“Il fuoco era la cura” al Piccolo Teatro Studio Melato – Recensione

Dopo il felice debutto al Teatro Metastasio di Prato è in scena questa settimana al Piccolo Teatro Studio Melato il nuovo spettacolo del Collettivo Sotterraneo ideato e diretto da Sara Bonaventura, Claudio Cirri e Daniele Villa, liberamente ispirato al libro “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury e coprodotto dal Teatro Metastasio, da Sotterraneo, dal Piccolo Teatro di Milano e da ERT-Emilia Romagna Teatro, e realizzato con il sostegno di Centrale Fies / Passo Nord.

Lo spettacolo parte dal romanzo del quale viene raccontata la trama per ampliare un discorso che interessa i nostri anni e anche quelli che potrebbero essere in un futuro neanche tanto lontano, quasi a ripercorrere l’ispirazione avuta dallo scrittore nel 1935 quando aveva descritto come sarebbe potuto essere un’epoca futura in cui i libri sarebbero stati vietati. Il Collettivo descrive quel mondo collocandone la data nel 2051. L’opera è costituita da un prologo, da tre parti nelle quali vengono rivissute le azioni del romanzo e da un epilogo di commiato. All’inizio i cinque attori si presentano ognuno con un libro in mano. Sono Flavia, Davide, Fabio, Cristiana e Radu, i nomi di battesimo della Compagnia, e mostrano i testi fondamentali ritenuti meritevoli di essere ricordati nel futuro e che si sono imposti di imparare a memoria così come facevano i “book people” del romanzo per salvarli dalla distruzione. Si va da “Infinite Jest” di D.F Wallace ai Quaderni di Cioran fino “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust ma ammettono di avere difficoltà a farlo e di restare bloccati fin dalla prima pagina. Informano poi che stanno preparando un lavoro teatrale che intendono mettere in scena del quale si conoscerà l’esito più tardi e nel frattempo rispondono alle domande che vengono rivolte loro da un pubblico immaginario, che non è quello reale della sala.

Nei tre episodi successivi essi fanno rivivere la vicenda del romanzo che, com’è noto, si svolge in una società del futuro dove è vietato leggere, per cui i libri sono banditi e quelli che vengono scoperti sono bruciati da corpi di pompieri attrezzati per l’operazione mentre il proprietario viene rinchiuso in manicomio. Si vedono gli attori in veste di esecutori del regime pronti a dare alle fiamme i libri accumulati mentre la moglie del protagonista, in ossequio alla legge, è una teledipendente di programmi radio e televisivi per i quali è richiesta la partecipazione virtuale. Il tutto in uno scenario privo di oggettistica, a parte le cinque sedie dove siedono gli attori, con un fondale occupato da un doppio schermo che riproduce didascalie, titoli dei brani musicali proposti, ciascuno dei quali legato all’azione che è eseguita in quel momento, e da luci che illuminano con diverse gradazioni e tonalità tutta la scena, rosso intenso e giallo a ricordare le fiamme del fuoco, vero protagonista della pièce insieme alle musiche dello spettacolo, ciascuna di esse legate metaforicamente a un libro: si va da “For Whom The Bell Tolls” dei Metallica a “White Rabbit” degli Jefferson Airplaine, da “Leviathan” di Nick Cave a “Moby Dick” dei Led Zeppelin e su tutti domina “Fire Water Burn” della Bloofhoud Gang. Sugli schermi appaiono le notizie sulla genesi del romanzo a cominciare dalla scelta del titolo per il quale pare che Bradbury avesse chiesto a un pompiere a quale temperatura di combustione la carta potesse rimanere bruciata e come risposta gli era stato dato il valore di 451 ℉. Si scoprì successivamente che la persona interpellata era un centralinista che si spacciava per pompiere e che il valore fornito fosse di pura invenzione, ma il numero piaceva allo scrittore che l’utilizzò comunque per completare il titolo del libro.

In azioni dinamiche, a un ritmo veloce, la messa in scena prosegue spostandosi tra un passato costituito dal testo del romanzo a quello dell’ipotetico futuro dove però il modo di comunicazione non cambia se non nell’uso alternativo dei microfoni, utilizzati quando i personaggi si rivolgono al pubblico quasi a voler lanciare proclami, e abbandonati quando essi parlano tra loro. L’azione è accompagnata in diversi momenti da rombi di jet. Il riferimento ai nostri anni è continuo attraverso le scritte che compaiono sugli schermi e per mezzo dei dialoghi che a tratti diventano anche convulsi. Si rievocano, con tanto di date, i numerosi casi in cui nei millenni i libri furono bruciati perché considerati contrari ai regimi dominanti come quelli dei roghi nazisti delle opere di autori ebrei, il più grande dei quali avvenne il 10 maggio 1933 a Berlino. Questo perché i libri sono pericolosi in quanto sopravvivono agli umani e viene portato a esempio il famoso romanzo di Flaubert dove Madame Bovary, definita la “stronza”, supera in quanto a fama la vita del suo autore. C’è un momento in cui la pièce sembra abbandonare l’irruenza per farsi partecipe di una nota più cauta e dolorosa: avviene al suono della famosa canzone “I Don’t Want To Set The World On” degli Ink Spots che divenne particolarmente popolare dopo l’attacco a Pearl Harbor nel dicembre 1941.

A morte culturale avvenuta i cinque protagonisti si ritrovano a terminare il racconto di quanto era accaduto nel passato e a interrogarsi sul presente. Essi appartengono a una generazione che vive in un’epoca post distopica e porta avanti il discorso oppositivo e di ribellione ai regimi totalitari come avveniva nel romanzo rappresentando anch’essi i “book people” di oggi. Eppure ci si chiede come mai, se è così, fanno fatica a imparare a memoria anche solo una pagina dei romanzi che custodiscono? E come mai stanno provando un testo teatrale? E come avverrà la messa in scena del loro spettacolo e con quale risultato? Tutti enigmi che verranno sciolti nel finale ammantato da un’amara ironia che non sembra lasciare spazio all’ottimismo.

Al termine fragorosi applausi hanno accolto i cinque attori della Compagnia, più volte chiamati sul proscenio. Le repliche al Teatro Studio Melato sono previste ancora fino a domenica 26 (date e info in calce all’articolo), poi continueranno in altre città tra cui ancora Prato, Torino, Bologna, La Spezia.

Visto il giorno 21 maggio 2024

(Carlo Tomeo)

Teaser-Il fuoco era la cura – YouTube

IL FUOCO ERA LA CURA

creazione Sotterraneo
ideazione e regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa
con Flavia Comi, Davide Fasano, Fabio Mascagni, Radu Murarasu, Cristiana Tramparulo
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
abiti di scena Ettore Lombardi
suoni Simone Arganini
coreografie Giulio Santolini
oggetti di scena Eva Sgrò
tecnica Monica Bosso
amministratrice di compagnia Luisa Bosi
produzione Teatro Metastasio di Prato, Sotterraneo, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con il sostegno di Centrale Fies / Passo Nord
residenze artistiche Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro), La Corte Ospitale, Centrale Fies / Passo Nord
Sotterraneo è Artista Associato al Piccolo Teatro di Milano, fa parte del progetto Fies Factory ed è residente presso l’ATP Teatri di Pistoia.

© Masiar Pasquali

Piccolo Teatro Studio (via Rivoli, 6 – M2 Lanza)

dal 21 al 26 maggio 2024

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16

Durata: 90 minuti senza intervallo

Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

IL FUOCO ERA LA CURA

creazione Sotterraneo
ideazione e regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa
con Flavia Comi, Davide Fasano, Fabio Mascagni, Radu Murarasu, Cristiana Tramparulo
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
abiti di scena Ettore Lombardi
suoni Simone Arganini
coreografie Giulio Santolini
oggetti di scena Eva Sgrò
tecnica Monica Bosso
amministratrice di compagnia Luisa Bosi
produzione Teatro Metastasio di Prato, Sotterraneo, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con il sostegno di Centrale Fies / Passo Nord
residenze artistiche Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro), La Corte Ospitale, Centrale Fies / Passo Nord
Sotterraneo è Artista Associato al Piccolo Teatro di Milano, fa parte del progetto Fies Factory ed è residente presso l’ATP Teatri di Pistoia.

Piccolo Teatro Studio (via Rivoli, 6 – M2 Lanza)

dal 21 al 26 maggio 2024

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16

Durata: 90 minuti senza intervallo

Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

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