo spettacolo è una feroce diatriba dell’anima con sé stessa che ci mette di fronte alla difficoltà del poter giudicare questa donna sventurata che non conobbe mai l’amore e che da vittima divenne essa stessa carnefice.
Una storia vera, tragica ed attualissima che non solo traccia uno spaccato dell’Italia di ieri e di oggi, ma che scandaglia l’abisso dell’esistenza interrogandoci ancora una volta su quell’enigma che è “quel guazzabuglio del cuore umano”.
PER INFO E BIGLIETTI: https://www.teatrogiudittapasta.it/…/la-monaca-di-monza/