
Una vita per e con il teatro. È quella di Umberto Orsini che ne rivive i momenti sul palcoscenico del Piccolo Teatro andando indietro nel tempo in un racconto evocativo che parte dagli anni in cui decise di abbandonare la sua carriera di avvocato per abbracciare quella dell’attore. A decidere del suo destino furono le impiegate dello studio di un notaio di Novara il quale, non potendo leggere gli atti notarili perché operato alla gola, lo aveva assunto per sostituirlo in quel compito e la sua voce lasciava le donne così incantate da spingerle a inoltrare per lui, e segretamente, una domanda d’accesso all’Accademia di arte drammatica di Roma. Inizia in questo modo il racconto della vita dell’attore in un testo nato da un’idea condivisa con Massimo Popolizio e che parte da un immaginario camerino dove lui attende il momento di entrare in scena per recitare nel Temporale di Strindberg. L’occasione per aprire la strada ai ricordi gli viene fornito da un libro, “Il ragazzo che non si ferma mai”, rinchiuso in una busta postale priva di mittente portatagli dalla ragazza che lo assiste per i costumi di scena. All’interno del libro, che è proprio l’originale che lui leggeva da bambino, è conservata, a fungere da segnalibro, una cartolina che ora lui accarezza con uno sguardo di dolce nostalgia. E così, nonostante le fastidiose prove delle apparecchiature che in scena dovranno simulare un temporale, la sua mente va indietro nel tempo e le immagini che lui rivive nel ricordo prendono vita sulle tre alte pareti del palcoscenico, che si fanno specchio della sua mente e del suo animo.

Si rivede ventenne sul treno che lo porterà a Roma con in tasca 20.000 lire dategli metà dalla madre e metà dal fratello. Sul treno, affacciato a un finestrino accanto al suo, riconosce Orson Welles mentre fuma un sigaro e questo gli sembra di buon auspicio perché lo immagina foriero di tante altre conoscenze importanti che potrà fare. Per questo motivo, al suo arrivo, nel cercare sulle pagine gialle una pensione dove soggiornare, ne sceglie una sulla Salaria che è la via dove abita Visconti. Trovatane una vi dovrà però rinunciare perché troppo cara e alla fine si vedrà costretto a cercarne un’altra più economica. Si prepara a sostenere l’esame di accesso all’Accademia e acquista per l’occasione un abito che, confessa, non riuscì a pagare subito al punto che sua madre nelle telefonate da Novara gli ricordava più volte di saldare il debito. Al provino porta un monologo de “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello e il direttore della commissione con marcato accento romanesco sembra non apprezzare la scelta perché “tutti portano quel testo”. Alla fine, però, l’esame sembra terminare bene e si conclude con la solita frase “Le faremo sapere”. Orsini confessa che quel giorno a causa dello stress gli era spuntato sul labbro un herpes, proprio nello stesso posto del protagonista della pièce portata al provino, e questo gli “aveva fatto gioco” rispetto agli altri concorrenti. Superato l’esame sarà accolto nell’Accademia con una paga di 40.000 lire al mese e qui l’attore fa un significativo gesto all’indirizzo di chi lo aveva esaminato e che non gli aveva previsto un futuro favorevole.

Cominciano le fasi della sua crescita attoriale che inizia con il ricordo degli anni di studio, dei suoi colleghi studenti che poi rivedrà sui palcoscenici, tra i quali la bella Virna Lisi con il suo affascinante neo sul labbro inferiore e della quale rivediamo un immagine sulle pareti. E poi tanti altri attori il cui numero aumenta anno dopo anno, come Corrado Pani, l’amico per eccellenza, Gianni Santuccio, del quale narra un episodio personale, Romolo Valli con la sua Compagnia dei Giovani tra i quali stringe un rapporto privilegiato, prima come amante e poi come amico, con Rossella Falk (ne racconta i giorni della malattia, affrontata eroicamente senza abbandonare il sorriso). E poi tanti registi tra i quali Bolognini, Zeffirelli, Ronconi, Lavia, Visconti, Missiroli, Patroni Griffi, fino alla collaborazione più recente con Massimo Popolizio che è stato anche compagno di scena (cita lo spettacolo “Copenaghen” di Michael Frayn la cui prima risale al 1999). Accanto ai nomi dei registi compaiono le proiezioni delle foto delle locandine dei vari spettacoli recitati all’Eliseo il teatro a lui più caro e del quale conosce ogni angolo. Quaranta spettacoli diversi in settant’anni di carriera!

Intanto più volte entra la giovane assistente (Diamara Ferrero) per sistemare i diversi abiti di scena, si ferma a parlare con lui e si intuisce che è un’appassionata del mondo del teatro e rimane affascinata dall’uomo che assume un atteggiamento cordiale e la rende partecipe di vari aneddoti della propria vita come il suo dispiacere perché uno dei sei gatti che possiede è scappato (si saprà più tardi che l’animale è tornato a casa). Meno affascinato è un pompiere (Flavio Francucci) che si precipita nel camerino tutte le volte che l’attore accende una sigaretta ricordandogli che è vietato fumare. Tuttavia alla terza volta del suo ingresso ammorbidisce i toni con l’intento di famigliarizzare. E in effetti questo sarà molto utile perché poco prima che inizi lo spettacolo verrà preso per andare in scena a sostituire l’attore infortunato, interprete del personaggio dell’uomo del ghiaccio della commedia di Strindberg. L’unica battuta che dovrà pronunciare è “Sono l’uomo del ghiaccio” ma fa fatica a evitare l’accento romanesco. Orsini ricorda che per imparare una buona dizione si esercitava a parlare tenendo una matita di traverso nella bocca.
Accanto al ricordo di lavori teatrali ci sono quelli legati ad altre attività come il cinema e la televisione che gli diede la maggiore popolarità il cui picco fu raggiunto nel 1969 con lo sceneggiato “I Fratelli Karamazov”. E qui la memoria si sposta sugli amori tra i quali quello con Ellen Kessler, conosciuta in RAI quando lei girava con Alice un carosello pubblicitario delle calze Omsa (ne vediamo un filmato accanto a una foto di Orsini, interprete del personaggio di Tallien de “I Grandi Camaleonti” del 1964). Non mancano le citazioni dei fotoromanzi nei quali lui era uno dei personaggi più importanti. Compaiono le immagini delle copertine di Bolero film con il suo volto che esprime diverse espressioni. Lui racconta che per ottenerle ricorreva a tre canzoni, sempre le stesse, i cui testi esprimevano dolore, allegria o indifferenza.

Insieme agli episodi strettamente professionali Orsini ne rammenta altri più personali che esulano dal campo strettamente lavorativo come il rapporto con il padre che non gli aveva mai fatto una carezza e che una volta aveva allontanato Riccardo, un ragazzo diciottenne con cui Umberto, ancora tredicenne, aveva imbastito un’amicizia considerata pericolosa, episodio che aveva lasciato in Orsini un primo dolore di difficile rimarginazione. E poi le gite con gli amici in una macchina guidata da Alberto Arbasino verso la spiaggia di Marinella “piena di froci”. E infine il ricordo della sala cinematografica comprata da suo fratello e che era servita anche come abitazione dove lui andava a dormire in una stanza proprio a ridosso del bianco telone dove vedeva e rivedeva tanti film con le attrici più famose quali Rita Hayworth, Barbara Stanwyck, Veronica Lake, Ava Gardner, Alida Valli, Esther Williams… delle quali appaiono i volti sulle pareti.
Il momento più toccante avviene quando interpreta al microfono un monologo doloroso di Ivàn Karamazov e il volto viene ripreso da un telecamera che lo rimanda sulle pareti. Sono istanti che sanno generare forti emozioni. Tante le memorie, alcune dolorose, altre anche divertenti come sono quelle di una persona che le ha vissuto con intensità e comunque ora le ripercorre con quella passione che il pubblico sa riconoscere e sa farle anche sue. Qualche rimpianto che non manca mai nella vita di ognuno e il dolore per la scomparsa di tanti amici che non ci sono più sono il fardello che pesa sulle spalle di chi resta. Ma ora è arrivato il momento di andare in scena. Temporale di Strindberg lo attende per l’ultima replica e questo mentre un temporale reale sta per iniziare all’esterno. Le ultime frasi pronunciate mentre lascia il camerino sono quelle del Signore, il protagonista della commedia che si appresta a recitare.
La regia intelligente perché non prevaricante ma dal notevole impatto evocativo di Massimo Popolizio accompagna la sublime prova di teatro di Orsini che produce alla fine un mare di applausi che inonda completamente la sala dove non si può non celebrare il rito doveroso della standing ovation.
Lo spettacolo resterà in scena fino a domenica 21 dicembre. In calce all’articolo sono riportati i crediti, le info per acquisto biglietti e le date della tournée.
Visto il giorno 17 dicembre 2025
(Carlo Tomeo)
Piccolo Teatro Grassi (via Rovello, 2 – M1 Cordusio), dal 2 al 21 dicembre 2025
Prima del temporale da un’idea di Umberto Orsini e Massimo Popolizio
con Umberto Orsini
e con Flavio Francucci, Diamara Ferrero
regia Massimo Popolizio
scene Marco Rossi e Francesca Sgariboldi
costumi Gianluca Sbicca
video Lorenzo Letizia
luci Carlo Pediani
suono Alessandro Saviozzi
assistente alla regia Mario Scandale
produzione Compagnia Umberto Orsini
foto Claudia Pajewski
Tournée
Dopo le repliche milanesi, lo spettacolo sarà in tournée a Parma (Teatro Due, 24 e 25 marzo), Bologna (Teatro Duse, dal 27 al 29 marzo), Correggio (Teatro Asioli, 31 marzo), Fidenza (Teatro G. Magnani, 1° aprile), Orvieto (Teatro Mancinelli, dall’11 al 12 aprile), Napoli (Teatro Diana, dal 14 al 26 aprile), Roma (Teatro Argentina, dal 5 al 10 maggio), Torino (Teatro Carignano, dal 26 al 31 maggio).
