
È presente al Teatro Elfo Puccini una delle più famose commedie di Jean Cocteau nella messa in scena di Filippo Dini, anche interprete. La pièce che l’autore francese aveva scritto nel 1938 ha per protagonista una famiglia disequilibrata, graffiante esempio della società borghese d’epoca che Dini, grazie all’eccellente traduzione di Monica Capuani, ha ricondotto ai nostri anni (e ne sono testimonianza anche i costumi di Katarina Vukcevic). Dalla data di scrittura sono trascorsi oltre ottanta anni (più di settanta se si considera la versione cinematografica diretta dallo stesso Cocteau e avente tra gli interpreti il suo amante Jean Marais nel ruolo di Michel). Quegli anni, tuttavia, non sembrano così lontani se si pensa al tema degli avvenimenti rappresentati anche perché Dini ne ha “asciugato” il linguaggio eccessivamente drammatico proponendoli in una versione che fa uso dell’ironia, del sarcasmo fino a raggiungere il grottesco. La parte più strettamente drammatica è comunque fatta salva e riservata in alcuni momenti chiave della vicenda, in particolare nelle fasi iniziali e finali oltre che in un momento centrale.

L’ambiente dove troneggia un letto, inteso come luogo per dormire ma anche simbolo di immobilismo e di lussuria, è lo scenario delle discussioni più accese dove Yvonne (Mariangela Granelli) esprime il suo malessere che non è solamente fisico ma soprattutto mentale. Il suo sonno è funestato da un sogno ricorrente, quello che si vede all’inizio dello spettacolo dove lei è posseduta da un essere discinto che la censura imposta dal suo inconscio non le permette di identificare. Desiderio soffocato di giorno ma accolto di notte a soddisfare la brama di piacere proprio quando i freni inibitori sono sciolti. Su un pavimento formato da piastrelle bianche e nere a formare una metaforica scacchiera dove i personaggi si muovono come pedine, ciascuno giocando una partita in cui non si sa chi vincerà. Per terra indumenti intimi sparsi qua e là che Léonie (Milvia Marigliano) va raccogliendo: se Yvonne rappresenta un disordine mentale che si esprime anche fisicamente, lei ammette di essere maniaca dell’ordine e il suo affannarsi per fare pulizia ne è il sintomo. Due sorelle: la prima che ha iniziato a trascurare il marito nel momento in cui le è nato il figlio, Michel (Cosimo Grilli), che crescendo è diventato il suo unico oggetto d’amore fatto anche di una (inconfessabile) natura fisica; la seconda che aveva rinunciato all’uomo amato per cederlo alla sorella. Tra loro George (Filippo Dini), l’uomo di età matura, che, disamato dalla moglie, cerca tra le braccia di una giovane amante, Madeleine (Giulia Briata), quel rapporto fatto di sentimento e di sesso che possa dargli la sensazione di sentirsi ancora giovane (“La mia ultima opportunità”, così l’uomo giustificherà la sua avventura, ormai conclusa, in un momento cruciale della vicenda quando confesserà il tutto alla cognata).

La commedia inizia con Yvonne preda dall’ansia perché il figlio ha trascorso la notte fuori casa e non è ancora rientrato. Invano Léonie prima, e poi anche George, cercano di calmare la sua agitazione, durante la quale la donna perde anche i sensi (è diabetica e, in carenza di insulina, ha bisogno che le venga somministrato un po’ di zucchero). L’arrivo di Michel placa l’ansietà della donna ma solo fino al momento in cui rivelerà di essere innamorato di una ragazza che frequenta da tre mesi e che desidera presentare ai genitori. Madeleine si rifiuta di accettare la cosa, in questo aiutata anche da George che scopre che la ragazza amata dal figlio era stata la sua amante. Si organizza comunque un incontro della famiglia a casa di Madeleine, dove in un colloquio segreto George le impone di lasciare Michel con la minaccia di rivelare al figlio la relazione che c’era stata tra loro due. La ragazza accetta per il bene di Michel che accoglie malissimo la cosa fino a cadere in un forte stato depressivo, invano attutito da Yvonne. Sarà Léonie a risolvere la situazione non senza causare un tragico epilogo.

Una commedia dove la presenza di personaggi positivi è fatta solo d’apparenza. Non lo è Yvonne che giustifica la sua passione morbosa per il figlio con il tentativo di allontanarlo dalla ragazza “per il suo bene” perché è troppo grande per lui (ha venticinque anni a fronte dei ventidue di Michel, mentre è troppo giovane rispetto a lei quando la sente come una sua rivale). Non lo è George, pronto a sacrificare il figlio per mantenere nascosta la sua trascorsa avventura. Non lo è Michel succube dell’amore eccessivo, fatto di passione al limite dell’incesto, verso la madre alla quale dà del “tu” chiamandola Sophie. E non lo è neanche Léonie il cui carattere, su sua stessa ammissione, è composto di egoismo e altruismo in egual misura e non lo è con il suo buonismo, presa dalla sua abnegazione verso i parenti di sangue (e acquisiti), mentre avverte più o meno consapevolmente che prima o poi ne avrà ricompensa (“contraddirmi è il mio personale disordine” dirà mentre chiede di “non rovistarle troppo il cuore”). E fino a che punto lo è Madeleine che nel momento dello scompiglio finale si avvia verso l’uscita con l’intento di abbandonare l’amato salvo poi fermarsi a vestire il corpo della morta e solo su richiesta di Léonie (“i morti vanno vestiti dalle donne”)? Il vestito fatto indossare alla morta sarà un bianco abito da sposa bagnato dalle lacrime di Michel che si avvinghia al corpo della madre.

Una rappresentazione di enorme respiro dove l’azione dai tempi incalzanti tiene il pubblico inchiodato alle poltrone. Filippo Dini, grande maestro, sa evidenziare in ogni dettaglio le dinamiche della vicenda. Linguaggio moderno che in più punti raggiunge anche note surreali che provocano, a seconda dei casi, risate e/o sgomento. Tanti i punti di forza dove i dialoghi e la recitazione primeggiano: uno per tutto quello in cui George rivela a Léonie la sua avventura con Madeleine, grande prova di eccezionale recitazione da parte di due attori di razza che hanno suscitato applausi a scena aperta. Cast di eccellenza con Mariangela Granelli che sa essere un’Yvonne passionale, volitiva, al limite della follia, a fronte di una grandiosa, brillante, Milva Marigliano padrona di un personaggio che sa affrontare i problemi con risolutezza e pragmatismo eppure non esente da contraddizioni. Sulle due il George di Filippo Dini, personaggio che appare debole all’inizio, vittima di una passione dalla quale non riesce a liberarsi del tutto, ma pronto a ricorrere al ricatto per salvaguardare il buon nome di sé e la liberazione del figlio da un’unione ritenuta esecrabile. I due comprimari Cosimo Brilli e Giulia Braita completano magnificamente il cast. La funzionale scena creata da Maria Spazzi si svolge per due terzi nella camera da letto sul cui fondale sono disposti pannelli che si sollevano verso l’alto per lasciare spazio alla seconda scena che raffigura il salotto dell’appartamento di Madeleine dove il letto viene trasformato in divano da parte degli attori. Importanti i giochi di luci di Pasquali Mari, con molteplici tonalità cromatiche e d’intensità, e le musiche cupe di Massimo Cordovani che punteggiano i vari momenti delle azioni sceniche. Ironica e vagamente minacciosa la celebre canzone “Tornerai” accennata da Léonie/Marigliano.

Enorme l’accoglienza del pubblico presente alla prima di ieri sera con ovazioni e ripetute chiamate. Uno spettacolo che merita di essere visto anche due volte per cogliere al meglio le svariate sfumature che lo compongono. Repliche fino a domenica 12 gennaio. In calce le INFO dei crediti e le modalità di acquisto biglietti.
Visto il giorno 7 gennaio 2024
(Carlo Tomeo)
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=9mL8lRCsgD8
I parenti terribili di Jean Cocteau, traduzione di Monica Capuani – Regia di Filippo Dini – Interpreti: Mariangela Granelli, Milvia Marigliano, Filippo Dini, Giulia Briata, Cosimo Grilli – Assistente alla regia Alma Poli – Scene di Maria Spazzi – direttore di scena Federico Paolo Rossi – Costumi di Katarina Vukcevic – Luci di Pasquale Mari – Musiche di Massimo Cordovani – Foto Serena Pea – Produzione TSV – produzione TSV – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini – Teatro Stabile di Bolzano
Teatro Elfo Puccini, sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano
Orari: martedì, giovedì e sabato ore 20.30; mercoledì e venerdì ore 20.00; domenica ore 16.00. Biglietti: intero 34-38 euro; ridotto 15 euro per under 25 e 20 euro per over 65. Per info 02 00660606. http://www.elfo.org
