
Lo spettacolo, tratto dal celebre romanzo di Stevenson prodotto da Fondazione Teatro Di Napoli – Teatro Bellini, Marche Teatro e Teatro Stabile di Bolzano rappresentato a Milano al Teatro Carcano dal 12 al 17 novembre, inizia a sipario ancora chiuso. Sul proscenio avanza il Sergio Rubini, che ne ha adattato il testo insieme a Carla Cavalluzzi, e inizia a raccontarne la trama. Come è noto il protagonista è il Dr. Jekyll, rispettabile medico che, per indagare la parte nascosta di se stesso che lui chiama “l’ombra”, nei suoi esperimenti di laboratorio crea una pozione che, assunta, gli permette di sdoppiarsi in una persona dall’animo e dall’aspetto diversi che diventa responsabile di azioni efferate sempre più incontrollabili fino al punto che non sarà possibile tornare indietro, malgrado l’assunzione dell’antidoto. Tutte le sequenze delle sue ricerche venivano annotate in un libro che quando sua moglie lo scoprì e lo lesse ne rimase inorridita e lo diede alle fiamme. Ma misteriosamente il libro, sia pure un po’ rovinato, riuscì a salvarsi dalle fiamme e ora è in mano al narratore che inizia a leggerlo.
All’apertura del sipario si entra nel vivo nella storia. Uno scenario cupo rappresenta una strada londinese semibuia e avvolta nella nebbia con un alto edificio che si estende per i tre lati del palco e che, grazie a un calibrato effetto delle luci e movimentazione veloci degli arredi, mostra anche ambienti interni. A lato completa lo scenario il leggìo dal quale attinge il narratore Sergio Rubini. L’effetto è inquietante, la sensazione provata è quello di assistere a un thriller. All’inizio appaiono l’avvocato Utterson e suo cugino Richard Enfield. Il primo racconta che la sera precedente un uomo inseguito dalla folla perché aveva molestato una bambina che poi si era impiccata aveva raggiunto la porta di quella che poteva essere la sua abitazione e ne era uscito poco dopo per consegnare un assegno dalla somma cospicua ai suoi inseguitori inferociti in modo da tacitarli. Quello che stupisce Utterson è che l’assegno portava la firma del suo amico Dr. Jekyll. Successivamente Utterson incontrerà quell’uomo che si farà chiamare Mr. Hyde ma la cosa che lo lascerà sbigottito è che questi era stato nominato erede universale nel testamento di Jeckyll. Da qui si entra nel vivo della storia narrata da Stevenson che però nell’adattamento di Rubini e della Cavalluzzi prende una strada diversa, meno fantasiosa ma più vicina a una interpretazione in chiave psicoanalitica. Così Rubini, che è anche regista, ha dichiarato: “Partendo dalla considerazione che il celebre romanzo di Stevenson “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde” è un’apologia sulla condizione umana, avendo come tema centrale il doppio che poi è il doppio che alberga in ognuno di noi, abbiamo sviluppato una drammaturgia in chiave più chiaramente psicanalitica, più vicina a quelle teorie che si svilupparono quasi mezzo secolo dopo la pubblicazione del racconto stevensoniano e che ebbero il massimo dell’espressione negli approdi scientifici prima di Freud, poi di Jung. Il nostro testo, infatti, spogliato da qualsiasi soluzione allegorica usata da Stevenson – che dà il carattere fantastico a tutta la storia, come la metamorfosi di Jekyll in Hyde attraverso un esperimento chimico, la cosiddetta “pozione” -, è piuttosto un viaggio nell’inconscio, nella fattispecie di un famoso luminare della medicina, Henry Jekyll, che ambendo all’individuazione di quelle che sono le cause della malattia mentale, si fa cavia e diventa poi vittima delle sue stesse teorie, tirando fuori dalla caverna del conscio ciò che è a lui stesso nascosto, la sua ombra, il suo Hyde”.
E infatti, ferma restando l’ambientazione d’epoca, portata a circa un ventennio successivo alla data del romanzo, più vicino agli anni delle diffusioni delle teorie sulla psicoanalisi di Freud e Jung, viene messa in maggiore evidenza la tragedia del personaggio Hyde, dove il dolore da lui sentito per la sua condizione diventa il vero protagonista della pièce e questo aspetto trova riscontro nella scenografia fosca, nella musica e nei suoni dai toni tenebrosi propri di una storia noir. Il Mr. Hyde creato da JeKyll prende il sopravvento sul suo creatore e tra loro si instaura una lotta alla quale solo la morte di uno dei due potrà porre la fine. La morte dell’uno sarà anche la morte dell’altro e quando Jekyll in un momento in cui si ritrova a essere padrone del suo lato “buono” chiederà di essere aiutato a porre fine al suo dramma.
Sergio Rubini ha creato uno spettacolo prorompente, dal taglio cinematografico, ricco di colpi di scena cadenzati da momenti sorprendenti e da effetti speciali grazie alla scenografia imponente di Gregorio Botta che si è avvalso dell’assistente Lucia Imperato, delle luci disegnate da Salvatore Palladino e degli effetti sonori di Alessio Foglia. Chiara Aversano con il disegno dei costumi ha ben inquadrato l’epoca vittoriana d’ambientazione dello spettacolo. Daniele Russo e Sergio Rubini si sono distinti per le doppie interpretazioni sostenute: il primo nelle parti di Jekyll e Hyde, il secondo nelle vesti del narratore e in quelle di Hastie Lanyon, amico di Hutterson. Quest’ultimo è stato interpretato con attenta e precisa professionalità da Geno Diana. Molto bravi e ben inseriti nei personaggi anche gli altri membri della Compagnia, che hanno sostenuto diversi ruoli.
Applausi copiosi nel giorno dell’ultima recita alla quale ho assistito.
Visto il giorno 17 novembre 2024
(Carlo Tomeo)
IL CASO JEKYLL Tratto da Robert Louis Stevenson – adattamento Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini – regia Sergio Rubini – con Sergio Rubini e Daniele Russo – e con Geno Diana, Roberto Salemi, Angelo Zampieri, Alessia Santalucia – scene Gregorio Botta – scenografa assistente Lucia Imperato – costumi Chiara Aversano – disegno luci Salvatore Palladino – progetto sonoro Alessio Foglia – foto di scena Flavia Tartaglia – produzione Fondazione Teatro Di Napoli – Teatro Bellini, Marche Teatro, Teatro Stabile di Bolzano
dal 12 al 17 novembre 2024 al TEATRO CARCANO Corso di Porta Romana, 63 – Milano
