“Macbeth, Inferno” MTM Teatro Leonardo, Milano – Recensione

© Angelo Redaelli

Quando la forza della rappresentazione teatrale si traduce per lo spettatore in un’esperienza sensoriale totalizzante si riconosce, forse mai come in questa occasione, la mano di quel mostro di invenzione teatrale che è Corrado d’Elia. E naturalmente la parola mostro è da intendersi come persona che va aldilà del comune immaginario per acquisire il significato di uomo di spettacolo libero di scrivere e rappresentare un testo classico, farlo suo in modo da coglierne aspetti inediti per presentarli al pubblico in una chiave di lettura esplosiva. È quello che accade sul palcoscenico del Teatro Leonardo dove suono e luce si fanno parola mentre la parola si ammanta di significati più profondi. Sono parole che compongono frasi le quali, pur essendo quelle della tragedia di Shakespeare, si susseguono in modo vertiginoso facendosi da guida nei cambi scenici a loro volta resi veloci dai tagli di luce fiondati per pochi secondi in un nero che costituisce il colore in sintonia della tragedia. Sono infatti avvolti nel nero la foresta, il palazzo del re, gli abiti dei personaggi coperti da mantelli lunghi e lo sono i protagonisti, Macbeth e la Lady. Un nero che a tratti subisce lampi di colore rosso a significare spargimento di sangue. L’inferno del titolo è in queste scene dove la sofferenza è fisica come quella in cui alcuni personaggi si autoinfliggono sulla schiena nuda e lo è anche in quella psicologica che porta alla follia il protagonista.

© Claudia Bianco

Il Macbeth di d’Elia segue l’andamento della tragedia che conosciamo ma lo fa attraverso un viaggio dal percorso essenziale costellato da incubi che sono quelli che invadono a 360 gradi il palcoscenico e arriva al pubblico che ne rimane sensorialmente coinvolto. Non è necessario che Macbeth sia attraversato da quegli incubi per morire e raggiungere l’inferno perché questo è già dentro di lui e dentro le sue azioni. Ha accanto una Lady che sa riconoscere nel marito la sete ambiziosa del potere ma nello stesso tempo comprende che l’uomo ha bisogno di una spinta perché realizzi il di lui desiderio. La sua figura è assimilabile a quella di una madre che “educa” il figlio in modo da fargli raggiungere l’obiettivo desiderato. E sarà lei, non meno ambiziosa e assetata di potere, a fare scomparire le prove del delitto creandone anzi di nuove. I momenti più intensi della rappresentazione sono proprio quelli in cui sono posti in primo piano i rapporti dei due e dove la donna sa esprimere al meglio di sé l’opera di convincimento all’omicidio.

© Angelo Redaelli

Per tutto il corso della rappresentazione il proscenio è occupato da un telino che, oltre ad avere la funzione di schermo sul quale vengono proiettate scritte introduttive ai diversi episodi che si susseguono, simbolizza una sorta di separazione tra il reale e l’inferno che viene consumato sulla scena. La morale è che, “dimenticato il gusto della paura, la vita è un’ombra che cammina e un attore che si agita sul palcoscenico recita una storia che nessuno ricorderà”. Alla fine, dopo la celebrazione di un siffatto rito perturbante dove i personaggi con le loro morti cruente seguono ciascuno il proprio destino, si espande la canzone “Swet Dreams” ma, attenzione!, non nella versione originale cantata da Annie Lennox ma in quella heavy di Marilyn Manson e le parole, pur essendo le stesse, assumono, in virtù della voce e dell’arrangiamento, un significato più “sporco”, in carattere con quanto è accaduto sulla scena (“Everybody’s looking for something / Some of them want to use you / Some of them want to get used by you / Some of them want to abuse you / Some of them want to be abused”

Opera dalle notevoli qualità espressive, sicuramente un ulteriore incremento della già ricca e pregiata produzione artistica di Corrado d’Elia, “Macbeth Inferno” sa coinvolgere lo spettatore che rimane imprigionato dall’atmosfera perturbante creata dagli ottimi collaboratori dell’autore, tutti citati, ciascuno per la propria competenza, nei crediti. Accanto all’ottima interpretazione di d’Elia/Macbeth, che sa visitare con la professionalità che gli è nota tutte le varie sfaccettature del personaggio, non si può non citare Chiara Salvucci che è stata una sorprendente Lady, tipo di personaggio finora lontana dalle corde recitative alle quali ci aveva abituato e per questo meritevole di grandi lodi.

Lo spettacolo è stato molto applaudito nel giorno della prima e non pochi spettatori si sono trattenuti nel foyer in attesa di incontrare gli interpreti per congratularsi con loro. Repliche fino a domenica 2 novembre. In calce all’articolo i crediti con le info per acquisto biglietti.

Visto il giorno 23 ottobre 2025

(Carlo Tomeo)

MTM Teatro Leonardo – dal 23 ottobre al 2 novembre

Macbeth, Inferno da W. Shakespeare – Progetto, adattamento e regia Corrado d’Elia – con Corrado d’Elia, Chiara Salvucci, Marco Brambilla e con Sabrina Caliri, Irene Consonni, Tommaso di Bernardo, Edoardo Montrasio, Denise Ponzo, Diego Saponara – assistente regia Marco Rodio – scene Fabrizio Palla – grafiche Chiara Salvucci – tecnico luci Francesca Brancaccio – tecnico audio Davide Andreozzi – produzione Compagnia Corrado d’Elia

PREZZI

intero € 30,00 – convenzioni € 24,00 – ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) € 24,00 – Under 30 e Over 65 € 17,00 – Università € 17,00 – scuole di Teatro € 19,00 – scuole civiche Fondazione Milano, Piccolo Teatro, La Scala e Filodrammatici € 11,00 – Scuole MTM € 10,00 – ridotto DVA € 15,00 tagliando Esselunga di colore ROSSO

durata dello spettacolo: 75 minuti

Info e prenotazioni – biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45

Abbonamenti: MTM Ritrovarsi a volare, MTM Ritrovarsi a volare Over 65, MTM Ritrovarsi a volare Under 30 x4 spettacoli, MTM Corrado d’Elia x4 – valido fino al 21/12/25. Biglietti sono acquistabili sul sito www.biglietti.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita Vivaticket. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

Categorie RECENSIONI

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