
Il Teatro San Babila ha aperto felicemente ieri la sua stagione con uno dei testi contemporanei che incontrò enorme successo sia in Europa che negli stati Uniti fin dal momento in cui fu creato dall’autrice, la famosa Yasmina Reza. Il titolo è “Le die du carnage”, in italiano “Il dio del massacro”, che debuttò in Svizzera nel 2006 e dal quale Roman Polanski trasse nel 2011 la versione cinematografica con il semplice titolo di “Carnage”. La trama della commedia si svolge interamente nel salotto dei coniugi Véronique e Michel Houllié che hanno invitato Annette e Alain Reille per risolvere una questione che ha visto protagonisti i loro rispettivi figli undicenni Bruno e Ferdinand. Il primo è stato colpito ai giardinetti con un bastone dal coetaneo Ferdinand riportando la tumefazione del labbro superiore e la rottura degli incisivi. All’inizio è Véronique che prende la parola leggendo agli ospiti la dichiarazione che lei ha preparato per descrivere l’accaduto e invita poi i Reille a scrivere la loro. Costoro, a parte la sostituzione di un termine ritenuto esagerato, ne firmano l’approvazione. Dopo queste premesse che vede tutti d’accordo si passa a un’amena conversazione fatta di convenevoli dove le due coppie iniziano a scambiarsi bonarie informazioni sulle rispettive attività lavorative ogni tanto interrotte dalle telefonate che Alain riceve dal cellulare e alle quali non riesce a non rispondere perché ha in ballo una causa importante dove lui, avvocato, presta la difesa di una casa farmaceutica accusata da un gruppo di pazienti che avevano riportato danni dopo aver assunto un medicinale prodotto proprio da quella casa (senza entrare nel dettaglio, per non spoilerare, quel farmaco rivestirà un ruolo non secondario nella vicenda). Intervallate a queste, e a interrompere ulteriormente la chiacchierata fra i quattro, giungono anche le chiamate telefoniche della madre di Michel che è preoccupata per la propria salute. E tuttavia, nonostante le buone intenzioni iniziali, i quattro, complici alcuni pretesti e punti di vista differenti, iniziano scivolare in discussioni accese che li condurranno per fasi alterne a litigare prima coppia contro coppia e poi mogli contro i propri mariti. L’ambiente quasi immacolato costituito dal bianco intenso del divano centrale, dalle due sedie sulla sinistra e dagli armadietti laterali sui quali poggiano due vasi di tulipani, emblema di armonia, si trasforma in un un ring simbolico dove le frasi, che arrivano a diventare anche ingiuriose, si accompagnano ad azioni di natura fisica e chi ne fa le spese sono una rarissima e ormai introvabile riedizione di più di vent’anni prima del catalogo della mostra di Kokoschka del ’53 a Londra, copiosi spargimenti di Kouros ed esagerati consumi di rhum Coeur de Chauffe ritenuto particolarmente pregiato perché invecchiato di 15 anni.
Personaggi che per apparire civili assumono maschere di circostanza che servono a nascondere il dio ancestrale che è nascosto dentro di loro e che li porta a compiere azioni nefande, il dio del massacro, appunto che, in un drammatico momento della pièce, Michel riesce a pronunciare. Ed è tutta una serie di azioni volte alla carneficina psicologica quelle che avvengono nel salotto degli Houllié dove il male si rivela non solo con l’azione fisica ma anche con la parola perché, come sostiene Annette in un tentativo di difendere il figlio, anche l’insulto può essere un’aggressione. Una commedia che sa scavare con profondità nei rapporti umani di oggi e in particolare in quelli famigliari dove i figli, come l’esasperato Michel sosterrà, fagocitano la vita dei genitori e la sgretolano e Yasmina Reza è maestra nell’affrontare con ironia e sarcasmo tale problematica. Lo fa senza esclusioni di colpe o censure, al limite del politicamente scorretto. I personaggi protagonisti delle vicende dei suoi soggetti, che all’inizio appaiono empatici, nel progredire della trama scoprono la natura reale della negatività del proprio io e i segni delle proprie debolezze. Si pensi per esempio a suoi testi come “Conversazioni dopo un funerale” o “Arte” o “Bella figura” fino al recente “James Brown si metteva i bigodini”. Si ride molto ne “Il dio del massacro”. Ma si ride amaro perché la scrittura induce a più di una riflessione sulla fragilità dell’essere umano di fronte alle relazioni sociali contemporanee.
I quattro attori della Compagnia Areté Ensemble Cipriani Gambaccini non si sono risparmiati nei difficili ruoli dei quattro genitori con una recitazione che è aumentata di ritmo nel procedere dell’azione e che diventa sempre più incalzante. La vicenda, per l’argomento affrontato, procede per paradossi sfiorando in alcuni punti anche il surreale regalando momenti di intensa comicità. Per l’allestimento scenico la regia si è attenuta con scrupolo alle indicazioni fornite dall’autrice nel suo scritto.
Grande successo di pubblico alla prima di ieri sera. Repliche questa sera alle ore 20,00 e domani alle ore 16,00. Consiglio vivamente la visione. In calce all’articolo le info per acquisto biglietti.
Vista il giorno 18 ottobre 2024
(Carlo Tomeo)
Areté Ensemble Cipriani Gambaccini
“Il dio del massacro” di Yasmina Reza con Michele Cipriani, Arianna Gambaccini, Saba Salvemini e Annika Strohm – regia Areté Ensemble – M. Cipriani – A. Gambaccini
TEATRO SAN BABILA
18-19 ottobre ore 20 – 20 ottobre ore 16
BIGLIETTI: Intero 25 – Under/over 20
ORARI BIGLIETTERIA: La biglietteria è aperta da martedì a venerdì dalle ore 14 alle ore 17
e un’ora prima di ogni spettacolo
TEATRO SAN BABILA Corso Venezia 2/A – 20121 Milano – Telefono 02 46513734 – info@teatrosanbabilamilano.it – http://www.teatrosanbabilamilano.
