“Dittico della bufera: Tre sorelle – Il Gabbiano” MTM Teatro Litta di Milano – Recensione

Protagoniste della prima commedia, “Tre sorelle”, sono Olga, Masha e Irina, appartenenti alla nobiltà russa, che vivono in una città di provincia (potrebbe essere Perm nella Russia orientale) e che sognano di trasferirsi a Mosca. Sono figlie di un generale morto l’anno prima. Olga insegna in un liceo femminile, Masha è sposata a Kulygin, professore di ginnasio che non ama, Irina è la terza della quale si festeggia il compleanno all’inizio della rappresentazione. Con loro vive il fratello Andrej diventato socio del locale consorzio dopo aver visto sfumare la cattedra universitaria. È sposato con Natasha mal vista dalle sorelle. La loro casa è frequentata da un gruppo di giovani ufficiali. Tra questi c’è Il colonnello Versinin, sposato con una donna che tenta spesso il suicidio perché affetta da depressione. L’uomo è stato trasferito nella cittadina dove si svolge l’azione e va a far visita alle tre sorelle perché frequentava il padre quando questi era in vita e si innamora, ricambiato, di Masha che si illuderà di poter fuggire con lui, cosa che non si realizzerà quando l’uomo viene trasferito insieme agli altri militari. Alla fine le tre donne vedranno svanire i loro sogni e si interrogheranno sul perché delle delusioni subìte.

La commedia, molto fedele al testo, fa uso di elementi propri del teatro di oggi: la scena è quella del salone dove si svolgono i due tempi. Nel primo, oltre ai vari mobili tradizionali disposti in più punti fino a toccare la parte più profonda del palcoscenico, sono presenti due grossi schermi sulla parte alta del fondale che riproducono filmati di azioni riprese attraverso telecamere azionate dal vivo. Sono immagini evocanti la parte più famigliare e tradizionale della Russia d’epoca: la tavola che viene apparecchiata, le foto di paesaggi, di scritti e quella di un uomo che si ipotizza essere il generale, padre delle tre sorelle. Scene di vita odierna o del passato mantenute in vita dal ricordo. Vi fanno da contraltare le smanie delle sorelle che aspirano a una vita che guardi al futuro con Mascha che canta ritornelli di celebri canzoni in lingua inglese e Irina che si arrabbia per un regalo ricevuto per il compleanno e ritenuto inutile. A un primo tempo di presentazione che si conclude con un accumulo di abiti logori che cadono dall’alto ne succede un secondo dove la situazione è cambiata. È avvenuto un incendio che ha distrutto cose e in quel modo anche gli esemplari che ne erano custodi. I due schermi e i mobili più cari sono scomparsi, al loro posto, a evocare tempi felici, sono rimasti vecchi abiti diventati stracci e tra i quali sono salvati quelli più cari e fonti di ricordi come uno della mamma. È l’ora in cui s’impongono i chiarimenti e nulla più può essere nascosto. Così Masha rivela alle sorelle quanto si scopra finalmente innamorata, per la prima volta dirà, ma poi dovrà rinunciare a concretizzare quel sentimento nel momento in cui l’amato che l’aveva illusa, partirà verso il suo destino. Traccia di quell’amore resterà un bacio dato quasi di sfuggita e per questo ancora più amaro. Irina accetterà di sposare, pur non amandolo, il suo corteggiatore mentre Olga, che ora è diventata direttrice, deciderà di partire portandosi con sé la vecchia serva disprezzata da Natasha. Le azioni drammatiche di cui sono protagonisti i vari personaggi e presentate spesso con ironia acquistano nei gesti, nella tonalità della voce, nella mimica quella vena comica tanto desiderata (e sollecitata) da Checov che producono più di un momento d’ilarità nel pubblico, cosa che si accentuerà nella seconda commedia del dittico.

“Il gabbiano” si svolge in una tenuta estiva di un ex consigliere di stato di salute cagionevole e costretto in carrozzina. Nell’abitazione soggiornano Arkadina sorella del proprietario, una ex grande attrice di tradizione, il famoso scrittore Trigorin, suo amante, e il figlio Konstantin, detto Konstia autore di commedie di genere innovativo e innamorato della giovane Nina che sogna di diventare attrice. Tra loro si intrecciano passioni non corrisposte, ambizioni artistiche frustrate e disillusioni che portano a un tragico finale che vedrà vittima Konstantin.

Due attori sul palco durante una rappresentazione teatrale, con uno sfondo che mostra un'altra scena di vita. L'attrice in abito bianco è inginocchiata accanto all'attore, che indossa una felpa grigia. Entrambi sembrano immersi in un momento emotivo.

Il testo è stato riscritto dall’attrice e drammaturga Livia Rossi, che lo rilegge alla luce della storia recente mettendolo in dialogo con gli scritti di Anna Politkovskaja e Svetlana Aleksjievič, entrambe profondamente coinvolte nella narrazione della guerra russo-ucraina e sulla censura imposta dal governo russo (illuminanti in tal senso sono le testimonianze di Alessandra Giuntini riportate nel libretto di presentazione dello spettacolo distribuito all’entrata), e con l’Eugenio Onegin di Puškin, opera cardine della grande letteratura russa ottocentesca. La scenografia è ridotta al minimo con pochi elementi essenziali, come uno scrittoio sulla sinistra del proscenio, una chaise longue, un tavolo nel fondo separato nel secondo tempo da un telino che coprirà i personaggi alle prese con il gioco della tombola. Più incisiva è l’attenzione ai loro costumi che ne riflette la psicologia e li rendono anche grotteschi come quelli indossati dall’amministratore e da sua moglie Polina Andreevna suscitanti le risate tra il pubblico.

L’operazione di Carmelo Rifici è degna di un doppio encomio che si esprime per aver fatto conoscere a giovani artisti di teatro, e conseguentemente a un pubblico coetaneo (nella serata in cui ho assistito alla doppia recita la sala era gremita) un importante autore appartenente al teatro classico tra i più prestigiosi e degno di studio e per averne fatto recitare due opere con due chiavi di lettura diverse. I venti artisti impegnati si sono dimostrati interpreti delle parti loro assegnate, pronti a proseguire il discorso verso ulteriori realtà teatrali. Una curiosità sul titolo dato allo spettacolo è ricavabile leggendo una parte degli estratti di lavoro scritto da Livia Rossi e riportati nel libretto di presentazione distribuito all’ingresso: “La minaccia di una bufera è stata l’elemento che con più costanza, e sotto diverse vesti, si è affacciato alle prove di questi mesi. La pioggia è stata frequente , e spesso impetuosa, ogni giorno irrompevano nella sala notizie di un mondo sempre più martoriato, senza possibilità di arresto. E poi c’era la costruzione di due spettacoli complessi, con nature e istanze a un primo sguardo opposte, ma che, soprattutto nei momenti di confronto collettivo, si mostravano in tutta la loro corrispondenza.”

MTM Teatro Litta – dal 6 all’11 novembre 2025

DITTICO DELLA BUFERA: Tre sorelle – Il gabbiano a cura di Carmelo Rifici

maestri Tindaro Granata, Carmelo Rifici – maestro per le scene Daniele Spanò – maestra per le luci Giulia Pastore – maestri per il suono Brian Burgan, Federica Furlani – maestro per il palcoscenico e sviluppo progetto tecnico Giuseppe Marzoli – regista assistente Ugo Fiore – assistente alla regia Livia Rossi – training e movimenti Leonardo Castellani – direttore di scena Secondo Caterbetti – datore luci Giovanni Voegeli, Fabio Bozzetta – scene realizzate da Matteo Bagutti presso il Laboratorio del LAC – coproduzione LAC Lugano Arte e Cultura, Manifatture Teatrali Milanesi – partner di produzione Gruppo Ospedaliero Moncucco
Alessandra Giuntini consulente alla drammaturgia de Il gabbiano
MAB – Maison des Artistes Bard e il Comune di Roncobello per le residenze artistiche

Tre sorelle di Anton Cechov
con Catherine Bertoni De Laet (Olga), Silvia Di Cesare (Anfisa), Daniele Di Pietro (Fëdor Ilíč Kulygin), Ion Donà (Vasilij Vasílevič Solënyj), Sara Mafodda (Irina), Marco Mavaracchio (Čebutykin), Davide Pascarella (Andrèj Sergèevič Prozorov), Benedetto Patruno (Ferapònt), Roberta Ricciardi (Maša), Edoardo Sabato (Nikolàj Lvovič Tuzenbach), Jacopo Squizzato (Aleksàndr Ignàtevič Veršinin), Emilia Tiburzi (Nataša)

Il gabbiano di Anton Cechov
riscritto da Livia Rossi
con il contributo di Giacomo Albites Coen, che ha scritto il brano interpretato da Nina nel primo atto
con Giacomo Albites Coen (Borís Aleksèevič Trigòrin), Alessandro Bandini (Konstantín Gavrílovič Trepliòv), Matilde Bernardi (Nina Michàjlovna Zarèčnaja), Silvia Di Cesare (Polina Andrèevna), Jonathan Lazzini (Piotr Nikolàevič Sòrin), Marta Malvestiti (Irina Nikolàevna Arkàdina), Alberto Marcello (Evgenij Sergèevič Dorn), Francesca Osso (Maša), Benedetto Patruno (Iljà Afanàsievič Sciamràev), Alberto Pirazzini (Semiòn Semiònovič Medvèdenko)

Categorie RECENSIONI

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