
Si è svolto ieri sera al Teatro Carcano l’importante evento facente parte della Rassegna per la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le donne e che terminerà il 1° dicembre. Ad aprire la rassegna sono stati Alessio Boni e Omar Pedrini. Il primo ha recitato otto monologhi scritti su invito del Teatro da altrettanti autori letterari tra i più autorevoli: Massimo Carlotto, Andrea Colamedici, Pino Corrias, Edoardo Erba, Maurizio De Giovanni, Marcello Fois, Davide Mencarelli, Francesco Pacifico. Sono storie di circa 10 minuti l’una che inquadrano la tipologia di uomini sopraffattori, plagiatori, stupratori, uxoricidi che esercitano la loro violenza sulla donna. Il secondo ha accompagnato l’attore con il suono della sua chitarra elettrica. Boni è entrato nei caratteri dei vari personaggi protagonisti dei vari monologhi usando le sue capacità attoriali che hanno spaziato da toni rabbiosi a quelli affettati e lusingatori percorrendo tutto il territorio del nostro Paese a significare che la violenza sulla donna da parte degli uomini non lascia territori franchi. E in questo è ricorso alla propria duttilità recitativa espressa con varie cadenze dialettali delle quali si è mostrato padrone. Al suo fianco Omar Pedrini ha fatto da prezioso leitmotiv non solo con i suoni inediti della sua chitarra ma anche con modulazioni vocali in sintonia con i momenti più drammatici per meglio entrare nel mood del malessere sprigionato dalle storie. Il cantautore ha cantato a mo’ di intervallo tra un gruppo di monologhi e un altro una canzone del suo repertorio (“Sole spento”) volta al femminile.
Questi i titoli, con brevi sinossi, oggetto dei monologhi e i nomi degli autori:
“Il tifoso” (Eduardo Erba) – Il tifoso che sta partendo con gli amici per Liverpool per assistere a un’importante partita della nazionale, chiude a chiave la moglie in casa per impedirle di uscire mentre lui sarà via senza lasciarle neanche il cellulare, “Tanto a cosa le servirebbe?”. “Delle donne non bisogna fidarsi, hanno troppi grilli per la testa”. Lui non è come il suo amico che non lo accompagna a Liverpool perché dipende dai voleri della moglie solo perché è malata di leucemia. Ma sono cinque anni che dura quella malattia. E che sarà mai? Al momento della partenza riceve però la telefonata da un numero sconosciuto: è la polizia che lo chiama perché la moglie si è buttata da una finestra. E, costretto dal poliziotto che gli ingiunge di andare nell’ospedale dove la moglie è ricoverata per la rottura di una gamba, impreca con l’unico pensiero che la moglie lo abbia fatto apposta per impedirgli di partire.
“Fortunata” (Andrea Colamedici) È la donna che quando l’ha incontrata sembrava perfetta ma poi man mano che passava il tempo lui, con fare mellifluo, le faceva notare piccoli difetti che pur essendo impercettibili sarebbe stato utile modificare anche con interventi chirurgici. Lei ora deve sentirsi fortunata di aver conosciuto un uomo perfezionista e dall’alto gusto estetico che l’ha aiutata a migliorare il suo aspetto fisico.
“Il tuo bene” (Massimo Carlotto) Lui non sopporta che lei osi ribellarsi ai suoi voleri, che accampi troppe pretese, come uscire con le amiche in particolare le lesbiche quando dovrebbe condurre una vita alle sue dipendenze e che non si rifiuti quando lui vuole fare sesso. La schiaffeggia e poi le impone di chiedergli perdono perché lo ha costretto a essere violento. In fondo la picchia e la vuole dominare solo per il suo bene.
“Questa mania della felicità” (Marcello Fois) Lei desidera lavorare per sentirsi più indipendente. Lui le rinfaccia di essere una nullità, non è riuscita neanche a mantenersi un lavoro di insegnante precaria. Poi un giorno decide di portarla fuori in macchina. Lei sembra guardare il paesaggio fuori dal finestrino, è bella, si addormenta, lui è felice poi si chiede cosa vogliono quei poliziotti mentre si guarda le mani che hanno stretto il collo della donna.
“E poi chi pulisce?” (Pino Corrias) Lui vede sua moglie abbruttita, sciatta, la definisce una donna inutile che “non è stata capace neanche di dargli un figlio” solo aborti spontanei dopo due mesi. Ricorda quando l’aveva conosciuta e si era innamorato. “Avrei dovuto seguire i consigli di mio padre che mi diceva di non farmi fregare”. Ora non la sopporta più e immagina che un giorno la vedrà trasformata in un grosso scarafaggio e a lui verrebbe forte il desiderio di schiacciarla ma poi “chi pulisce?”
“Rosso rubino” (Maurizio De Giovanni) La storia d’amore nasce con un regalo di fidanzamento, un anello con un rubino. Poi, il matrimonio vissuto felicemente fino a quando lei gli confessa di essere innamorata di un altro uomo. Lui non può accettarlo: o mia o di nessuno. Sarà di nessuno.
“Non qui” (Francesco Pacifico) Lui è un regista che si trattiene sul set rimasto vuoto per procedere al montaggio. A fargli compagnia una giovane allieva desiderosa d’imparare. Lui si sente provocato dall’abbigliamento della donna e l’abbraccia ma lei si discosta con un “Non qui”. Quella breve frase lascia presagire una disponibilità in un altro luogo. Ma ora perché lei lo ha portato in tribunale accusandolo di stupro?
“Il ragazzo in bicicletta” (Davide Mencarelli) Quel che si dice un bravo ragazzo, di buona famiglia, andava bene a scuola senza essere il primo della classe, non aveva problemi, ora è fidanzato con una coetanea con la quale come si suol dire “va d’amore d’accordo”. E’ in bicicletta e sta tornando a casa dopo aver fatto visita alla ragazza, appare contento, prima di entrare nella casa dei genitori lascia la bicicletta vicino all’uscio. Sul pedale una macchia di sangue…
L’evento che si è svolto in un teatro completamente pieno ha riportato un enorme successo. Per conoscere il calendario completo della rassegna rimando al seguente articolo:
Biglietti
www.teatrocarcano.com
Posto unico numerato € 25,00
A eccezione dello spettacolo:
Ma cosa ho fatto? e Svelarsi Posto unico € 21,00
TEATRO CARCANO
Corso di Porta Romana, 63 – Milano
MM3 Crocetta/ MM4 Sforza Policlinico
T 02-55181362 info@teatrocarcano.com
