“Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III” al Piccolo Teatro Studio Melato – Recensione

L’inverno dello scontento non è terminato per Francesco, nipote di un istruttore di guida, figlio di un chirurgo, fratello di un fotografo, e che, seguendo la sua passione, ha scelto la difficile professione dell’attore, chiamato a interpretare solo ruoli minori in spettacoli non eccelsi tratti da testi letti male e velocemente, recensiti bene dai critici che in particolare osannano i protagonisti, attori nuovi passati nel giro di due mesi da giovani promesse a certezze della scena. Francesco sogna di recitare da protagonista nel “Riccardo III”, ruolo che non gli è mai stato proposto, eppure lui sa di averne le capacità. Ma se la proposta non arriva dall’esterno bisogna fare in modo che essa venga creata dall’interno e Francesco, perfetto conoscitore del dramma shakespeariano, saprà come muoversi di conseguenza. A fargli da guida sarà quello stesso personaggio che vorrà interpretare e del quale conosce a memoria tutte le battute e di cui sa intravedere anche in profondità l’animo che lo muove verso il raggiungimento dello scopo.

A interpretare l’attore Francesco è Francesco Montanari, solo, in una scena che ripropone in piccolo il Globe Theatre degli anni di Shakespeare. Un passo indietro di oltre 430 anni in cui l’attore appare vestito con una giacca d’epoca di cui presto si libererà per restare in camicia, maglietta e pantaloni di oggi. L’incipit della sua recita è costituito da un breve passaggio delle prime parole del Riccardo III, quasi un ripasso veloce per saggiare la buona capacità mnemonica ma presto l’attualità del mondo odierno prende il sopravvento con citazioni delle strumentazioni elettroniche di uso comune e delle abitudini dell’uomo moderno tra le quali i media sono espressione principale. E il passaggio tra lo ieri e l’oggi è compiuto. Inizia così lo spettacolo creato da Gabriel Calderón, presentato in questi giorni in prima nazionale presso il Piccolo Teatro Studio Melato e che vede in scena quale unico interprete Francesco Montanari che si dimostra, occorre riconoscerlo subito, virtuoso oltre ogni dire, grazie alle sue notevoli capacità di eloquio e di gestualità che si compenetrano in una fluente performance che procede per 75 minuti senza soluzione di continuitàValente anche come tecnico quando aziona velocemente cordami, siparietti e carrucole scenicheAbilissimo, inoltre, pure nelle parti femminili quali la Regina Margherita dalla lunga chioma bionda o Lady Anna (del resto negli anni di Shakespeare i personaggi femminili non erano interpretati soltanto da uomini essendo vietato alle donne di calcare i palcoscenici?).

La storia del cinghiale del titolo è quella riferita all’animale nella sua definizione popolare che lo incarna in un essere dalla brutalità feroce diretto verso un obiettivo da raggiungere a tutti costi. È equiparabile alla figura di Riccardo III che “va a letto anche con le lame” e per raggiungere (e mantenere) il potere distrugge ogni ostacolo che gli si presenta. E sarà quello che farà l’attore frustrato perché non gli vengono riconosciute le sue capacità artistiche quando, inserito in una compagnia dove recita in un ruolo minore, inizierà a mettere in crisi il modo di procedere del regista senza farlo direttamente ma usando i modi melliflui propri di un Riccardo III dei nostri giorni. A farsi suo complice tra i colleghi sarà l’attore giovane, fresco di Accademia, che “batte le finali” e il cui nome, ironia della sorte, è Enrico il quale lo proporrà come nuovo regista in sostituzione del primo che si era dimesso.

La pièce è contrassegnata da continui passaggi tra l’interpretazione del Re Riccardo III, in vari momenti del dramma espressi non in sequenza cronologica, e i discorsi che l’attore tiene al di fuori della scena dove, in forma di metateatro, si rivolge per buona parte al pubblico, incitandolo a rispondere alle sue domande quasi al limite di una provocazione Handekeniana: “quanti libri leggete in una settimana? In un anno?”, “Sgranchite il cervello se l’avete”. Frasi che si assemblano in una discussione più ampia che tocca temi quali la traduzione dei versi di Shakespeare e quanto possa essere opportuna, considerando il passaggio da una lingua diversa dalla nostra e di oltre quattro secoli fa, quando Shakespeare “poco sapeva di noi”. E poi, nel caso in cui, come avviene oggi, lo spettacolo viene annullato perché la produzione ritira i fondi, cosa avrebbe fatto Shakespeare che non smise di recitare neanche dopo che il suo teatro subì l’incendio? Il discorso diventa fortemente politico e investe tutto quello che ruota intorno al teatro quale mezzo di diffusione culturale che però nello stesso tempo può essere anche luogo di inefficienza, di cattiva conduzione, di spiacevole gestione. E qui la critica si fa feroce (“Teatri alla moda, fuori! Vi prego, pietà! Non abbiamo bisogno di pietà, di elemosina!”). Rimane, come nel Riccardo III, l’ultima affannosa domanda salvifica che diventa “Il mio regno per uno spettatore intelligente”.

Uno spettacolo che parte da uno dei personaggi più complessi delle opere del Bardo e che più di altri affronta tematiche universali perché, come Calderon fa dire a Montanari, “Riccardo è molto più di Shakespeare, più della storia, più di Riccardo stesso”. È inoltre un’intelligente metafora del teatro di oggi, resa attraverso un’efficacia scrittura che lascia il segno. Accanto alla mirabolante performance di Francesco Montanari della quale si è detto, appare opportuno segnalare la singolare intuizione registica di Gabriel Calderón nell’unire il proprio testo originale a quello Shakespeariano. Funzionale e affascinante la scenografia di Paolo Di Benedetto attraversata dalle luci disegnate da Manuela Frenda. Splendidi i costumi realizzati da Gianluca Sbicca.

Lo spettacolo, accolto con calorosi e ripetuti applausi e diverse chiamate di Montanari in proscenio, sarà in replica fino al 6 aprile. Ne consiglio la visione. In calce all’articolo sono riportati i crediti al completo e le INFO per acquisto biglietti.

Visto il giorno 25 marzo 2025

(Carlo Tomeo)

Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III liberamente ispirato a Riccardo III di William Shakespeare – scritto e diretto da Gabriel Calderón – traduzione Teresa Vila – scene Paolo Di Benedetto – costumi Gianluca Sbicca – luci Manuel Frenda – con Francesco Montanari produzione Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa, Carnezzeria – foto di scena Masiar Pasquali

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica ore 16.00. Le recite dal 4 al 6 aprile sono sovratitolate in italiano e inglese.

Durata: 75 minuti

Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Categorie RECENSIONI

Lascia un commento

search previous next tag category expand menu location phone mail time cart zoom edit close