“Sei personaggi in cerca d’autore” al Piccolo Teatro Strehler – Recensione

Attenzione alla preposizione “da” anteposta al nome dell’autore nella messa in scena operata da Valerio Binasco dei “Sei personaggi in cerca d’autore” che sta a significare sicuramente la matrice da cui è tratta ma che ne è anche un’arricchimento perché, differentemente da come si potrebbe pensare, non è una trasposizione tout court ma un’operazione più complessa in quanto arricchita da altre frasi e citazioni messe in bocca agli attori attraverso battute non presenti nel testo originale ma ricche di significato oltre a essere funzionali, come si vedrà, a tutto l’andamento della commedia. La scena, a differenza di quella indicata da Pirandello ambientata sul nudo palcoscenico di un teatro, in Binasco è quella di una palestra dove convengono un gruppo di allievi di una scuola di teatro e alcuni attori che stanno provando, come nell’originale, la commedia “Il giuoco delle parti”. E già qui c’è la prima intuizione del regista che, a differenza dell’autore siciliano, fa recitare alla prima attrice alcune battute di Silia, la protagonista di quella commedia che non è una trovata fine a se stessa ma serve a entrare nel vivo della recitazione, su cosa può rappresentare il teatro oggi e sulla consuetudine di interpretare gli autori classici che a un allievo appaiono ormai vetusti, insopportabili, “testi morti, per un pubblico di morti di un teatro morto” (cita i nomi di Shakespeare, Molière, Goldoni, lo stesso Pirandello) e che vengono portati in scena a causa della scarsità di valide opere contemporanee.

Poi arrivano dall’esterno i famosi personaggi che gettano scompiglio tra i presenti e forte malumore nel capocomico. E qui sta un’altra intuizione nel regista: essi sono solo quattro a essere rimasti sospesi nella penna del primo autore e ora ne stanno cercando un altro perché dia loro la possibilità di continuare a vivere fino alla conclusione. Mancano il bambino e la bambina perché l’autore aveva fatto in tempo a completare la loro storia facendoli morire suicidi. Com’è noto il capocomico dopo il primo sconcerto si incuriosisce e si lascia prendere dal racconto che inizia per bocca del padre e, per poterla comprendere maggiormente, sceglie tra gli allievi presenti due persone che potrebbero figurare come i due minori da affiancare ai quattro.

La storia dei personaggi, iniziata più di cento anni fa, se ne intuisce la datazione temporale dai costumi indossati che risalgono agli anni venti, e mai completata, sembra superare il tempo e intriga per la sua drammaticità il capocomico che si sente di farla propria per rappresentare un’opera che potrebbe apparire contemporanea per il solo fatto che è inedita. Manca però il copione ma il padre, indicando se stesso e gli altri famigliari, dichiara “Il copione siamo noi”. È in quest’ottica che Binasco ha dichiarato, a giustificazione della sua messa in scena: “È un testo concepito per spiazzare, bisogna trovare un modo per far sì che continui a sorprendere, anche se l’effetto è attenuato dal tempo: i Sei personaggi sono diventati un classico. Ma questa non deve essere una scusa per farne un pezzo museale sui vizi del teatro d’altri tempi, stravagante ma non troppo”.

Sul palcoscenico/palestra avviene in cerca due ore l’intera rappresentazione senza interruzioni così come l’aveva voluta Pirandello che, in luogo del canonico intervallo tra i tre atti, aveva optato per una pausa di venti minuti soltanto tra il primo e il secondo tempo e non tra questo e il terzo (Lo scrittore ne parla nella prefazione al testo dove ne racconta la genesi oltre a fornire altre ricche indicazioni per la messa in scena. Del resto in lui la commedia rappresentava nel suo genere una novità assoluta e due intervalli ne avrebbero interrotta la fluidità necessaria allo svolgimento della trama). A fronte dei personaggi nei ruoli degli attori, degli allievi e del capocomico (ottimamente interpretato da Jurij Ferrini) che vestono abiti di oggi, i quattro personaggi hanno gli occhi vistati in nero con un trucco gravoso che rende i loro volti cupe maschere (Pirandello suggeriva addirittura l’uso di maschere fisse proprie della tragedia greca). Valerio Binasco si è ritagliata la figura del padre che si muove sulla scena con le frasi del testo che esprimono il dolore per il drammatico passato il cui ricordo rimane vivido e dove si palesano, evidenti, i sensi di colpa, mentre sul viso si disegnano i segni dell’angoscia, la stessa provata dalla madre, la brava Sarah Bertelà, segni che si fanno evidenti nonostante il copricapo con velina che invece di nascondere, per paradosso, finisce per esaltare. Personaggio controverso è la figliastra (Giordana Faggiano), aggressiva, anche scurrile nel linguaggio ma che sa essere materna nei confronti dei bambini, urla il suo desiderio di giustizia, anzi lo pretende e sottolinea ogni intervento degli altri con la sua esasperata (e anche in certi punti, occorre dirlo, esasperante) risata. Di rilievo il personaggio del figlio (Giovanni Drago), che recita con il corpo più che con le parole, straziato di fronte a quello che è costretto a udire dagli altri, salvo poi imporsi con la sorprendente frase urlata nel prefinale e che apre il dibattito su ciò che rappresenta il teatro oggi. Finale differente rispetto a quello originale ma il non descriverlo in questa sede s’impone pena spoiler.

La vicenda drammatica non è esente nella regia di Binasco da alcuni momenti comici che diventano in alcuni punti anche grotteschi, come per esempio la scena dell’inizio amplesso tra due attori della compagnia che vogliono fare la parodia di quanto hanno visto simulare tra il Padre e la Figliastra, come non mancano i riferimenti al personaggio di Leone de “Il giuoco delle parti” in cui due attori tentano di rifiutarsi di indossare il berretto da cuoco. Queste scene nella sera della prima alla quale ho assistito hanno provocato risate anche consistenti da parte del pubblico che alla fine ha applaudito calorosamente con molte chiamate in proscenio dell’intera compagnia.

Repliche fino al 9 marzo. In calce all’articolo le INFO con i crediti e le modalità per prenotazioni e acquisto biglietti.

Vista il giorno 25 febbraio 2025

(Carlo Tomeo)

Piccolo Teatro Strehler

dal 25 febbraio al 9 marzo 2025

Sei personaggi in cerca d’autore da Luigi Pirandello – con (in ordine alfabetico): Sara BertelàValerio BinascoGiovanni DragoGiordana FaggianoJurij Ferrini e con Alessandro Ambrosi, Cecilia Bramati, Ilaria Campani, Maria Teresa Castello, Alice Fazzi, Samuele Finocchiaro, Christian Gaglione, Sara Gedeone, Francesco Halupca, Martina Montini, Greta Petronillo, Andrea Tartaglia, Maria Trenta – regia Valerio Binasco – scene Guido Fiorato – costumi Alessio Rosati – luci Alessandro Verazzi – musiche Paolo Spaccamonti – suono Filippo Conti – aiuto regia Giulia Odetto – assistente regia e drammaturgia Micol Jalla – assistente scene Anna Varaldo – assistente luci Giuliano Almerighi – produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2 Lanza)

Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica, ore 16.
Lunedì riposo.

Durata: 105 minuti senza intervallo

Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Categorie RECENSIONI

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