
Due personaggi in piedi al bordo del palcoscenico trasformato per tutta la sua lunghezza in una distesa d’acqua che potrebbe simulare il mare e quel condizionale non è casuale perché tutto quello che accadrà durante l’intera rappresentazione oscilla tra il reale e l’ipotetico, frutto di un ricordo oppure di un’immaginazione. E gli stessi due personaggi che, al momento in cui “prenderanno vita” attraverso il movimento dei corpi e per mezzo della parola, potrebbero essere l’uno lo specchio dell’altro, la realtà e il sogno confusi in un’unica entità. Scambio di battute che all’inizio si fa fatica a comprendere ma che poi nel corso del dialogo portano comunque a una dimensione nella quale tutto diventa comprensibile perché acquista una logica tutta propria nella quale si entra per gradi e vi si rimane avviluppati. I due sono naviganti su una barca a vela soggetta ai capricci del vento, oppure chi naviga è uno solo e l’altro è rimasto a riva per scelta o perché non appartiene più al presente. Due persone, quindi, che forse potrebbero essere un padre e il proprio figlio che parlano della vita e della morte. Ma sorge anche il sospetto che i due potrebbero essere le due facce della stessa persona che si interroga, ipotesi, questa, tutt’altro che peregrina se si pensa che ci troviamo nel mondo di Jon Fosse, l’autore del testo, di cui alcuni personaggi delle sue opere vengono osservati attraverso una doppia angolazione, allo scopo di indagare profondamente nella mente umana, cosa che dodici anni dopo la creazione di “Io sono il vento”, raggiungerà il massimo dell’espressività con Asle, il protagonista dei tre libri della “Settologia”.

Intanto i due comunicano con frasi brevi, quasi necessarie che rispondono a domande di cui forse si è equivocato o di cui non si è completamente compreso il senso, oppure preferiscono tacere, consapevoli che in quel modo potranno raccontare la verità descrivibile solo nel silenzio piuttosto che nelle parole che potrebbero essere devianti. Arriva il momento in cui uno dei due non sembra più essere presente o forse non lo è mai stato e l’altro ha immaginato un dialogo con chi ora non c’è più. Le sue domande e le risposte vanno sempre più in profondità fino a affievolirsi e allontanarsi come la barca che, metaforicamente, si spinge sempre più al largo. Quel vento del titolo è l’io che descrive il dramma dell’esistere.

Sulla scena, per buona parte immersi nell’acqua, sono i talentuosi Marco Bonadei, anche regista, e Angelo Di Genio che non si risparmiano nel fisico oltre che nella recitazione verbale fatta di un linguaggio multiforme, dalle svariate tonalità. Uno spettacolo che deve all’originale scenografia, agli apporti delle luci e del suono (nelle note sono riportati i crediti dei bravi creatori) ulteriore prestigio.
Repliche fino a domenica 30 maggio. Nelle NOTE le info per prenotazione e acquisto biglietti.
Visto il giorno 21 maggio 2025
(Carlo Tomeo)
Teaser © Teatro Elfo Puccini Io sono il vento – Elfo Puccini
8 > 30 maggio | sala Bausch
Io sono il vento di Jon Fosse – regia Marco Bonadei – con Angelo Di Genio e Marco Bonadei – traduzione Vanda Monaco Westerståhl – collaborazione alla regia Alessandro Frigerio – drammaturgia del corpo Chiara Ameglio – luci Michele Ceglia – dispositivo sonoro Gianfranco Turco e Leonardo Bonetti – scene Marco Bonadei ed Elena Rossi – costumi Elena Rossi – produzione Teatro dell’Elfo – prima nazionale – © Marcella Foccardi
Teatro Elfo Puccini, sala Bausch, corso Buenos Aires 33, Milano
Prezzi per lo spettacolo: intero € 34 | <25 anni € 15 | >65 anni € 20 | online da € 16,50
Orari: Giovedì 8 ore 21 | Martedì, mercoledì, giovedì (dal 15 maggio) e sabato ore 19:30 | venerdì ore 21 | domenica ore 15.
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
