
“La commedia che mi ha dato maggior dolore”, con questa frase iniziale viene diffusa la voce di Eduardo De Filippo come prologo allo spettacolo “La grande Magia” diretto da Gabriele Russo in prima milanese ieri sera al Teatro Strehler. In effetti il commediografo napoletano aveva un buon motivo per provare quella sensazione di disagio se si considera l’iniziale sfortuna che la commedia incontrò al suo apparire nel 1948 a causa della reazione negativa da parte di un pubblico non pronto a raccogliere l’innovazione apportata dall’autore nella tematica affrontata dove si parla di un uomo che, per sfuggire alla sofferenza causata dal tradimento della moglie, si costruisce un suo mondo irreale fatto d’illusione. Già nell’anno precedente De Filippo aveva scritto e portato in scena una commedia avente anch’essa per soggetto il tradimento e le menzogne nei rapporti coniugali (“Le bugie con le gambe lunghe”) che però, sia per la scrittura che per la dinamica scenica, fu bene accolta perché ancora vicina al genere cui il pubblico era abituato ad assistere.
Il protagonista de “La grande magia” è Calogero Di Spelta, uomo gelosissimo della moglie Marta. La coppia è in vacanza in una località marina dove è presente anche Mariano D’Albino, amante della donna. I due per avere quindici minuti d’intimità si accordano con Otto Marvuglia, un illusionista che è arrivato sul luogo per eseguire uno spettacolo durante il quale fingerà di fare scomparire Marta per farla poi riapparire dopo i quindici minuti dell’accordo pattuito e per il quale ha ricevuto un compenso dal D’Albino. Quest’ultimo, però, approfittando del momento in cui resterà solo con la donna la convincerà ad abbandonare il marito per fuggire con lui a Venezia. Quando Marvuglia si troverà a mal partito perché non sarà in grado di far ricomparire la donna farà credere a Di Spelta, sempre più nervoso e insistente per riavere la moglie, che per magia ella è finita prigioniera in una scatola che potrà essere aperta per liberarla solo compiendo da parte dell’uomo un atto di fede sulla fedeltà della moglie. Con questo dilemma l’uomo imbraccia la scatola e si allontana confuso. Nel proseguire della vicenda Di Spelta è sempre più tormentato e alla fine troverà una ragione di vita nell’illusione che potrà mantenere e padroneggiare solo con la decisione di aprire o no la scatola.
Gabriele Russo si è attenuto con scrupolo al testo di Eduardo. Dove però ha fatto pesare la sua impronta registica è stato nella direzione sulla recitazione degli attori e nella scelta scenica. In una scenografia che unisce il visionario e l’onirico si svolge il dramma dal sapore grottesco e nello stesso tempo doloroso dell’uomo tradito e sbeffeggiato che, non riuscendo ad accettare un eventuale tradimento della moglie, sente di poter sopravvivere solo non aprendo la cassetta. E il suo eloquio, apparentemente fatto di discorsi che travalicano la ragione, accresce d’intensità nel procede dell’azione raggiungendo il culmine nel finale quando riferendosi alla cassetta griderà “Chiusa! Chiusa! Non guardarci dentro. Tienila con te ben chiusa e cammina”. A nulla serviranno gli interventi dell’illusionista Marvuglia che, nel momento in cui potrà farlo perché la donna fuggitiva è tornata all’ovile, in un rigurgito di onestà tardiva, vorrà fare luce nella mente dell’uomo. E ancor meno potrà farlo la moglie fedifraga con la confessione del proprio tradimento.
Se nel corso della rappresentazione, e in particolare nel secondo e terzo quadro (che corrispondono ai tre atti originali ma che vengono resi in un uno unico che si svolge senza soluzione di continuità con solo la breve interruzione del cambio degli ambienti), la recitazione, specialmente quella dei due protagonisti, ha in alcuni punti un taglio che ricorda il clima delle opere pirandelliane ed è ricca di sfumature a seconda delle situazioni che si vengono a creare, quella all’inizio, invece, che si svolge tra le villeggianti Signore Zampa e Lo Cascio nel loro colloquio pettegolo è irruente, come se l’una volesse sopraffare l’altra, e in questo modo anche una delle piccole parti della messa in scena, che potrebbe apportare una nota di comicità, viene attutita. Encomiabile scelta della regia che ha voluto asciugare la commedia da eccessive venature comiche che rispetto all’originale erano presenti, sia pure non numerose, e questo ha conferito maggiore rigore alla rappresentazione il cui tema fondamentale è la triste condizione umana vittima delle sue ossessioni che porta alla follia.
L’illusione, uno dei temi dell’opera, ha trovato una sua singolare esposizione nel momento in cui sarebbero dovuti apparire in scena per mano di Marvuglia i fiori distribuiti alle signore, il sarcofago dove chiudere Marta, il canarino in gabbia il cui verso è affidato alla voce di Michele Di Mauro: mettere in scena fisicamente questi oggetti sarebbe stato derogare all’impronta non naturalistica della pièce. Altra scelta originale e degna di nota della regia.

Grazie alla sapiente guida di Gabriele Russo tutti i componenti della Compagnia hanno dimostrato ottime capacità attoriali. I protagonisti Natalino Balasso e Michele Di Mauro, rispettivamente nei ruoli di Calogero Di Spelta e Otto Marvuglia, hanno sostenuto una prova di bravura felicemente superata confermandosi ancora una volta gli attori di razza che sono. Una lode particolare merita la versatile Sabrina Scuccimarra nei panni di Zaira, moglie di Otto Marvuglia. Fondamentali le scene disegnate da Roberto Crea illuminate dalle luci di Pasquale Mari, oltre alle musiche e al progetto sonoro, dovuti ad Antonio Della Ragione, che toccano punte anche inquietanti a significare quasi un’attesa indefinita di cosa che sta per accadere.
Lo spettacolo è stato molto apprezzato dal pubblico che l’ha dimostrato con convinti e ripetuti applausi. Repliche fino a domenica 10 novembre. In calce all’articolo le info per le modalità di acquisto biglietti.
Visto il giorno 5 novembre 2024
(Carlo Tomeo)
La grande magia di Eduardo De Filippo, regia Gabriele Russo
con Natalino Balasso e Michele Di Mauro
e con (in ordine alfabetico): Veronica D’Elia, Gennaro Di Biase, Christian di Domenico, Maria Laila Fernandez, Alessio Piazza, Manuel Severino, Sabrina Scuccimarra, Alice Spisa, Anna Rita Vitolo
scene Roberto Crea, luci Pasquale Mari, costumi Giuseppe Avallone, musiche e progetto sonoro Antonio Della Ragione
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Biondo Palermo, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
La grande magia al Teatro Strehler – Durata 120 minuti senza intervallo
Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica, ore 16.
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org
