
© Laila Pozzo
È presente in questi giorni al Teatro Litta il nuovo spettacolo di Stefano Cordella ispirato al romanzo “Madame Bovary” di Flaubert. Protagonista della pièce è la coppia di Emma e Charles Bovary che vive un difficile rapporto famigliare. Lo scenario è composto da una panca che assume diverse funzioni quali un’automobile o anche una semplice seduta. Al centro una parete bianca che funge anche da una sorta di quinta fissa e dalla quale entrano ed escono i due personaggi. Su questa parete è affissa una piccola riproduzione di una donna con abiti di metà ‘800, riferimento all’autore del romanzo.
Fin dall’inizio Emma mostra la sua irrequietezza, non riesce a godere delle cose che ha. Le attenzioni del marito, il Dottor Bovary, spesso la infastidiscono anche se i due sembrano vivere un rapporto amorevole. Il problema è che lei non si sente compresa, malgrado gli sforzi che l’uomo fa per assecondare i suoi desideri e si prodighi nel darle consigli anche sul lavoro che non la soddisfa. Lei, infatti, lavora in una casa editrice che non la soddisfa e vorrebbe lasciarla perché tutto la infastidisce e si infervora anche per piccolezze come quando si trova a discutere su cose insulse come sull’inutilità dell’uso del punto e virgola, ormai obsoleto. Vuole cambiarlo quel lavoro. Subito! Lui le suggerisce di non farlo se prima non ha trovato un’altra occupazione ma lei ribadisce di poterselo permettere perché già possiede comunque molto danaro. Ascoltiamo i primi dialoghi della coppia che si trova a viaggiare in macchina fino al momento in cui lei chiede di scendere. È inutile che lui racconti una barzelletta perché a riderne è solo lui. Assistiamo in questo modo alla disarmonia di una coppia di oggi, una storia di ordinaria follia in cui la sofferenza di lei è dovuta al mal di vivere, quello di Barbara memoria (“ça ne prévient pas quand ça arrive, a vient de loin…”), che si scontra con la mediocrità e l’incapacità di comprensione di lui alla quale cerca comunque di porre rimedio con inutili soccorsi che rimangono inadeguati.
Una vita monotona quella di Emma che si svolge nella banalità delle azioni quotidiane, sempre le stesse che diventano tediosi rituali come gli incontri con gli amici al venerdì sera per “fare” una “pizzata”, parola, questa, del tutto fuori luogo da lei che lavora come redattrice in una casa editrice: cosa c’entra con la pizza la parola “pizzata”? È il participio passato del verbo “pizzare” che significa “pungere”. E così ancora tante altre azioni che, ripetendosi giorno dopo giorno, si fanno insopportabili ai suoi occhi fino ad apparire insostenibili.
La domanda “Quand’è che inizio a vivere?” le sorge spontanea. Avverte in sé la ricerca di un ideale da raggiungere anche se non messo bene a fuoco ma la realtà è implacabile e glielo vieta. Sentimentale e ribelle, si adopera in mille modi per tenersi sveglia, “facendo tre lavatrici”, “lavando il divano”, persino compilando la denuncia dei redditi, tutto per cogliere “l’attimo fuggente” che potrebbe sfuggirle se si addormentasse. Ma quello che ne ricava è ancora frustrazione che non appare mitigata neppure dall’attesa della maternità in cui si impegna con entusiasmo solo nella scelta del nome del nascituro, delegando poi le incombenze maggiori al marito che si vedrà nel fondo della scena con il passeggino.
La fame di vita la conduce a moltiplicare esperienze sempre più nuove e tutte fallimentari. Anche l’amore verso un uomo diverso dal marito appare alla fine inutile perché presto arriverà a trovarlo insignificante in uno dei loro incontri. Confessa le tantissime cose nelle quali si è impegnata per sfuggire al tedio: fare l’osteopata, la paracadutista, si è fatta ipnotizzare, ha fatto pilates, si è messa in cammino per Santiago, ha preso un cane… Non le rimane che provare con la preghiera.

© Luca Del Pia
Stefano Cordella ha preso a campione il romanzo di Flaubert affidando a Elena C. Patacchini la drammaturgia che descrive la crisi di un rapporto, in particolare quello coniugale, sempre più attuale nella nostra epoca densa di incertezze. Gli interpreti Pietro De Pascalis e Anahì Traversi si sono calati con proprietà nei panni della coppia che vive il malessere proprio dei nostri tempi, al punto che, parafrasando Flaubert, possiamo dichiarare per traslazione: “Madame Bovary c’est nous”.
Lo spettacolo, che ha ricevuto un’ottima accoglienza dal folto pubblico, sarà in scena fino al 30 novembre. In calce all’articolo i dovuti crediti relativi a tutto il team dei bravi collaboratori in particolare per il disegno luci (Fulvio Melli) e il progetto sonoro (Gianluca Agostini) e le info per acquisto biglietto.
Visto il giorno 19 novembre 2025
(Carlo Tomeo)
BOVARY
da Madame Bovary di Gustave Flaubert
ideazione e regia Stefano Cordella
drammaturgia Elena C. Patacchini
con Pietro De Pascalis e Anahì Traversi
scene Marco Muzzolon
costumi Giulia Giovanelli
disegno luci Fulvio Melli
progetto sonoro Gianluca Agostini
aiuto regia Marica Pace
assistente alla regia Giuseppe Tammaro
foto di scena Laila Pozzo, Luca Del Pia
staff tecnico Stefano Lattanzio e Ahmad Shalabi
delegata di produzione Susanna Russo
produzione Manifatture Teatrali Milanesi
Teatro Litta da martedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30
intero € 30,00 – convenzioni € 24,00 – ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) € 24,00 – Under 30 e Over 65 € 17,00 – Università € 17,00 – scuole di Teatro € 19,00 – scuole civiche Fondazione Milano, Piccolo Teatro, La Scala e Filodrammatici € 11,00 – Scuole MTM € 10,00 – ridotto DVA € 15,00 tagliando Esselunga di colore ROSSO
MTM per l’accessibilità
Lo spettacolo è accessibile a persone con deficit uditivo attraverso la app Listen WiFi, scaricabile gratuitamente. Collega allo smartphone i tuoi auricolari, protesi acustica o impianto cocleare
durata: 70 minuti
Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45
Abbonamenti: MTM Ritrovarsi a volare, MTM Ritrovarsi a volare Over 65, MTM Ritrovarsi a volare Under 30 x4 spettacoli. Biglietti sono acquistabili sul sito www.biglietti.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita Vivaticket. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
