“Strappo alla regola” al Teatro Manzoni di Milano – Recensione

© Gianluca Pantaleo

Gli anni ’70 e quelli attuali messi faccia a faccia in questa pregevole commedia vista al Teatro Manzoni, scritta e diretta da Edoardo Erba e interpretata da una irresistibile Maria Amelia Monti e dalla talentuosa Cristina Chinaglia: 50 anni di vita italiana si confrontano e fanno emergere l’idea che ci sia ancora molto da imparare dai trascorsi anni della nostra esistenza. E la cosa entusiasmante è rappresentata da una storia e da una messa in scena inedite dove cinema e teatro interagiscono per rendere una trama surreale e molto divertente.

La storia si svolge su due piani occupati da un telo sul fondale dove viene proiettato un film e il palcoscenico vero e proprio e dove interagiscono le protagoniste della vicenda: Maria Amelia Monti nel ruolo di Orietta e Cristina Chinaglia nelle vesti di Moira. Prima ancora dello spegnersi delle luci in sala si vede arrivare sul palco Moira, addetta alla sala di un cinema sullo schermo del quale inizia a essere proiettato un film di genere horror, dal titolo “L’artiglio del gatto”, citazione del film “Il gatto a nove code” di Dario Argento, coevo del periodo. La musica e l’atmosfera sono quelle tipiche dei film girati da Lamberto Bava. Le prime sequenze vedono in primo piano una bambina e poi l’attrice Asia Argento che vaga sulla passerella ancorata alle pareti rocciose della Gola dell’Orrido di Bellano. Un’inquadratura in primo piano mostra il suo volto che appare sconvolto, sembra che la donna voglia buttarsi nel vuoto ma poi la si vede mentre accompagna una coppia a visitare una villa messa in vendita. La coppia è costituita da Orietta e dall’amante Paolo il quale desidera acquistare una villa grande nella zona. Quella mostrata dall’agente immobiliare aveva visto la morte degli anziani proprietari e i loro figli se ne vogliono liberare mettendola in vendita così com’è, completamente arredata di mobili e oggetti, “sono rimasti persino i coltelli” dirà l’agente che improvvisamente rimane sconvolta da qualcosa che accade e che la fanno fuggire via. Orietta e Paolo escono a loro volta ma poi rientrano per recuperare i cappotti che erano rimasti all’interno della villa e, mentre l’uomo sale al piano superiore, la donna accortasi della presenza di una figura incappucciata e armata di un grosso coltello con fare minaccioso, inizia a fuggire per mettersi in salvo sempre inseguita dalla figura, fino a quando scampa all’inseguimento attraverso uno strappo individuato nella tela dello schermo. Fuori dalla pellicola incontra Moira che alla sua vista si spaventa non credendo ai propri occhi. Superati i primi momenti di stupore inizia tra le due un dialogo che si fa sempre più serrato dove la prima è spaventata per quello che vede e impone al personaggio, perché tale è la persona che si trova davanti, a rientrare nello schermo per farsi ammazzare così come è previsto dal copione del film e la seconda che non intende farsi uccidere e chiede che venga chiamata la polizia.

© Gianluca Pantaleo

Si entra qui nel corpo più interessante della commedia dove le donne iniziano a conoscersi superando le iniziali diffidenze di Moira che, su insistenza dell’altra, pian piano e senza volerlo rivelerà le tristi condizioni della sua esistenza, costretta a svolgere un lavoro umile e precario e soggetta a insulti e a maltrattamenti di un compagno violento e geloso. Orietta non comprende lo stato di asservimento di Moira, le spiega la necessità di combattere contro la violenza maschista esercitata sulle donne, ricorrendo anche a quanto propagandato dai volantini che venivano scritti da una sua amica marxista, oggetti di cui Moira non comprende né l’esistenza né l’utilità. Perché se la lingua è la stessa diverse sono le prospettive in cui viene affrontato il problema del patriarcato. E intanto sullo schermo il film continua il suo svolgimento in modo completamente distorto perché, a causa della mancata uccisione del personaggio di Orietta, che era propedeutica a quelle successive, i personaggi sono smarriti e si ritrovano quasi a recitare a soggetto fino a quando a mescolare le carte interverrà una soluzione imprevista che chiuderà la commedia.

© Gianluca Pantaleo

Il tema profondo di “Strappo alla regola” è trattato in maniera brillante ma non leggera perché denso di significato. Il telone dove ogni sera viene proiettata una pellicola che periodicamente cambia di titolo ma che non modifica la base della proiezione è metafora dei mali che negli anni, con il cambio generazionale, non si sono attenuati ma addirittura e proprio in periodi più recenti, si sono acutizzati. Così lo strappo rappresenta il luogo attraverso il quale si dovrà procedere per migliorare condizioni negative. Lo ha fatto Orietta e ha spinto Moira a farlo a sua volta, anche se alla fine non è dato di sapere se costei lo farà fino in fondo.

In un’ottima personale intuizione Edoardo Erba ha scelto di avvalersi di un doppio binario interpretativo dove si contraffacciano teatro e cinema in un dialogo suggestivo i cui meriti vanno anche a un affiatato gruppo di collaboratori, primi fra tutti Luigi Ferrigno e Sara Palmieri per la parte scenica. Per quanto riguarda la parte strettamente cinematografica diverse sono le citazioni di altre opere famose sia di Dario Argento, che di Lamberto Bava (agli appassionati del genere il piacere di scoprirle), per non parlare della scena paurosa in cui la lama viene conficcata nella porta (“Shining”). E naturalmente altro pregio è costituito dalle musiche di Massimiliano Gagliardi che inquadrano perfettamente il genere horror.

© Gianluca Pantaleo

Maria Amelia Monti recita la parte della donna apparentemente tonta e insicura, molto sensibile mentre sa rivelare una concretezza propria della donna che sa cosa le occorre per raggiungere lo stato di benessere (meglio un uomo sposato con quattro figli a carico che un insegnante proprio non gradito fisicamente). Seccata, per quanto riguarda la pellicola, di essere un personaggio minore di un film di merda. Apprende con meraviglia le cose che Moira le racconta e le mostra, perché non ha compreso che uscendo dallo strappo dello schermo si è catapultata in un tempo di oltre 50 anni avanti rispetto al suo. E che le pare, e qui sta la morale, un tempo che non è andato avanti in senso positivo (si pensi al momento in cui il compagno di Moira le chiede a telefono che genere di film stanno proiettando e la donna risponde con naturalezza: “un film dove si ammazzano, le solite cose”). Maria Amelia Monti ha più di un’occasione per far mostra dell’ironia che costituisce una delle punte più caratteristiche del suo recitare, le varie battute disseminate generosamente nel testo gliene offrono occasione. Irresistibile per esempio il modo in cui muove il dito della mano per prendere una telefonata dal cellulare, che lei chiama trasmittente, e che aveva sottratto senza volere alla ragazza del cinema o anche quando si abbandona a un pianto irrefrenabile e rifiuta il kleenex offerto per accettarlo solo alla fine dell’ultimo singhiozzo.

Cristina Chinaglia sa calarsi con agilità nel personaggio controverso di Moira, che è inizialmente timorosa e poi, spinta dalle sollecitazioni di Orietta, pronta a prendere le ali in una recitazione fatta di chiaroscuri dimostrativi di sicuro talento.

Il surreale dona a Edoardo Erba e, come era piaciuto nel 2023 “Il marito invisibile” interpretato da Maria Amelia Monti e da Marina Massironi, maggiormente può piacere questo “Strappo alla regola” che ha ulteriori punti di merito sia per il testo che per la parte tecnica. Nel film, girato in circa dieci giorni a Bellano, hanno partecipato diversi artisti (i crediti in calce all’articolo) che al termine dello spettacolo sono apparsi nella schermata a raccogliere i copiosi applausi insieme alle due protagoniste presenti in scena. Repliche fino al giorno 9 novembre. In fondo all’articolo le info per l’acquisto biglietti.

Vista il giorno 29 ottobre 2024

(Carlo Tomeo)

Teatro Manzoni Milano

Gli Ipocriti Melina Balsamo diretta da Pierfrancesco Favino

presenta

Dal 28 ottobre al 9 novembre 2025

(feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30 – sabato 8 novembre ore 15,30 e 20,45)

MARIA AMELIA MONTI in STRAPPO ALLA REGOLA scritta e diretta da EDOARDO ERBA con CRISTINA CHINAGLIA e e con la partecipazione in video di ASIA ARGENTOMARINA MASSIRONISEBASTIANO SOMMA e e con DANIELE GAGGIANESI, GIUSEPPE LELLIFRANCESCO MEONI, SABINA VANNUCCHI, FABIO ZULLI

musiche MASSIMILIANO GAGLIARDI – scena LUIGI FERRIGNO/SARA PALMIERI – costumi GRAZIA MATERIA – direttore della fotografia TANI CANEVARI – produzione video DAVIDE DI NARDO – luci DAVID BARITTONI

Categorie RECENSIONI

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