
“Con questo spettacolo l’arte torna protagonista sui palchi del Teatro Elfo Puccini”, così è annunciata la pièce “La collezionista” scritta da Magdalena Barile, attualmente in scena al Teatro Elfo Puccini, che vede protagonista Ida Marinelli affiancata da Barbara Mazzi, Yuri D’Agostino e Angelo Tronca sotto la regia di Marco Lorenzi della Compagnia Il mulino di Amleto e liberamente ispirato alla figura di Peggy Guggenheim e alla nobildonna Luisa Casati Stampa. La collezionista del titolo è la Marchesa Doris, proprietaria di una importante galleria d’arte contemporanea in Venezia, in crisi di fronte a quello che vede nelle forme d’arte attuali un’espressione di decadimento creativo e, delusa per la mancanza di attenzione verso la propria collezione che si traduce con la diminuzione di finanziamenti, decide di svuotare la sua casa museo raccogliendo le opere nel caveau anche per proteggerle da atti vandalici da parte dei giovani attivisti per il clima.
In una scena immersa nel bianco occupata dalle poche opere d’arte rimaste e destinate a essere trasferite nel caveau, la si vede apparire vestita ancora con l’elegante abito da sera indossato la sera prima per una festa terminata all’alba, pronta a sottoporsi a un’intervista che il suo assistente Marcel (Angelo Tronca) le ha organizzato. A farle le domande di rito è una giovane giornalista (Barbara Mazzi) che, con fare saccente, la considera una signora âgée e, alla domanda che le rivolge su come si sente e come accoglie le nuove tendenze artistiche, la Marchesa risponde di essere serenissima come la città di Venezia nella quale vive da anni. In realtà la sua serenità d’animo è adombrata e il suo assistente, che si intuisce essere qualcosa di più, la convince a incontrare per un confronto due artisti della nuova generazione attraverso i quali può fare la conoscenza diretta delle forme d’arte attuali e di come si muove il mercato. Il primo è Andy (Yuri D’Agostino), un americano esaltato per il quale l’arte è fonte di business, loda i sistemi organizzativi del suo paese dove sono state costruite tante copie di Venezia che hanno il pregio di essere più pulite e meglio organizzate di quella autentica, ormai ritenuta vecchia e sull’orlo del disfacimento ambientale. E questo richiama un maggior numero di turisti facendo della copia un bene più apprezzato dell’originale. Il riferimento all’opera d’arte originale e alla sua copia, che per paradosso diventa più preziosa, è evidente. (Sull’argomento cito due spettacoli che avevo avuto modo di vedere quest’anno e dei quali rimando alle mie recensioni: “Rohtko”, in cui il nome del pittore è scritto volutamente in modo sbagliato, diretto da Łukasz Twarkowski e “Simona, the Gangster of Art” di Jan Fabre).
L’artista che incontra poi è una donna, Lux (ancora Barbara Mazzi), che arriva di corsa urlante, munita di zaino e casco da motociclista. Alla domanda che la Marchesa le rivolge se quella è la prima volta che viene a Venezia risponde solo quando la stessa domanda le viene rivolta dall’assistente perché lei “Non parla alle donne da 18 anni” e non parla neanche a sé stessa manifestando così “un atto di ribellione davanti all’irrilevanza cui per secoli le donne sono state condannate”. Spiega che con il suo corpo crea paesaggi desolati, sciopera contro il sistema dell’arte e si allontana per preparare la sua performance che si intitola “Dov’è l’artista?”. E la domanda che si può porre è anche “dov’è l’arte?”. Il quadrato di luce di Lorenzo Baldi che si vede entrando nella sala della rappresentazione potrebbe richiamare la tela completamente bianca del famoso testo di Jasmine Reza e che ogni tanto viene portato in scena.
La pièce continua con azioni in cui il surreale si ombreggia di noir che si susseguono fino al momento in cui la Marchesa dovrà soccombere di fronte alla dura realtà odierna in cui poco viene preservato per le nuove generazioni (e qui non mancano alcune, neanche tanto velate, critiche alle istituzioni che si muovono poco o quasi per nulla per la salvaguardia della materia). Alla fine “La Collezionista è una breve passeggiata verso il tramonto”, così il regista Marco Lorenzi riassume il suo punto di vista del progetto intravvedendovi una metafora della fine di un’epoca. Alla Marchesa rimane il compito di descrivere l’arte al leone ormai morto.

Ida Marinelli è una Marchesa strepitosa. Ne indossa i panni con una ricchezza di moduli interpretativi di non comune intensità. Si intuisce che il progetto di cui è protagonista lo ha fortemente voluto e, ora che lo ha portato in scena, ne sa cogliere i frutti trasmettendoli a un pubblico che ne rimane conquistato interamente. Accanto a lei i bravissimi comprimari che interpretano tre personaggi dalla psicologia insolita: Angelo Tronca è Marcel, l’assistente che ricorrendo a una gamma di varie sfumature, riesce a trovare sempre i modi per accontentare la Marchesa e a farla reagire positivamente a momenti di sgomento o di tristezza; Yuri D’agostino è Andy, l’artista che ama le copie più degli originali perché meno afflitte dai segni del tempo, e si comporta in scena con piglio sardonico, divertito e divertente; Barbara Mazzi che si muove bene sia nel ruolo della giornalista pedante e boriosa che in quello “scapigliato” dell’artista Lux. Una compagnia di artisti affiatati, magnificamente a loro agio sotto l’eccellente guida di un Marco Lorenzi in stato di grazia. Degni di attenzione l’elegante scenografia, con il fondale mobile costituito da una gradinata bianca semovente realizzata da Marina Conti, il suggestivo disegno luci dovuto a Giulia Pastore e i costumi disegnati da Elena Rossi.
Lo spettacolo ha ricevuto un buon riscontro da parte del pubblico che ha applaudito con calore. Repliche fino al 2 febbraio. In calce le INFO riportanti gli accrediti e le modalità per acquisto biglietti.
Visto il giorno 16 gennaio 2025
(Carlo Tomeo)
9 gennaio > 2 febbraio
La collezionista di Magdalena Barile – regia Marco Lorenzi – con Ida Marinelli e con Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi, Angelo Tronca – scene Marina Conti – luci Giulia Pastore – costumi Elena Rossi – suono Gianfranco Turco – assistente alla regia Giorgia Bolognani – produzione Teatro dell’Elfo, A.M.A. Factory – foto proiettate sulla scena: Guido Harari e Armin Linke (dall’archivio del Teatro dell’Elfo) – foto dello spettacolo Laila Pozzo – prima nazionale
Teatro Elfo Puccini, sala Fassbinder, corso Buenos Aires 33, Milano
Orari: mart. e sab. ore 19.30 | merc. e giov. ore 20 | ven ore 20.30 | dom 16.30
Prezzi: intero € 38/34 | <25 anni € 15 | >65 anni € 20 | online da € 16,50
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
