“N’imPorte Quoi” al Teatro Franco Parenti e “Surcouf” ai Bagni Misteriosi” – Recensione

© Alejardo Andrilla

Si è conclusa sabato 20 settembre l’ottava edizione del Festival “Tendenza clown”, un progetto di Circuito CLAPS sostenuto dal Ministero della Cultura, da Regione Lombardia, dall’Institut Ramon Llull di Catalogna, con il contributo del Comune di Milano e nell’ambito di Milano è Viva e Summer Summer Claps. Un cartellone di dieci spettacoli portati in scena da 20 performer di 10 compagnie di sei Paesi diversi sono stati rappresentati in varie sale del Teatro Franco Parenti, uno nei Bagni Misteriosi e un altro, quello che ha aperto la rassegna, nella società agricola Cascinet di via Cavriana.

Come è ormai tradizione le compagnie inserite nel cartellone del festival sono state selezionate, dopo un’attenta visione degli spettacoli nei più importanti festival esteri, dalla direzione artistica di Circuito CLAPS. Gli elementi esaminati nella determinazione della scelta sono stati i fortunati accoglimenti da parte del pubblico e della critica oltre alla particolarità delle performance che vanno aldilà delle tradizionali clownerie per arricchirsi di altri generi teatrali quali la danza, la magia, le ombre cinesi, il teatro figurato. Il clown smette i panni tradizionali per indossare quelli di una persona comune e con la sua recita trasmette sentimenti portatori di stati d’animo svariati anche in contrasto tra loro ma che convivono nella sua persona.

Queste due caratteristiche le ho ritrovato nei due spettacoli ai quali ho assistito fra quelli che il festival ha proposto nella breve rassegna.

Il primo, visto giovedì 18 settembre, è della Compagnia del catalano Leandro Ribera un clown tra i più famosi a livello internazionale, in scena insieme a Pere HostaLaura Miralbés, Andreu Sans e Cristina Solé. Il titolo è “N’imPorte Quoi” e il modo in cui è scritto è già tutto un programma: la traduzione “Qualsiasi cosa” dà l’indicazione di quello che si svolge in scena ed è veramente di tutto, ma quel “Porte” evidenziato richiama al vero protagonista della pièce o, meglio, alle protagoniste che sono 8 porte che vengono aperte, chiuse, spostate di posizione, e che sono tormento dei cinque artisti in scena, attori-mimi ma molto di più. I cinque non comunicano attraverso le parole, se non con qualche vocalizzo o un lamento oppure grida di sorpresa (e c’è anche un irrefrenabile singhiozzo che colpisce una donna che verrà fugato solo attraverso un procurato spavento). Il primo a giungere in scena è lo stesso Leandre Ribera che raggiunge il luogo trascinandosi una porta che poi posizionerà sul lato destro accanto ad altre sette porte che erano già esistenti nel fondale. Pochi momenti di apri e chiudi e a poco a poco si fanno vivi altri quattro personaggi che non è chiaro se si conoscono già oppure se iniziano in quel momento la loro conoscenza. Quello che più si nota è che sono in difficoltà tra un aprire e un chiudere le porte. Ribera sembra sorpreso e anche i quattro danno l’impressione di esserlo, soprattutto appaiono timorosi di entrare nella porta del lato destro, quella trascinata lì da Ribera. Poi la scena si arricchisce di oggetti trasportati sul luogo un po’ alla volta. Prima un divano che oltre ad assolvere alla sua funzione ne assume altre a seconda dell’estro dei cinque personaggi, quindi altri oggetti casalinghi che, un po’ a causa della sbadataggine di alcuni e un po’ per l’inesperienza degli altri, vengono usati malamente. Da una porta sulla destra spunta anche un piccolo tavolo con ribaltina da usare per il pranzo di Ribera e di una delle donne e con esso piatti, bicchieri e posate che non possono essere usate perché uno degli astanti se ne appropria. Altre porte che si chiudono e si aprono e la stessa scena del pranzo si ripete sul lato sinistro. Un continuo proseguire di situazioni che intrecciano il comico con il surreale supportate da una colonna sonora ricca di variazioni composta da Victor Morató. Non sono clownerie quelle al quale il pubblico assiste ma gag più elaborate, imprevedibili, che ricordano Buster Keaton e/o i Fratelli Marx. Né mancano i momenti poetici, resi attraverso ombre cinesi o anche con sguardi eloquenti perché la poesia può anche prescindere dalla parola. Per circa 70 minuti lo spettacolo prosegue con colpi di scena senza un solo attimo di respiro e il pubblico ne rimane rapito: lo si capisce dalle risate, dallo sguardo attento con cui segue le varie scenette e dagli applausi a scena aperta di cui non si dimostra avaro. Alla fine i battimani sono irrefrenabli e prolungati. I cinque attori sono chiamati ripetutamente sul proscenio, giustamente orgogliosi della loro ottima prestazione.

Il secondo spettacolo, visto sabato 20 settembre nella piscina dei Bagni Misteriosi, è “Surcouf” in prima nazionale e interpretato da Benjamin De Matteis (acrobata) e Mickael Le Guen (giocoliere) della Compagnia francese Compagnie Sacékripa fondata nel 2001. Protagonista dello spettacolo è una zattera malferma posizionata su un lato della piscina. I due attori usando una barca a remi la raggiungono e, a fatica, riescono a salirvi sopra. Lo scopo è quello di posare un’insegna di stoffa recante la scritta “surcouf”. Ci riescono a fatica ma per mantenersi in equilibrio sulla struttura finiscono per far cadere in acqua vari oggetti tra cui una cassa acustica da cui si diffonde la voce delle Andrew Sister di “Rhum and Coca Cola”. Nonostante le precarie condizioni fisiche e pur cadendo più volte e alternativamente nell’acqua riescono a mantenere il buonumore che traspare dai loro sorrisi rivolti al pubblico che segue le loro peripezie con qualche strillo di spavento e battimani nel momento in cui i due riescono a ristabilizzare i loro corpi sulla zattera e dove l’uno sale sulle spalle dell’altro riuscendo a stabilire posture difficili. La fine li vede padroni totali della situazione mentre lanciano un ultimo messaggio realizzato con coreografici zampilli d’acqua alla voce di Dalida che canta “Come prima”. La pièce simbolizza aiuto e solidarietà incrollabili di fronte al pericolo in nome dell’amicizia e la capacità di riuscire a dominare e a superare le condizioni avverse. Una bella performance condotta da due bravi artisti che con il loro sorriso hanno saputo conquistarsi la simpatia del pubblico.

Due artisti su una zattera in un lago, uno in piedi e l'altro seduto in una canoa arancione, mentre sullo sfondo si intravvede un altoparlante.

“Surcouf” © Arnaud Ray

Appuntamento al prossimo anno per la IX edizione

(Carlo Tomeo)

Categorie RECENSIONI

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