“Il medico dei maiali” al Teatro Carcano – Recensione

All’apertura del sipario la cosa che colpisce è il fondale occupato in buona parte da una scritta macroscopica; sola, sulla destra, una porta con battenti aldilà del quale non appare nulla se non un fondo nero. La scritta non dà adito ad alcuna personale interpretazione, essendo già fin troppo precisa: “The King is dead”. L’inizio è un anticipo di quello che accadrà alla fine: una scena violenta cui si accompagna la musica diffusa di “Lascia ch’io pianga” di Händel in versione classica subito dopo “contaminata” da una versione metallica foriera di tragedia. Poi le luci si spengono. Siamo in Bretagna all’inaugurazione di un albergo che sarebbe stata onorata dalla visita del re. Questo non accadrà perché il sovrano è morto improvvisamente. Pare che a provocarne la morte sia stato un infarto ma per sancirlo con certezza occorre che vi sia la constatazione di un medico. Purtroppo quello di corte, chiamato d’urgenza, non è riuscito ad arrivare perché impedito da condizioni atmosferiche avverse e i cortigiani si vedono costretti a ricorrere a un medico da cercare nelle prossimità. L’unico che si trova è però un veterinario, specializzato nel curare i maiali. I cortigiani che l’interrogano per saggiarne le capacità si accertano che lui sia in grado di stabilire, visitando il cadavere, che la morte sia avvenuta per cause naturali e tuttavia nel loro interrogatorio sono presenti frasi sibilline, quel detto e non detto, che fanno intendere che dietro la richiesta di un accertamento professionale ci sia quasi un ordine di non contraddire ciò che a tutti è sembrato evidente: il re si è sentito male all’improvviso ed è morto di colpo, fase tipica dell’infarto. Quello del medico sarà o, meglio, dovrà, essere solo un mero atto burocratico. Il medico viene accompagnato nella stanza dove giace il cadavere e intanto i cortigiani decidono come muoversi per realizzare il loro scopo di eliminare la democrazia e da lì si comprende che il re è stato da essi stessi avvelenato. Intanto dovranno procedere prima all’investitura del principe ereditario ma questo per loro non sembra essere motivo di preoccupazione, essendo il giovane una persona stupida e quindi facilmente manovrabile fino a indurlo alla rinuncia al trono, utilizzando magari dosi di cocaina della quale è assiduo fruitore. Il giovane viene cercato e trovato mentre partecipava a una manifestazione di gay pride vestito da nazista e, per nascondere l’abito, è incappucciato da un drappo rosso. Alla presenza del veterinario, che era tornato per dare conferma sulla natura della morte del re, gli viene data la notizia della morte del padre che lui apprende senza però mostrare particolare dolore. Tra il veterinario e il principe rimasti soli inizia un colloquio in cui il primo cerca di portare il secondo vicino alle proprie idee. Rivela di essere a favore dell’eliminazione della monarchia e induce l’altro a pensare in grande: a quale personaggio famoso vorrebbe assomigliare per essere ricordato per sempre? Non a Gandhi, non a Madre Teresa di Calcutta (nomi che vengono citati dal giovane) ma a John Lennon, gli suggerisce il veterinario, e gli fa accennare note di “Imagine”. Per diventare realmente famoso anche dopo la morte dovrebbe commettere o confessare di aver commesso un atto criminale. Accusarsi della morte del padre, procurata attraverso avvelenamento, potrebbe essere la soluzione.

A questo punto inizia la fase più delicata della pièce nella quale iniziano a delinearsi le intenzioni segrete di tutti i personaggi coinvolti nella vicenda. Che è cupa, irta di intrighi, le cui fini si disvelano man mano nel procedere dell’azione. Il veterinario, che all’apparenza è la persona più debole perché soggetta alla sopraffazione dei potenti, si affanna a raccontare la storia del maiale inviso, che è picchiato continuamente e maltrattato fino al momento in cui approfitta di una scivolata del fattore per assalirlo e divorarne la carne della gamba senza però spezzargliela del tutto ma solo per renderlo claudicante da tenere come esempio per futura memoria. Lo fa per tre volte e la terza ha il sapore di un ricordo perché l’episodio riguarda la vita di suo padre. Il principe ereditario, che appariva inerme nella sua vaghezza e che riconosceva la sua stupidità, trae insegnamento proprio dalle parole del veterinario per vedersi rivelate le proprietà del suo vero carattere e finora nascoste a lui stesso. “Mai far riflettere un uomo stupido: potrebbe riflettere di non esserlo”. E sarà questo che lo porterà a compiere l’imprevisto atto con il quale desidera affermare il suo potere. Dall’altra parte ci sono i cortigiani che non sembrano rinunciare allo scopo iniziale per il quale si sono mossi altrimenti perché avrebbero ucciso il loro re che si dimostrava troppo democratico in contrasto con uno stato totalmente oligarchico come loro lo desiderano?

Commedia noir dal valore simbolico che vede la contrapposizione tra dominatori e oppressi attraverso una sceneggiatura che si affida al grottesco per descrivere situazioni insolite ma pregnanti di un’attualità ben riscontrabile a chi la sa vedere. Cast eccellente sul quale si distinguono i due protagonisti in antitesi tra loro: Luca Bizzarri sa essere un veterinario che usa toni a volte melliflui a volte accesi nel cercare di portare i suoi competitor alle proprie idee e mettendoli in guardia contro i soprusi perpetrati sui deboli e tra questi contempla proprio i suini “sua specialità” (i maiali hanno un’anima, come gli umani, avvertono il dolore, sanno piangere). Francesco Montanari sa sostenere con naturalezza i doppi profili del personaggio che interpreta: stupidità al limite dell’ingenuità e cruda malvagità che si manifesta con ira furente. La regia di Davide Sacco è improntata a un’atmosfera soffocante, con dialoghi che in più punti ingenerano inquietudine.

Molto buona l’accoglienza da parte del pubblico. La commedia sarà ancora in replica questa sera alle ore 20,30 e domani alle ore 16,30. In calce le INFO con i crediti e le modalità per acquisto biglietti.

Vista il giorno 11 aprile 2025

(Carlo Tomeo)

TEATRO CARCANO dall’8 al 13 aprile 2025

IL MEDICO DEI MAIALI
testo e regia Davide Sacco
con Luca Bizzarri , Francesco Montanari , David Sebasti , Mauro Marino, Luigi Cosimelli
produzione Ente Teatro Cronaca , LVF – Teatro Manini di Narni
Testo vincitore del Premio Nuove Sensibilità 2.0 2022

SPETTACOLI

8-9-10-11 aprile h. 19:30 / 12 aprile h. 20:30 / 13 aprile h. 16:30

BIGLIETTI www.teatrocarcano.com
Poltronissima Euro 38,00 / ridotto Euro 27,00
Poltrona / Balconata Euro 30,00 / ridotto Euro 24,50

TEATRO CARCANO corso di Porta Romana, 63 – 20122 Milano
info@teatrocarcano.com | www.teatrocarcano.com

TEATRO CARCANO dall’8 al 13 aprile 2025

IL MEDICO DEI MAIALI
testo e regia Davide Sacco
con Luca Bizzarri , Francesco Montanari , David Sebasti , Mauro Marino, Luigi Cosimelli
produzione Ente Teatro Cronaca , LVF – Teatro Manini di Narni
Testo vincitore del Premio Nuove Sensibilità 2.0 2022

SPETTACOLI

8-9-10-11 aprile h. 19:30 / 12 aprile h. 20:30 / 13 aprile h. 16:30

BIGLIETTI www.teatrocarcano.com
Poltronissima Euro 38,00 / ridotto Euro 27,00
Poltrona / Balconata Euro 30,00 / ridotto Euro 24,50

TEATRO CARCANO corso di Porta Romana, 63 – 20122 Milano
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Categorie RECENSIONI

2 pensieri riguardo ““Il medico dei maiali” al Teatro Carcano – Recensione

  1. Avatar di David Sebasti
    David Sebasti 12 aprile 2025 — 18:22

    quando si scrive “cast eccellente ” e non si citano tutti gli interpreti si fa un danno al teatro che ha, si, parti principali ma è soprattutto un gioco di squadra fatto da professionisti che, perdoni la metafora volgare, alzano la palla perché altri la schiaccino..se appunto in un gioco magico,del tutto immaginario in questo paese, stasera scambiassimo le parti il risultato non cambierebbe. Il teatro se lo faccia dire da chi lo fa si divide in buono o pessimo. Non citare gli interpreti, tutti, è triste.

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    1. Avatar di Carlo Tomeo

      La ringrazio per il suo appunto. Concordo sul fatto che il teatro è un gioco di squadra e anche gli interpreti con parti brevi hanno un ruolo importante nella dinamica della rappresentazione. Per questo motivo indico sempre nei crediti tutti gli interpreti che fanno parte, indistintamente di un cast che a proposito dello spettacolo cui lei si richiama avevo già definito eccellente. Quando nel cast c’è un interprete dalla modesta o pessima resa non scriverei mai che il cast è eccellente, ma se mai di “normale” prestazione senza permettermi di scrivere, per esempio, di “ordinaria” prestazione. Aggiungo che gli uffici stampa che inviano i crediti degli spettacoli non riportano sempre il cast completo con l’indicazione dei personaggi interpretati dai rispettivi attori. Questo danneggia in primis gli attori stessi. Viceversa, quando il casting viene indicato dagli uffici stampa, si ha la possibilità di dettagliare la qualità specifica di ciascun componente la compagnia, cosa peraltro alla quale non mi sottraggo.

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