
I testi brillanti si addicono a Gaia De Laurentiis specialmente se posseggono una riflessione su temi importanti quali la solitudine e l’inganno sentimentale affrontati con una forma di sorriso e con la consapevolezza che esiste la possibilità che si possano superare con un atto di volontà grazie specialmente a un elemento esterno che arriva a sorpresa. Il tutto senza tralasciare la chiave della comicità che pur esiste, anzi ne è l’essenza principale, tipico nel teatro di Dario Fo. Protagonista di “Una giornata qualunque”, che poi come si vedrà è tutt’altro che qualunque, è Giulia (Gaia De Laurentiis), una donna che si è separata dopo 35 anni di matrimonio e, trascorso un anno da quella separazione e dopo vari tentativi fatti per abituarsi a un’esistenza da single che non hanno portato ad alcun risultato, ha preso la decisione di suicidarsi ma prima di farlo decide di inviare all’ex marito un messaggio video in cui gli confida di averlo molto amato e gli racconta di come ha vissuto male l’ultimo anno. Essendo una manager pubblicitaria possiede nell’abitazione tutti gli strumenti necessari alla bisogna, prima fra tutti la videocamera. Nel testo di Dario Fo l’apparecchiatura è chiamata il “segui persona automatico”, sulla scena è sostituita da Lorenzo Artissunch che indossa una tuta con un copricapo avente la funzione di una telecamera con una spia luminosa che si accende a scatti quando riprende la donna che si muove per il locale. Giulia si prepara alla registrazione ma, dopo aver iniziato, squilla il telefono: a chiamarla è una donna depressa che, credendola una psicanalista, le si rivolge per una richiesta d’aiuto. L’equivoco nasce dal fatto che il giornale consultato dalla chiamante ha pubblicato per errore il numero telefonico di Giulia. Da questo momento arrivano altre due telefonate da parte di altrettante donne disperate alle quali inutilmente Giulia cerca di far capire che lei non è la persona creduta. Ma queste domande di aiuto telefonico fanno smuovere in lei una forma di solidarietà che accomuna la propria situazione alla loro, fino al punto di cercare di calmare la loro agitazione con parole di sostegno e, visto che è creduta un’analista, sta al gioco. “Dio mio, come mi piace fare l’analista!”, dirà a se stessa. La situazione si complica quando irrompono nell’appartamento prima due ladri e poi due poliziotti creando situazioni inaspettate e convulse che costituiscono la parte più comica di tutta la pièce generando un imprevisto che porterà al colpo di scena finale.

Dario Fo e Franca Rame scrissero il copione e altri monologhi del periodo destinandoli, per “il loro particolare taglio di scrittura” alla rappresentazione in televisione che prevedeva dentro “una ripresa veloce ad inquadrature strette, col volto degli attori quasi sempre in primo piano, in base a un montaggio rapido e nervoso” (Cfr. Teatro di Dario Fo, volume IX, Einaudi Ed., 1991). La prima rappresentazione teatrale avvenne nell’ottobre 1986 al Teatro Nuovo di Milano. E in effetti la resa migliore del testo è proprio quella del palcoscenico dove sono espresse al meglio tutte le trovate escogitate dalla mente dei due autori, fatte di situazioni grottesche e surreali, di fulminanti freddure e di gestualità che in alcuni punti ricordano le clownerie alle quali Fo non era estraneo come la scena dei ripetuti schiaffi e degli schiocchi delle mani che provocano lo spegnimento e l’accensione delle luci. Si ride molto, specialmente nel punto in cui ci si addentra di più nella vicenda la cui stesura è fedele al testo anche se mancano alcuni passaggi come quello, davvero esilarante, della scena della telenovela che Giulia a un certo punto vede in televisione e che, se proposta, aggiungerebbe sale alla messa in scena.

L’attrice che interpreta Giulia deve avere una buona resistenza fisica sia nel parlato veloce sia nella movimentazione fisica, qualità di cui Gaia De Laurentiis non difetta assolutamente: 90 minuti in scena senza alcuna pausa è più di un monologo perché l’attrice interagisce con gli altri personaggi, che sono diversi anche se interpretati soltanto da due attori. L’avevo vista, e molto apprezzata, nel novembre scorso in “Come sei bella stasera” di Antonio De Santis, tuttavia nella commedia in esame è indiscutibile che la sua prestazione sia di livello altamente superiore. Accanto a lei Stefano e Lorenzo Artissunch. Il primo, oltre a condurre una dinamica regia senza tempi morti e con molto ritmo, interpreta uno dei ladri e un poliziotto. Ma il punto di forza sono i personaggi femminili che telefonano alla protagonista, tutte e tre irresistibili con particolare attenzione da prestare alla terza donna che pronuncia battute dal sapore kafkiano. Lorenzo Artissuch completa degnamente il trio e, oltre a sostenere i ruoli del ladro, del poliziotto e dello speaker televisivo, indossa, letteralmente, anche i panni della telecamera che si muove sinuosamente e a scatti. Funzionale la spiritosa scenografia ideata da Stefano Artissunch, volutamente caotica con un fondale fatto di tantissimi oggetti attaccati alla parete (sedie, poltroncina, cappelli, maschere…) e con un’apertura al centro che mostra i personaggi femminili che interloquiscono con Giulia. Sulla base mobili vari e attrezzi per le riprese video descrittivi dell’ambiente in cui agisce la protagonista. Le luci di Patrick Vitali descrivono con varie tonalità le situazioni che si vengono a creare durante l’azione. Belli i costumi delle tre donne interpretate da Artissunch e creati da Emiliano Sicuro.
La commedia, rappresentata per una sola serata, ha ricevuto un’ottima accoglienza da parte del folto pubblico presente.
Vista il giorno 29 aprile 2025
(Carlo Tomeo)
Danila Celani per SynergieArteTeatro:
GAIA DE LAURENTIIS STEFANO ARTISSUNCH
UNA GIORNATA QUALUNQUE
di Dario Fo e Franca Rame
con Lorenzo Artissunch
Regia e ideazione scenica Stefano Artissunch – Musiche Banda Osiris – Luci Patrick Vitali –
Costumi Emiliano Sicuro
