“Piccola bestia” allo Spazio Atelier del Teatro Elfo Puccini – Recensione

Una storia surreale raccontata con ironia senza tralasciare quella puntina di suspense che a un certo punto si fa strada nella domanda che il pubblico si pone (“come andrà a finire?”). A parlarne, ma più esattamente a riviverla, è Max che nella premessa, senza grossi indugi, racconta di come una mattina Nic, il suo fidanzato, si sia trasformato in un… topolino! Ma non come succede nel celebre racconto di Kafka dove il protagonista al suo risveglio si trova tramutato in uno scarafaggio dalle dimensioni umane. Qui Nic è diventato un topolino dalle dimensioni normali, circa venti centimetri dei quali la metà è occupata dalla coda. E il suo linguaggio è lo squittire, come si conviene alla famiglia dei piccoli roditori che possiede il dono dell’articolazione delle frasi tanto da riuscire a colloquiare con il suo amico che, superata la prima incredulità (e una naturale ripugnanza) si rassegnerà a vivere una nuova vita a due con il suo compagno con il quale aveva già sopravvissuto alla crisi dei sette anni (ma, poi, cosa sarà mai questa crisi dei sette anni?) conducendo con lui una vita da militante del movimento LGBTQ+. Certo non mancano i problemi legati a cotanta convivenza. Superato il problema di far accettare la metamorfosi ai genitori di Max che reagiscono con due modalità differenti, il primo fatica a nascondere una forma di leggero disgusto a fronte della moglie che invece accoglie filosoficamente la notizia e, rivolta al figlio, gli dice pragmatica “In fondo ti poteva capitare di peggio: pensa se si fosse trasformato in una cimice di letto”. Qualche difficoltà all’inizio si manifesta anche nei rapporti con gli amici. Per esempio una è rappresentata in occasione della festa di compleanno di Nic che riceve regali non adatti alla sua attuale condizione, come una cintura di Balenciaga o, peggio, una forma di formaggio che il festeggiato, onnivoro al pari degli umani, considera una presa in giro e un gesto oltraggioso. Quello che però risulta essere un vero problema riguarda il sesso a causa delle proporzioni impari dei corpi dei due. Invano Max cerca delle soluzioni che possano, sia pure in misura minore, soddisfare i propri desideri, e qui si sbizzarrisce a proporre varianti fantasiose del sesso tradizionale con dovizia di combinazioni che scendono in dettagli espliciti, repertorio delle pratiche omoerotiche più comuni. Altro, molto più importante, è il dolore provato da Max quando Nic scappa di casa. Il suo ritorno presenta nuovi provvedimenti, e la risposta è rappresentata dalla presenza minacciosa di una gabbia visibile in scena, e dagli angosciosi interrogativi che riguardano la gestione della vita futura da vivere senza più avere accanto la persona amata: quanto può durare la vita di un topo? Si chiede Max. In genere due anni, in alcun casi anche tre e forse poco più, si risponde.

La vicenda scritta da Tobia Rossi pone un interrogativo importante che riguarda i rapporti di coppia: fino a che punto l’amore può rimanere inalterato nel tempo di fronte al cambiamento fisico e/o morale dell’essere amato? Cosa è disposto a fare l’essere umano per mantenere vivo in lui il sentimento iniziale dal quale era nata una relazione? Interrogativo a cui il testo di Tobia Rossi non vuole dare risposte, limitandosi a sollevare la questione ricorrendo a una storia di genere surreale con un linguaggio dai toni immediati, che ricorre alla descrizione di episodi paradossali che suscitano ilarità velati in più punti anche da momenti di mestizia se non di inquietudine. Riccardo Buffonini è bene inquadrato nella parte, riscuotendo la piena simpatia da parte del pubblico. A introdurlo sul piccolo palco allestito nell’Atelier del Teatro è la significativa canzone “Can’t We Be Friends” eseguita da Louis Armstrong e Ella Fitzgerald. Ad accompagnarlo all’uscita gli altrettanto significativi e commoventi versi della canzone “La Foule” di Edith Piaf (“Écrassés l’une contre l’autre / nous ne formons qu’en un sol corps…”).

Il monologo, vincitore del Premio Annoni 2024, era stato rappresentato il 12 maggio scorso al Teatro Filodrammatici nell’ambito della Rassegna “Lecite visioni”.

Visto il giorno 21 dicembre 2024

(Carlo Tomeo)

Teatro Elfo Puccini, Spazio Atelier: “Piccola Bestia” di Tobia Rossi, con Riccardo Buffonini – Regia di Giacomo Ferraù (messa in scena dal 7 novembre al 21 dicembre nell’ambito del Progetto Sottopalco “Storie prima della scena: Focus sul drammaturgo Tobia Rossi”

Categorie RECENSIONI

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