“La cagnotte” MTM Teatro Litta – comunicato stampa

MTM Teatro Litta – dal 13 al 18 gennaio 2026

LA CAGNOTTE

Labiche avec le coeur

di Eugène Labiche
con Enrico Ballardini, Umberto Banti, Carola Boschetti, Cinzia Brogliato, Antonio Brugnano, Michele Clementelli, Riccardo Dell’Orfano
regia Claudio Orlandini 
trucco Beatrice Cammarata
canzoni e musiche Gipo Gurrado, Stefano Piro
scene e costumi Vittoria Papaleo, Rossella Annicchiarico
produzione Comteatro
si ringraziano Luca Chieregato e Marzio Paioni 

Comteatro porta in scena il celebre voudeville:

satira, intrighi e sotterfugi danno vita alle buffe maschere borghesi, fra bistrot parigini, bouilotte, salotti, e la gaiezza del Secondo Impero.

La posta in gioco è… il gioco stesso!

Un pretesto, giusto per partire. Un pretesto per partire, partire per Parigi. Parigi, la capitale. I monumenti, i ristoranti, cose da vedere persone da incontrare.

La cagnotte è presto raccontata. Mettete insieme una combriccola di borghesi che si annoiano a morte, e il gioco è fatto. L’unica cosa che conta è divertirsi, litigare per divertirsi, viaggiare per divertirsi, divertirsi per non morire. Come va a finire lo sappiamo già, lo sappiamo subito: non ci resta che aspettare, che assistere incantati al labirinto di eventi, scoppi, musiche e capitomboli che il gioco del teatro regalerà. La cagnotte è un capitombolo continuo, un esercizio per funamboli senza filo.

E il pubblico dove si mette? Assiste incredulo alla crudele commedia della vita, vede restituita sulla scena la clowneria stanca e rituale delle chiacchiere, delle risate, degli stratagemmi e delle trappole che come poveri uomini ordiamo alle spalle dei nostri simili, alle spalle di noi stessi.

La regia della piece è di Claudio Orlandini, direttore artistico del Comteatro; Gipo Gurrado e Piro sono gli autori delle musiche originali. Vittoria Papaleo e Rossella Annicchiarico firmano le scene e i costumi, mentre Beatrice Cammarata cura il trucco e Fausto Bonvini le luci.

I personaggi e gli interpreti sono: Champbourcy, il padre: Antonio Brugnano; Bianca Champbourcy, la figlia: Cinzia Brogliato; Leonida Champbourcy, la zia: Carola Boschetti; Colladan: Riccardo Dell’Orfano; Cordenbois: Umberto Banti; Felice Reanaudier : Michele Clementelli; Beniamino: Enrico Ballardini; Silvano Colladan: Michele Clementelli; Commissario Béchut: Michele Clementelli; Cocarel: Enrico Ballardini.

La Cagnotte vide la luce nel 1864, nel cuore del Secondo Impero – epoca di benessere economico, prestigio politico internazionale, prosperare dell’industria, del commercio e della produzione agraria – e nel bel mezzo del periodo d’oro del suo autore: Eugene Labiche, il notissimo commediografo francese nato a Parigi nel 1815, che tra il 1850 e il 1870 conobbe un ventennio di fortunatissima attività letteraria. Allora conquistò grande fama come autore di vaudevilles, e in Francia è tuttora uno tra gli autori più rappresentati di sempre, insieme ai solenni nomi dei più illustri drammaturghi d’oltralpe. Produsse un significativo numero di opere, all’incirca 174, tant’è che il 28 febbraio 1880 venne eletto membro dell’Académie Française. Morì nel 1888; fu sepolto nel cimitero di Montmartre.

Il Vaudeville è un genere teatrale nato in Francia alla fine Settecento; Il Theatre du Vaudeville, primo teatro di gran successo in cui venivano rappresentati i vaudevilles, risale al 1792; dagli anni ’80 dell’Ottocento fino agli anni ’20 del Novecento, conobbe fortuna anche in Nord America e si trasformò, via via, nel moderno spettacolo di varietà. Divenne di gran tendenza a Berlino, tra il 1930 e il 1945, grazie a locali entrati nel mito: primo fra tutti il Titania Palast. La sua popolarità declinò con l’arrivo dei film sonori e della radio. Oggi, con questo termine, indichiamo commedie briose in cui alla prosa vengono alternate partiture musicali, composte da canzoni create su arie conosciute. L’origine del termine è dubbia; pare derivare dall’espressione voix de ville: voce della città; oppure da Vau de Vire, una valle della Normandia in cui erano in voga canzoni a contenuto sociale. Il termine, tuttavia, era già impiegato sin dal XV secolo: indicava una canzone, magari eseguita in scena, spesso di contenuto satirico.

La critica dell’opera di Labiche è concorde nell’osservare un’affinità particolare tra l’autore, i suoi personaggi e il suo pubblico: appartengono tutti alla stessa classe sociale, la media borghesia. Certamente Labiche non perde mai il contatto con le sue origini e tutto il suo Teatro ne risente brillantemente; è, soprattutto, un acuto osservatore e un abile ritrattista: disegna delle caricature, buffe, esagerate, crudeli; è mosso dallo stesso atteggiamento satirico con cui guarda alla società del suo tempo, frivola e ambigua.

In Labiche anche le situazioni, i contesti, le complicazioni diventano personaggi; ne La Cagnotte persino gli ambienti lo sono: un salotto borghese di provincia, un ristorante parigino, un commissariato di polizia, un’agenzia matrimoniale. I personaggi, inoltre, ci appaiono a compartimenti stagni: da un lato la virtù, dall’altro il vizio; da una parte la sincerità, dall’altra la menzogna; su di un piano ciò che si è, su un altro ciò che si vuole apparire. Nessun personaggio è mai unitario, ecco perché gli a parte sono fondamentali nella sua opera: portano luce sugli aspetti segreti e intimi dell’animo dei personaggi, che sono lucidissimi, hanno sempre il controllo della situazione e non si lasciano mai andare. La passione non esiste, così come l’amore: esistono solo le peripezie, il rocambolesco rincorrersi, il mirabolante gareggiare l’un con l’altro.

La costruzione delle scene è caratterizzata dal medesimo sistema: ogni personaggio è in continuo esercizio d’equilibrio; tenta in tutti i modi di tessere trame e trappole per farla franca ed è perennemente in gara per mandare fuori pista l’avversario. Tutto ciò è realizzato con grande precisione, maestria, seppur con leggerezza e ritmo; lo stesso autore afferma: “… Una commedia è come un animale con mille piedi e dev’essere sempre in movimento. Se rallenta, il pubblico sbadiglia; se si ferma, fischia.” I personaggi sono tutti modesti, intellettualmente, economicamente e persino moralmente, come ne La Cagnotte: provinciali in visita alla Capitle. E di conseguenza anche gli avvenimenti non hanno nulla di speciale né di eccezionale: si tratta di amoretti, fatterelli quotidiani, vicende da interno di famiglia.

Sono solo maschere, maschere borghesi.

Note di regia

“Siamo nella seconda metà del 1800, in un salotto borghese di provincia. Questa è la prima indicazione di Eugene Labiche per la sua “La Cagnotte”. Come realizzare questo primo ambiente drammaturgico? Come farlo senza ricorrere alle classiche scenografie di quell’epoca? Questa domanda è stata il motore che ha dato vita alla nostra messa in scena. Allora che fare? Scegliamo di mettere, come ci piace, tutto in mano agli attori, che giocano con una teatralità fortemente espressiva; senza psicologismi o relazioni sfumate, come in Brecht, tutto è subito dichiarato. Gli attori si presentano, raccontano al pubblico “il salotto di provincia”, lo stato sociale, i loro guai, i vizi e i loro gusti. La scena quasi non esiste, i quadri si compongono e si disfano grazie alle immagini che il corpo dell’attore ricrea, con gli oggetti necessari a ricreare i numerosi ambienti del testo. Attori, non personaggi: “Maschere Borghesi”, ritratti esasperati, che vivono all’interno di storie semplici, amori mancati e seccature della vita. Sono come noi, e sono mostri. L’attore fa perdere così al personaggio la connotazione realistica, muovendosi su un doppio piano: da un lato la virtù, dall’altro il vizio; da un lato ciò che si fa, dall’altro ciò che si vuole fare apparire. Vogliamo un Labiche dai ritmi inarrestabili, leggero e divertente, dagli incontri più assurdi, dalle disavventure più sorprendenti. Un Labiche che – dal nostro punto di vista, anticipa – come può, nei modi, il teatro Brechtiano; mancano certo a Labiche i motivi di scontro tra le classi sociali, ma ci sono gli intrighi, le zuffe e le trappole che covano sotto la cenere della piccola borghesia di provincia. Cerchiamo una comicità non solo di battute, ma di vita, di corpi in movimento, entrando continuamente in complicità dichiarata con il pubblico. Le Canzoni originali (composto da Gipo Gurrado e Stefano Piro) diventano didascalie che con il corpo dell’attore disvelano i numerosi cambi di scena: ecco che il salotto borghese, alla fine dell’opera, si disfa sotto i nostri occhi e mostra tutto lo sfacelo degli inganni, delle bugie, delle trappole ordite, da noi, contro noi stessi”. (Claudio Orlandini)

Teatro Litta

da martedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30

intero € 30,00 – convenzioni € 24,00 – ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) € 24,00 – Under 30 e Over 65 € 17,00 – Università € 17,00 – scuole di Teatro € 19,00 – scuole civiche Fondazione Milano, Piccolo Teatro, La Scala e Filodrammatici € 11,00 – Scuole MTM € 10,00 – ridotto DVA € 15,00 tagliando Esselunga di colore ROSSO

durata: 100 minuti

Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45

Abbonamenti: MTM Ritrovarsi a volare, MTM Ritrovarsi a volare Over 65, MTM Ritrovarsi a volare Under 30 x4 spettacoli

Biglietti sono acquistabili sul sito www.biglietti.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita Vivaticket. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

(Articolo condiviso dal comunicato stampa di MTM Manifatture Teatrali Milanesi)

Categorie comunicato stampa

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