
Tre storie che affrontano un unico argomento, quello sulla violazione dei diritti civili. Tre storie che non vengono raccontate una di seguito alle altre ma che si intrecciano tra loro nonostante i fatti trattati siano avvenuti in anni diversi. E qui sta la parte eccellente della sceneggiatura voluta dal suo autore, Gabriele Scotti, e diretta con la mano felice del regista Omar Nedjari, tale da creare dinamismo espositivo e ritmo alla sequenza dei fatti raccontati e rivissuti in scena da tre artisti al meglio della loro prestazione attoriale.
Si parte dalla prima che si svolge a Catania nel 1939 dove il questore Molina, ossessionato dall’omosessualità e a seguito della misteriosa uccisione del ragionier Tancredi, sottoponeva uomini ritenuti omosessuali a interrogatori stringenti in cui si faceva uso di ispezioni corporali quali l’indagine della conformazione anale attraverso la quale si credeva di poter accertare lo stato dei sospettati accusati di pederastia. Costoro erano chiamati “arusi”, un termine che li identificava omosessuali passivi da distinguerli da quelli che sostenendo un ruolo attivo erano considerati “maschi”. Protagonista di questo episodio è Francesco Colantuoni di ventuno anni che evoca i momenti dolorosi degli interrogatori e che alla fine sarà confinato per cinque anni sulle isole Tremiti insieme a persone del suo stesso stato. Il racconto della sua vicenda non termina qui perché i seguiti verranno descritti inframmezzandoli agli altri episodi.
La seconda storia è ambientata in Spagna quando durante la dittatura franchista gli omosessuali venivano incarcerati e sottoposti a varie pratiche con lo scopo di rieducarli, imprigionandoli in due prigioni appositamente impiegate. La protagonista è Amparo, madre di Martin il quale, di fronte ai discorsi della donna che gli fa intravedere un futuro in cui lui si sposerà, confessa di essere una “violeta”, una “mariposa”. Quello che seguirà sono le vicissitudini e la disperazione di Amparo in pena che non riesce a vedere il figlio spostato da una prigione all’altra.
La terza riguarda la vicenda di una coppia di due donne italiane che hanno potuto avere il figlio Teo attraverso la maternità assistita e ora si apprestano a dargli un fratellino ma, come un fulmine a ciel sereno, sono colpite dalla dura sentenza della procura del 2023 che impugna l’atto di nascita del bambino di cui sono già genitrici.

Quello che più colpisce nelle tre vicende che si intersecano nella messa in scena è che, aldilà dell’epoca in cui sono state vissute, la loro somiglianza sembra non conoscere distanza di tempo perché, mentre le prime due possono essere considerate conseguenze di due particolari periodi storici altamente repressivi, la terza si rivela discordante con quanto si vive in questi nostri anni. Comprensibile quindi quanto dichiarato dal regista Omar Nedjari che così commenta: “La forte impressione, in questo momento storico, (…) è quella di oscillare fra due opposte condizioni: da una parte l’idea di vivere in una delle epoche più libere della storia dell’umanità, dove ognuno può finalmente esprimere sé stesso senza temere di essere punito, quantomeno dallo stato democratico, dall’altra l’inquietante consapevolezza che diritti acquisiti da chi ci ha preceduto e ha lottato per ottenerli possano di colpo essere cancellati. Le tre storie che compongono Arrusi, muovendosi su tre diversi piani temporali, ci ricordano come la conquista di un diritto sia dura e faticosa e la sua possibile perdita rapida e terribile”. Pensiero questo che induce a profonda riflessione al punto da poter considerare il testo della pièce di alto valore politico oltre a essere interprete di denuncia sociale.

I tre protagonisti Marika Pensa, Simone Tudda e Sandra Zoccolan si muovono energicamente sulla scena compresa la Pensa che nella recita alla quale ho assistito ieri sera ha recitato con stampelle a causa di un incidente occorsele. Oltre a interpretare i personaggi principali danno corpo e voce anche a quelli secondari assumendo i ruoli di vittime e carnefici. Alla recitazione strettamente verbale, fatta di chiaroscuri e oscillante tra diverse sfumature, cantano i cori le cui musiche originali sono di Giulia Bertasi. Malgrado il tema trattato sia di natura drammatica nella rappresentazione non mancano nei dialoghi momenti di leggerezza con battute che inducono al riso e sono quelle che si scambiano le donne del terzo episodio o della descrizione fatta da Francesco sulla vita che si conduceva sull’isola.
Lo spettacolo, che scandaglia con sensibilità e intensa partecipazione un tema tratto da diversi libri e articoli vari, è stato accolto con successo dal pubblico che ha riservato a interpreti, regista e autore numerose chiamate in proscenio.
Ultime due repliche questa sera e domani pomeriggio. In calce all’articolo le INFO con i crediti e le modalità per l’acquisto dei biglietti.

Durante la tenitura dello spettacolo è visibile una mostra fotografica allestita nel foyer del Teatro Filodrammatici di Milano, dal titolo “L’isola degli Arrusi” nella quale è esposto il lavoro di Laura Rigolli sui luoghi degli arrusi, uomini tra i 18 e i 54 anni che sotto il regime fascista furono arrestati con l’accusa di “pederastia passiva” e mandati al confino. Nella sua ricerca l’autrice ha ricostruito fotograficamente i luoghi in cui questi arrusi si incontravano a Catania prima degli arresti e i luoghi di confino sull’isola di San Domino, Tremiti.
Visto il giorno 23 maggio 2025
(Carlo Tomeo)
TEATRO FILODRAMMATICI DI MILANO
DAL 20 AL 25 MAGGIO 2025
ARRUSI
ITALIA 1939 – SPAGNA 1970 – ITALIA 2023
Tre storie che si incontrano. Tre epoche. Una stessa discriminazione.
di Gabriele Scotti
regia Omar Nedjari
con Marika Pensa, Simone Tudda e Sandra Zoccolan
scene Maria Spazzi
costumi Ilaria Strozzi
luci Roberta Faiolo
musiche originali Giulia Bertasi
assistente alla regia e alle scene Ilaria Angiono
assistente ai costumi Lola Wolf
produzione ATIR
in collaborazione con Teatro Prova
con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo – Progetto NEXT 2023
debutto prima milanese
Le foto sono di proprietà ATIR
Orario spettacoli: Mar, Gio, Ven, Sab ore 20:30; Mer, Dom ore 19:30
Informazioni: T + 39 02 36727550 biglietteria@teatrofilodrammatici.eu
Sito internet: www.teatrofilodrammatici.eu
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