“Re Lear” al Teatro Elfo Puccini – sala Shakespeare

22 ottobre > 17 novembre | sala Shakespeare

Re Lear

di William Shakespeare

traduzione Ferdinando Bruni

uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

con Elio De Capitani e Mauro Bernardi, Elena Ghiaurov, Mauro Lamantia, Giuseppe Lanino, Viola Marietti, Giancarlo Previati, Alessandro Quattro, Elena Russo Arman, Nicola Stravalaci, Umberto Terruso, Simone Tudda

luci Michele Ceglia, suono Gianfranco Turco, movimenti coreografici Stefania Ballone

produzione Teatro dell’Elfo, Teatro Stabile dell’Umbria

«Re Lear è una montagna erta, rocciosa e corrusca: dalla sua cima avvolta da nuvole scure arrivano bagliori che illuminano le profondità di noi poveri esseri umani». Ferdinando Bruni e Francesco Frongia introducono con queste parole la produzione di cui hanno firmato regia, scene e costumi, affidando all’interpretazione di Elio De Capitani – potente e intima nei suoi chiaroscuri – il ruolo del vecchio e tormentato re, protagonista di un doloroso viaggio alla scoperta di sé. I fondali disegnati da Bruni circondano lo spazio con una danza macabra, una teoria di scheletri che indossano corone dorate per emergere dal buio della scena. Il trono del re che rinuncia al suo potere è un cumulo contorto di legno e metallo, che ingloba sedie, poltrone, lance e armi da fuoco. Sono macerie, come anche gli altri elementi che scandiscono la scena, attraversata da minacciose divise, da scarponi anfibi, ma anche da abiti da sera, dal nero dei quali si distaccano solo Cordelia e il matto. Lo spettacolo, coprodotto da Teatro Stabile dell’Umbria, ha debuttato il 18 ottobre 2023 e nella stagione 2024/25 viene riproposto in sede e in tour.

«Il viaggio per noi è iniziato ancora una volta dalle parole, raccontano i registi, dalla traduzione, cioè dal trasporto di suoni e senso da una lingua all’altra, da una remota pagina scritta alla tridimensionalità del palcoscenico. Tradurre vuol dire inoltrarsi in un testo come in una foresta di significati possibili, vuol dire farsi continue domande sul percorso da seguire, su quali strade scegliere, su quali bivi imboccare. Ogni traduzione è un’ipotesi, mai una certezza. È la stesura, passo dopo passo, di una mappa, è lo scheletro della rappresentazione. Alla partenza solo la bussola di due certezze: Shakespeare è sempre un ‘nostro contemporaneo’ (Jan Kott) e ‘il teatro è il luogo dove si ascoltano le parole che non si sentono altrove’ (Peter Brook). Quello che parla di noi nel Re Lear è contemporaneo perché è eterno, ci tocca da vicino perché è il racconto uno dei viaggi più strazianti dell’uomo verso la sua vera essenza».

«Elio De Capitani è un Re Lear straziato, non titanico ma quasi amletico: l’irruzione della follia in un uomo, un sovrano che era potente e saggio, e quindi, letteralmente impazzisce. Il suo modo di recitare, muoversi, il suo impercettibile barcollamento non da folle o ubriaco ma da uomo minato da un morbo, ne fanno prima ancora uno sconfitto che un folle. Certo De Capitani è un cechoviano, e tale è, sottilmente, il suo Lear (come è beckettiano quello storico di Glauco Mauri). Ma è apprezzabile che dopo il successo arriso all’attore con la prova titanica di Achab in Moby Dick alla prova, non si lasci trascinare dal titanismo (possibile interpretazione della demenza senile di Lear), approfittando della sua possanza e della forza vocale, ma crei un Lear che ci appare, prima ancora che impazzito, sconfitto. Ed è ben coadiuvato da attori intensi e mossi bene dai registi in questa danza apparentemente macabra, ma in realtà compassionevolmente drammatica». (Roberto Mussapi, Avvenire)

«C’è nel Re Lear dell’Elfo qualcosa di profondamente originale o, se si preferisce, di inconsueto. Ce lo annuncia la prima scena, la prima immagine. […] La comparsa del re: è lassù, in alto. Ma dove? È seduto su una vecchia poltrona da robivecchi, la poltrona è appollaiata su una quantità di oggetti che sembrano già destinati al mercato, tavole, cassetti, scatole, sedie. […] C’è in questa immagine una doppia idea: il regno è povero, è già decaduto; e – più avanti che nell’immaginazione di Shakespeare e nella realtà delle sue fonti – siamo in un momento storico che si sta avvicinando a un mondo borghese. Ed ecco, allora, l’Elfo che resta ben saldo nelle sue radici: il mondo borghese non è così diverso dal mondo antico, la natura dell’uomo è invariata». (Franco Cordelli, Corriere della Sera)

«Re Lear con cui il Teatro dell’Elfo celebra il mezzo secolo di vita non si propone come uno sfoggio di bravura – un’ardua vetta orgogliosamente conquistata – quanto come tappa di una lunga e responsabile frequentazione del Bardo. In altre parole, lo spettacolo in una scenografia semplice ma tutt’altro che banale non ‘affronta’ il testo: lo studia con calma, tenendo presente che a teatro non si può rappresentare se prima non si è capito». ( Masolino d’Amico, La stampa)

Teatro Elfo Puccini, sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano

Prezzi: intero € 38/34 | <25 anni € 15 | >65 anni € 20 | online da € 16,50

Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021

http://www.elfo.org

Categorie comunicato stampa

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