“Semidei” al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano – Recensione

Al Teatro Studio Melato è in scena lo spettacolo “Semidei” di Pier Lorenzo Pisano ispirato ai miti minori precedenti al poema dell’Iliade in cui la guerra di Troia, le cui vicende non appaiono in scena, fa da spartiacque tra il “prima”, dove gli eroi protagonisti vivono gli anni leggeri di una giovinezza fatta di spensieratezza, e il “dopo” che li descrive alla fine del conflitto durato dieci anni, quando i greci, reduci e ormai gravati dal peso della maturità, tornano a casa mentre le donne troiane piangono la morte dei loro uomini e si affannano a cercarne i resti tra le macerie della città. É così che viene descritto il passaggio da una giovinezza beata a un’età adulta provata dai tristi accadimenti della vita. Presenti anche gli dei che osservano, urlano e criticano dall’alto gli umani e solo Zeus, mentre li richiama all’ordine, decide quando far partire gli eroi che parteciperanno alla guerra e che, per il solo fatto di essere mortali, sono considerati soltanto semidei.

All’inizio, a luci ancora spente, i personaggi vengono chiamati con i loro nomi e per ciascuno una voce esterna indica il motivo del loro pianto. Tutti ne hanno uno, solo gli dei e Zeus non ne hanno e si limitano a chiedere assistenza. E poi c’è il coro delle donne e dei soldati che ridono, ma è una risata di cattivo presagio. All’accensione delle luci appare uno spazio coperto di sabbia, che assume diverse funzioni e qui si muovono i protagonisti, ognuno a rappresentare la propria realtà: c’è l’Achille bizzoso e impaurito dalla morte che rimprovera la madre Teti per non averlo immerso completamente nello Stige in modo da renderlo del tutto invulnerabile, ci sono Ulisse e Penelope che coccolano l’infante Telemaco mentre in costume da bagno prendono il sole, altrettanto fanno Ettore e Andromaca con il loro figlio Astianatte sulla spiaggia di Troia. E poi sulla spiaggia di Sparta Menelao si lamenta perché essendo secondogenito viene citato semplicemente come il fratello minore e solo ora che inizia a perdere i capelli ha acquisito un’identità fisica propria.

E arriva il momento di organizzare la partenza per la guerra. I due fratelli si approntano a farlo ma non vedono arrivare gli altri re necessari alla spedizione. Tutti stanno vivendo i momenti felici della giovinezza e non ne vogliono interrompere il corso: Ulisse non vuole rinunciare al piacere di educare il figlioletto ma alla fine sarà chiamato all’ordine, Achille, aiutato dalla madre a nascondersi, finge di essere un’altra persona quando viene rintracciato (ma “prima o poi bisogna crescere” gli dirà Ulisse), Agamennone bacia Il figlio Oreste e le figlie prima della partenza che però non avviene a causa dei venti contrari chiamati da Zeus e che si calmeranno soltanto dopo il sacrificio di Ifigenia. Intanto gli dei vestiti con niqab luccicanti si agitano urlanti prima sugli spalti e poi nella parte alta del fondale e solo Zeus, illuminato da una luce potente e assiso su un trono dorato, mette ordine con la sua possente e autorevole voce.

Dieci anni dopo (il tempo trascorso viene indicato con una scritta luminosa in alto sul fondale) il paesaggio cambia: non più la sabbia di una spiaggia assolata ma le ceneri di una città messa al rogo. Il coro canta una celebre filastrocca per bambini i cui versi inizialmente allegri si fanno sempre più inquietanti e raccontano la tragedia avvenuta. Le Troiane piangono i loro uomini. Ecuba e Cassandra guardano in lontananza alla ricerca di un paesaggio che il fumo nasconde, Andromaca cerca il figlio Astianatte tra i cadaveri dei soldati “Non nasconderti, fatti trovare amore/non nasconderti tra i soldati morti”, e ancora Ecuba che piange per la perdita dei suoi figli e per essere sopravvissuta alla loro morte. I greci intanto si preparano al ritorno a casa oberati da corazze su cui sono conficcati massi di detriti e con le frecce conficcate sulle schiene. I soldati sulle navi sono stanchi di navigare, hanno paura di morire e cercano una terra sulla quale approdare mentre Agamennone e Menelao si chiedono qual è il senso delle azioni per le quali hanno perso dieci anni delle loro vite.

Uno spettacolo che ricorrendo al mito dell’antica Grecia, materia di cui Pier Lorenzo Pisano è attento e appassionato studioso, descrive avvenimenti eterni riscontrabili tuttora nel nostro quotidiano. Un’operazione ricca di inventiva che si avvale di un superbo allestimento dovuto alla scenografia creata da Giuseppe Stellato e che occupa tutti gli spazi del teatro con la vitale collaborazione delle luci di Manuel Frenda. I temi del “prima” e del “dopo”, sponde estreme che racchiudono l’essenza di una storia vissuta ma che, pur non essendo rappresentata, ne costituisce il punto focale, si divide in due parti ciascuna delle quali è riconducibile a due generi teatrali opposti. Il primo ha il carattere di una commedia dove testo e messa in scena possiedono un andamento vivace in cui i dialoghi brillanti e anche ironici si avvalgono di una luminosità dorata molto accesa. I personaggi indossano costumi da mare colorati di stile inizio ‘900 (costumi di Gianluca Sbicca) e la sabbia è ricoperta da oggetti da spiaggia. Nella seconda parte la commedia diventa dramma, la spiaggia è sostituita da un paesaggio desolato fatto di macerie tagliato da getti di luce scuri. I costumi diventano grigi, gli uomini indossano corazze mentre i caratteri e gli accadimenti dei personaggi vengono anche raccontati e commentati attraverso riproduzioni di opere d’arte come le immagini dipinte su un’anfora del VI secolo (Neottolemo che uccide Priamo) o anche come quelle di un quadro di De Chirico (Ettore e Andromaca abbracciati), accorgimento, questo, che ricorrendo a quest’altra forma d’arte conferisce ulteriore espressività a tutta l’opera. Per ovvi motivi non è narrato in questa sede il finale.

Eccellente la resa degli interpreti, alcuni in doppi ruoli, e tutti degni di ammirazione. La regia di Pier Lorenzo Pisano si è dimostrata essere molto curata, attenta nei vari particolari il che ha valorizzato tutta la messa in scena. Parecchio calorosi gli applausi da parte del pubblico con ripetute chiamate. Repliche fino al giorno 23 febbraio. In calce all’articolo le INFO riportanti i crediti e le modalità per l’acquisto biglietti. Ne consiglio la visione.

Visto il giorno 6 febbraio 2024

(Carlo Tomeo)

Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 6 al 23 febbraio 2025

Semidei scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano – scene Giuseppe Stellato – costumi Gianluca Sbicca – luci Manuel Frenda – assistente alla regia Flavio Capuzzo Dolcetta – assistente costumista Marta Solari – con Francesco Alberici, Marco Cacciola/Michelangelo Dalisi, Pierluigi Corallo, Claudia Gambino, Pia Lanciotti, Caterina Sanvi, Eduardo Scarpetta – con la consulenza di Aliki Stenou, National Theatre of Greece – foto Masiar Pasquali
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo. – Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro – Informazioni e prenotazioni:02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Categorie RECENSIONI

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