“La caccia al tesoro” al Teatro Filodrammatici – Recensione

Un’anziana donna in fin di vita è ricoverata in ospedale. I suoi due figli, fratello e sorella, si preparano a organizzare il funerale e a godere dell’eredità consistente in una galleria d’arte situata ai bordi di una piscina e piena di opere rimaste invendute che loro definiscono croste. L’uomo, un giovane pittore fallito dal nome di Art (Michele Di Giacomo) vive da solo nella casa di famiglia; la donna, Chic (Linda Gennari), è un’ambiziosa e rampante avvocatessa, aveva lasciato la casa dopo la morte del padre e perché in disaccordo con la madre. (si scoprirà più tardi che Art nutre il sospetto che la sorella non sia del tutto estranea al decesso del genitore). Nella casa è presente anche una ragazza slava, Mila (Ksenija Martinovic), assunta come badante che è anche un’esperta d’arte. È lei a possedere la lettera-testamento olografo che la morente ha scritto e ora si accinge a leggerlo. Con sorpresa si viene a scoprire che gli eredi non sono solo i fratelli presenti ma anche altri due che erano stati adottati in età adulta: la prima è Mila, l’altro è Rafa (Yudel Collazo), un uomo di colore che di lì a poco arriva nella casa per dare il suo ultimo saluto alla madre. Forte agitazione e scompiglio invadono le anime di quelli che pensavano di essere gli unici eredi che ora dovranno dividere l’eredità con quella considerata unicamente come badante e con un uomo mai visto prima e che improvvisamente irrompe nelle loro vite. Ma ciò che pesa più marcatamente è la difficile accettazione dei due personaggi extracomunitari con i quali bisognerà fare i conti per la divisione del patrimonio. I quattro si troveranno a dover superare incomprensioni e diffidenze reciproche per poter raggiungere un accordo e questo avverrà solo con il dialogo. “The House of Risin Sun”, la canzone che Art canterà alla fine, sembra indicare il risultato.

Questo è il tema della nuova commedia di Bruno Fornasari in scena dal 21 novembre all’8 dicembre che affronta l’argomento dell’accettazione dello straniero, sintomo di una società che, in contrasto con le idee progressiste ipocritamente contrabbandate, si dimostra all’atto pratico legato a pregiudizi malamente soffocati. In merito alla causa che provoca questo processo di esclusione, l’autore, che è anche regista, così commenta: <Molte ricerche e altrettante elezioni in giro per il mondo sembrano mostrare che un atteggiamento di rancore verso politiche inclusive non sia tanto una questione di destra o sinistra, ma sia più trasversale e diffuso tra chi ha una visione negativa della propria condizione di vita ed è pessimista rispetto a un’evoluzione della sua condizione sociale ed economica. Forse occorre dire chiaramente che i valori morali rischiano di ridursi ad un “bene di lusso“>. Nel trattare il tema Fornasari usa un linguaggio frammisto di toni caustici e ironici, tipico nelle sue scritture, toccando anche punte che generano una comicità dal sapore amaro.

Nello svolgimento dell’azione sono diversi i simboli che richiamano ai limiti della società odierna, la stessa figura di famiglia viene rappresentata mettendo a nudo conflitti irrisolti ma mascherati sotto una forma non autentica come accade, in un’ulteriore metafora, per le opere d’arte e la sua riproducibilità, di cui Mila in un determinato momento disserta chiedendosi se oggi vale di più l’opera originale o quella di un falso della stessa opera. Sicuramente sembra essere vincente la seconda perché nasconde una innata ipocrisia dietro una facciata vincente. Per inciso mi vengono in mente in relazione all’argomento due opere alla quali ho assistito proprio quest’anno: “Rohtko” del polacco Twarkowsi e “Simona, the Gangster 0f Art” di Jan Fabre. Per quanto riguarda invece la descrizione delle “croste” così come sono chiamate le opere invendute della galleria ci penserà Rafa a descriverle scendendo in platea con Chic e individuandole tra gli spettatori. D’altra parte, l’immagine proiettata sul fondo scena e che riproduce un quadro di David Hockney fissato al bordo di una piscina è, secondo Fornasari, il simbolo di “un luogo d’arte affacciato su un mare inquinato che nessuno sa come gestire al meglio”.

La commedia della durata di circa 90 minuti è scorsa senza interruzioni e si è avvalsa di una brava e affiata compagnia di artisti che hanno ricevuto convinti applausi dal pubblico numeroso. Repliche fino all’8 dicembre. I crediti e e le info per l’acquisto biglietti sono riportati in calce all’articolo.

Vista il giorno 22 novembre 2024

(Carlo Tomeo)

LA CACCIA AL TESORO

La caccia al Tesoro scritto e diretto da Bruno Fornasari con Linda Gennari (Premio ANCT 2022), Ksenija Martinovic (Premio A. Ristori  Mittelfest 2023), Yudel Collazo, Michele Di Giacomo

movimenti Marta Belloni – scena e luci Fabrizio Visconti – costumi Mirella Salvischiani – aiuto costumi Gloria Caprioli – assistenti alla regia Giulia Di Sacco, Federica Dominoni – direzione tecnica Silvia Laureti

produzione Teatro Filodrammatici di Milano con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo – Progetto NEXT 2023

crediti fotografici Laila Pozzo

debutto Prima nazionale

durata 90 minuti senza intervallo

Orario spettacoli: Ma, gi, ve, sa, ore 20:30; me, ore 19:30; do, ore 16:00

Informazioni: T + 39.02.36727550

biglietteria@teatrofilodrammatici.eu

Sito internet: www.teatrofilodrammatici.eu

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Categorie RECENSIONI

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