Teatro Verdi di Milano
27 febbraio – 4 marzo 2019
Come si diventa italiani – Il tutorial
di Laila Vadia e Claudia Boscaro
con Marcela Serli
regia Sabrina Morena
produzione Bonawentura soc. coop
Una donna che indossa un vestito di rappresentanza, brutto nella sua banalità ma efficace per il discorso che deve fare alle persone sedute in platea. Brutto il vestito e brutta la capigliatura, in linea con quanto indossa. Il personaggio è un politico di cui si apprende il ruolo solo quando riceve una telefonata da parte di sua madre, è Il tutorial del sottotitolo del monologo ” Come diventare italiano” , scritto da Wadia Laila e Chiara Boscaro e interpretato da Marcela Serli, il cui volto viene ripreso da un grande schermo posto in alto sul fondale della scena che per il resto è vuota, non fosse per un leggio, coperto da un telo bianco riportante il titolo della pièce e che funge da pulpito e dalla quale la donna diffonde le sue parole. Due bandiere, quella italiana e quella europea completano gli arredi. L a donna, con voce affettata da politichese, vuole dare la brutta notizia che l’Italia è ormai una nazione che è stata fagocitata dalla globalizzazione e ha perso non solo un valore identificativo che la distingueva dal resto dei paesi del mondo ma, rimasta vittima dell’alto spread, è ormai ridotta in povertà. I sacrifici più grandi imposti al popolo dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni non sono serviti a nulla e ora non rimane che far leva sull’orgoglio nazionale per esercitare la sua ripresa economica ma soprattutto la sua identità. Per questo motivo è necessario stimolarlo e fargli riacquistare l’orgoglio nazionale che sembra perduto. Cerca di farlo con il suo discorso Marcela Serli, stimolando il pubblico, con voce dapprima piangente, poi melliflua e alla fine, usando anche toni tassativi, arriva a coinvolgere gli astanti in platea all’inizio con il battito delle mani e poi facendolo addirittura cantare la canzone che esalta la loro italianità. Come dire che è nel momento di maggiore difficoltà che bisogna agire per farsi riconoscere.
Monologo surreale denso di ironici stereotipi sull’attuale nostro modus vivendi che sono proprio quelli che portano paradossalmente al riso. Un monologo amaro che sembra raccontare cose inverosimili eppure sono lo specchio della società reale che stiamo vivendo. E a raccontarci come si diventa italiani non è solo la persona di un altro paese (Marcela Serli, come sappiamo, è argentina di origini italo-libanesi) ma anche chi l’ha scritto, l’italiana Chiara Boscaro, ispirata da Laila Wadia una scrittrice indiana: dimostrazione di multietnicità
Marcela Serri ha recitato in un ruolo assolutamente inconsueto e lo ha fatto con una bravura strabiliante per chi l’ha già vista in altri ruoli: lei è la direttrice della Compagnia degli Atopos, che si occupa del tema dell’identità biologica, civile ed emotiva della persona, e aveva vinto nel 2011 con lo spettacolo “Variabile umana” il Premio Dante Cappelletti. Ha recitato in diversi lavori teatrali come “Alla mia età mi nascondo ancora per fumare”, per il teatro Atir Ringhiera, che narra della condizione della donna, è stata drammaturga e regista, per lo stesso teatro, di “Non farmi male”. Non si contano sia i numerosi lavori teatrali che cinematografici (girati, questi, con registi famosi sia in italia che all’estero) è lei stessa regista, oltre che attrice e anche cantante e danzatrice all’estero. Ha realizzato diversi progetti teatrali nei Centri di Salute Mentale di Trieste, di Gorizia e Udine.
La sua particolarità è di essere tra i personaggi più poliedrici dell’arte contemporanea alla quale vengono affidati diversi ruoli perché sa essere un’ottima trasformista. In questo lavoro non è stata naturalmente sola, anche se si trattava di un monologo: la direzione di Sabrina Morena è stata fondamentale nell’agevolarla in questo ruolo inconsueto per lei.
Il pubblico del Teatro Verdi si è molto divertito e lo hanno dimostrato i numerosi applausi. Ora lo spettacolo è in tournée e non potrà che ricevere lo stesso successo raccolto da noi a Milano.
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