“Capitolo due” al Piccolo Teatro Strehler – Recensione

Una storia d’amore che nasce dalle ceneri di due amori finiti in circostanze diverse. I protagonisti sono George (Aldo Ottombrino) da poco vedovo di Barbara, la donna amatissima che non riesce a dimenticare, e Jennie (Maria Vittoria Argenti) recentemente divorziata da un giocatore di baseball e con ferite che fanno fatica a rimarginare. È questo il tema della commedia “Capitolo Due” scritta da Neil Simon nel 1977 il cui testo Massimiliano Civica ha tradotto, adattato, diretto e in questi giorni rappresentata al Piccolo Teatro Strehler. In scena gli spazi speculari degli appartamenti dei due protagonisti occupati da pochi arredi essenziali in cui sono in prima vista due divani e due mobili sui quali trovano alloggio due telefoni, elementi essenziali per buona parte della vicenda che si svolge in giorni diversi e le cui date vengono di volta in volta annunciate dai personaggi, assimilabili a una sorta di didascalie umane. A consolare i due e a cercare di trovare il modo di risistemarli in una nuova relazione si adoperano Leo (Francesco Rotelli), fratello di George, e Faye (Ilaria Martinelli), la migliore amica di Jennie. E i tentativi procedono anche se coronati da una serie di alti e bassi. C’è infatti una forma di riluttanza da parte di George che non riesce a rassegnarsi alla mancanza della moglie scomparsa, che ai suoi occhi appare una figura insostituibile, tanto da riconoscere la validità della tesi che vede nella perdita del coniuge la più devastante esperienza in assoluto, superiore anche a quella della perdita di un genitore o di un figlio. Più positivo invece si mostra il pensiero di Jennie e, in questo, più possibilista a affrontare un nuovo rapporto.

La pièce vede all’inizio il ritorno di George dal suo viaggio in Europa, intrapreso per ricordare i bei giorni trascorsi con Barbara in luna di miele. Ma il viaggio, se ne dorrà con il fratello che era andato a prenderlo all’aeroporto, non aveva sortito l’effetto sperato, anzi aveva ingigantito il dolore per la mancanza della moglie, tanto da essere arrivato alla conclusione di incolparla per averlo abbandonato. Ora si crogiola nello sfogliare le lettere di condoglianze arrivate da amici e parenti, mentre il fratello si lamenta dell’aria irrespirabile dell’appartamento rimasto chiuso a lungo e nel quale si avverte anche un odore di gas (che è notoriamente tossico, così come lo è stato l’ex marito di Jennie, il cui nome di battesimo per ironia della sorte, è Gus). Il dialogo tra i due è ricco di sfumature sarcastiche da parte di Leo e di accondiscendenza da parte di George che finge in quel modo di ascoltare il fratello mentre la sua mente è interamente altrove. Una scena analoga si svolge nell’appartamento di Jennie, dove la donna è in bilico tra l’afflizione e la rabbia per aver buttato via sette anni della propria vita accanto a un uomo che non la meritava, mentre l’amica Faye la conforta e l’incoraggia a guardare avanti verso una nuova storia.

Già da questi primi due episodi si riconosce la fase tipica della scrittura di Simon, intessuta di frasi ironiche, paradossali, imprevedibili che si rincorrono in una varietà di accenti e dove ogni battuta fa da spalla a quella seguente aumentando il potenziale dell’ilarità. Perché in effetti si ride molto in questa commedia, nonostante il punto di partenza sia di carattere drammatico come può essere una separazione a causa di una morte o a seguito di un divorzio non voluto ma subìto. In realtà è proprio il dolore dei due protagonisti a suscitare le risate più grosse perché, incapaci di sopportare la situazione di abbandono che si è creata, si muovono disarmati in maniera goffa appigliandosi agli eventi nuovi che si affacciano nelle loro esistenze. George e Jennie, grazie alle manovre di Leo che li ha fatti incontrare, si piacciono e scocca la scintilla che li fa innamorare. A dire il vero Jennie sembra più coinvolta e maggiormente convinta e però è George che pensa di celebrare il matrimonio in tempi brevi, fissando la data delle nozze da lì a quindici giorni. Eppure, quando si rimane scottati da una precedente esperienza d’amore importante che non c’è più, si è facile preda di paure e di incertezze che generano indecisione sull’opportunità di muovere passi affrettati. George all’inizio dice a Jennie che non è conveniente stare insieme su una barca che è alla deriva per cui è meglio che ciascuno dei due, per risalire la corrente, navighi da solo su una propria barca. Non esita a dichiarare che “Jennie dà lustro e decoro alla parola amore” ma riconosce anche che il matrimonio possa essere implacabile. Nel frattempo a complicare la storia c’è una passione all’apparenza travolgente che colpisce Leo, che oltre a essere un marito geloso sull’orlo della separazione è anche un impenitente fedifrago, e Faye, a sua volta sposata ma desiderosa di trasgredire. Il fulcro della vicenda rimane l’indecisione di George con i suoi tira e molla. Jennie mostra di capirlo e accetta gli alti e i bassi dell’umore dell’uomo. Ma, come si vedrà, non sarà sempre così.

Una commedia la cui trama articolata regala diversi spunti alla regia per come possa essere rappresentata. Massimiliano Civica ne ha fatto una commedia da camera dove tutto appare minimale non solo nella scenografia ma anche, e soprattutto, nella recitazione che impone agli attori un’interpretazione dai toni medi/bassi e un po’ monocordi, quasi colloquiale con il pubblico per avvicinarlo al tema trattato che è universale e per questo non riguarda solo i personaggi sul palcoscenico ma si estende a tutti gli spettatori che ridono alle battute comiche, prese quasi come frasi liberatorie, ma sanno anche fermarsi a riflettere in momenti particolari e questo accade in prevalenza nel secondo atto. Una felice quanto mai insolita trovata registica è quella di usare la voce degli interpreti per simulare gli squilli dei telefoni e le suonate dei campanelli delle porte di entrata dei due appartamenti, così come manifestare con gesti degli arti i segni di gioia e di compiacimento. Aldo Ottobrino sa cogliere con naturalezza la psicologia del personaggio interpretato: il suo George appare una persona rassegnata, poco o per niente incline alle manifestazioni di gioia, l’aria triste, il muso lungo, anche nei momenti in cui proclama il suo ardente amore per Jennie. Costei, appena superata la fase della delusione della quale era stata vittima, assimila per contrasto una solarità grazie al nuovo amore che l’avvince e proprio per questo acquisisce una forte determinazione nel voler portare fino in fondo il proprio progetto matrimoniale. A interpretarla è Maria Vittoria Argenti che dimostra di essere padrona di ottimi accenti densi di chiaroscuri oltre a meritarsi una lode speciale per la sua consistente, espressiva “tirata” a tutto fiato verso la fine. Ilaria Martinelli sa rendere bene il controverso personaggio di Faye succube di paure e di sensi di colpa. Accanto a lei in un paio di azioni tra le più esilaranti c’è il maldestro Leo ben caratterizzato da Francesco Rotelli.

Alla fine i due personaggi principali sembrano, come succede nelle commedie di Simon, avviati verso il lieto fine. Ma, c’è un ma… Il suggerimento potrebbe essere trovato nelle parole di una famosa canzone di Mogol e Battisti che si sente alla fine. L’interpretazione è libera.

La commedia è stata accolta molto favorevolmente dal pubblico presente alla prima milanese. Repliche fino a domenica 6 aprile. In calce le INFO con i crediti e le modalità per l’acquisto dei biglietti.

Vista il giorno 1° aprile 2025

(Carlo Tomeo)

Capitolo Due di Neil Simon – uno spettacolo di Massimiliano Civica – con Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli, Aldo Ottobrino, Francesco Rotelli 
scene Luca Baldini 
costumi Daniela Salernitano 
luci Gianni Staropoli 
traduzione e adattamento Massimiliano Civica 
proprietà intellettuale della traduzione di Mtp associati 
produzione Teatro Metastasio di Prato

foto Duccio Burberi

Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2 Lanza)

Dall’1 al 6 aprile 2025

Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro

Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica, ore 16.
Durata: 150 minuti incluso un intervallo – Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Categorie RECENSIONI

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