
22 e mercoledì 23 ottobre ore 20.30
nell’ambito di ITACA Occhio al futuro – Nuove drammaturgie per ripensare il teatro
Prima Nazionale
FanniBanni’s
INIZIA CON LA LETTERA A
Concept Giorgia Favoti
Drammaturgia e regia Giorgia Favoti, Rocco Ancarola
Con Gabriele Anzaldi, Giorgia Iolanda Barsotti, Nicoletta Nobile
Consulenza artistica Rita Frongia
Consulenza scene e costumi Marina Conti
Costruttore e supporto tecnico Giovanni Di Capua
Audio Gabriele Anzaldi
Foto e video Masiar Pasquali
Produzione Artisti Drama con FanniBanni’s
Con il sostegno di SIAE nell’ambito del programma “Per chi crea”
Ufficio stampa Raffaella Ilari
Promozione Giulia Zaccherini
La sezione “Itaca. Occhio al futuro!” si apre martedì 22 e mercoledì 23 ottobre alle ore 20.30, con il debutto di “Inizia con la lettera A” di FanniBanni’s, drammaturgia e regia di Giorgia Favoti e Rocco Ancarola, con Gabriele Anzaldi, Giorgia Iolanda Barsotti e Nicoletta Nobile, uno spettacolo che, insieme a “Chi resta” di Matilde Vigna, rappresenta un dittico tematico singolare pensando al rapporto tra futuro e nuove generazioni, eppure significativamente presente nella top10 dei temi più presenti negli spettacoli di compagnie giovani: il confronto con la morte dei propri genitori, per arrivare a indagare il tema dell’eredità e di cosa significhi essere figli-eredi.
“Inizia con la lettera A” vede in scena due sorelle che si incontrano davanti a una porta, dietro alla quale c’è il corpo del padre. Un clown dei funerali entra ed esce dalla porta. Le due sorelle, invece, pare che non riescano ad aprirla. Eppure rimangono lì. E se aprissero quella porta? Se si trattasse di un’eredità imbarazzante, che crea vergogna o rabbia? Se invece non arrivasse ciò che ci si aspetta, se si ereditasse una mancanza? Nello spettacolo, attraverso il linguaggio della black comedy, verità scomode si confondono con giochi d’infanzia come incubi a occhi aperti. Ereditare qualcosa che forse si odia, ma che anche si invidia e si desidera. Per aprire la porta? Bisogna decidersi a fare i conti con quello che ci viene lasciato.
Lo spettacolo, prodotto da Artisti Drama con FanniBanni’s, ha il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”.
FanniBanni’s, giovane compagnia che, partendo da drammaturgie originali, si interroga sul tempo presente, è formata da Rocco Ancarola, Gabriele Anzaldi, Giorgia Iolanda Barsotti, Giorgia Favoti e Nicoletta Nobile, diplomatisi presso l’accademia teatrale di ERT-Emilia Romagna Teatro. Nel 2021 è finalista al Premio Scenario con “Biancaneve e i sette nazi”, riscrittura della fiaba originale per indagare quali costruzioni sociali ci lasciano le narrazioni che abbiamo assimilato fin da bambini. Nel 2023 è finalista al Premio Scenario con “0®4 (Suoni dal remoto attuale)”, con il progetto “Tutte le immagini scompariranno” viene selezionato per “Indagine Milano” in collaborazione con Mare Culturale Urbano e Piccolo Teatro. Vincitore nel 2023 del bando SIAE “Per chi crea” con il nuovo progetto “Inizia con la lettera A”.
Note di regia
«A cosa dicono addio le due protagoniste? Cosa resta del padre? Quel padre così atteso e idealizzato, a tratti odiato, così ingombrante e allo stesso tempo sconosciuto. Per entrambe è arrivato il momento di affrontare il passato e andare avanti, un passato su cui tutto tace, ma che plasma profondamente le loro identità. La nostra ricerca è nata dal bisogno di indagare cosa vuol dire ereditare, essere figli-eredi. Non a caso dietro alla porta si trova il padre, simbolo della legge e di Dio. E se ereditare è sempre un movimento attivo, mai passivo, cosa scegliamo noi, proprio nel momento in cui questo passaggio appare così complesso? Ce lo siamo chiesto guardandoci negli occhi e anche se non abbiamo trovato una risposta precisa, abbiamo cercato insieme. Forse quella porta è un tramite col passato, forse un tramite con chi non c’è più, con chi ci parla ancora, con chi ci accompagnerà sempre. Nel bene e nel male. La ricerca dal punto di vista testuale ha perseguito gli esempi dei surrealisti e del teatro dell’assurdo per non incappare nella retorica tanto adatta a temi come “la morte del padre”, “l’eredità”, “il passaggio generazionale”, oltre a proseguire la strada della black comedy, per noi già iniziata con lo spettacolo Biancaneve e i sette nazi. Dedichiamo questo spettacolo a chi non c’è più, a chi ci ha resi quelli che siamo. A chi vorremmo ancora qui con noi. In questo modo quel passato così spaventoso dietro alla porta, è in realtà tutto ciò che ci manda avanti. A te amico mio, avresti avuto da ridire, lo so. Ma avresti riso. A te amico mio, ti porto in ogni mio respiro». (Giorgia Favoti, Rocco Ancarola, FanniBanni’s)
INFORMAZIONI E BIGLIETTERIA
Martedì, mercoledì ore 20.30
DURATA SPETTACOLO 60 minuti
PREZZI Intero 22€ – Under30 18 € – Over 65 / Under 14 12 €
Convenzioni 20 € – Scuole di teatro 12 € – Prevendita e prenotazione 1 €
Info e prenotazioni +39 0269015733 biglietteria@teatrofontana.it

24 – 27ottobre
CHI RESTA
Uno spettacolo di Matilde Vigna e Anna Zanetti
testo Matilde Vigna
regia Anna Zanetti
con Daniela Piperno, Matilde Vigna
video Federico Meneghini
progetto sonoro Alessio Foglia
musiche originali spallarossa
luci Umberto Camponeschi
dramaturg Greta Cappelletti
consulenza, scene e costumi Lucia Menegazzo
consulenza scientifica dott. Matteo Nobili
scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttore Sergio Puzzo
scenografa decoratrice Benedetta Monetti
direttore tecnico Massimo Gianaroli
capo elettricista Sergio Taddei
fonica Manuela Alabastro
sarta Elena Dal Pozzo
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, La Corte Ospitale
con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, con il contributo di Regione Emilia-Romagna
Dal 24 al 27 ottobre Matilde Vigna e Anna Zanetti presentano Chi resta, una produzione Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale e La Corte Ospitale.
Lo spettacolo si muove tematicamente in coppia con Inizia con la lettera A di FanniBanni’s: al centro di entrambi i titoli c’è infatti la morte di un genitore. La perdita e il lutto spalancano una tensione verso ciò che trascende i limiti dell’esistenza umana: il cosmo, l’eternità dello spazio, la coscienza scientifica del nostro esserci, che diventano simboli di un futuro remoto in cui proiettarci per restituire un significato al nostro attraversamento della Vita.
Di fronte alla perdita dell’ultimo genitore, una figlia rimane sola a doversi occupare di ri-costruire una vita propria a partire dai cocci della vita precedente.
I ricordi arrivano all’improvviso, inattesi, dolorosi, e si fanno concreti, perché la madre compare, come per magia, ad aiutare la figlia ad uscire da queste tenebre apparentemente senza fine. Perché i nostri morti sono sempre con noi, appena al di là del nostro sguardo. Il progetto registico della pluripremiata attrice under 35 Matilde Vigna e Anna Zanetti sviluppa le immagini racchiuse nel testo attraverso un lavoro sulla relazione tra due interpreti (Matilde Vigna e Daniela Piperno) nella cornice di un paesaggio interstellare fatto di video, luci e sonorizzazioni.
Chi resta parla delle responsabilità che sommergono, della grottesca burocrazia post-mortem, di un dolore che divora tutto e che riporta all’infanzia. La madre però è ancora lì e ci accompagna in un fantastico viaggio oltre la gravità terrestre fino ai buchi neri: un viaggio cosmico, scientifico, narrativo e visivo.
DALLA RASSEGNA STAMPA
“Quanti rapporti genitori-figli non risolti… Quante strade, durante l’esistenza, si sono lastricate di cattivi pensieri e quanti altrettanti sensi di colpa. Emergono dolorosi proprio quando un genitore scompare. Nel momento in cui si accinge a lasciare. Come un viaggiatore nello spazio che, indossata la tuta bianca e incornato il grande casco d’astronauta si volta indietro per l’ultima volta, magari sulle note di “Starman”, l’uomo delle stelle di David Bowie. Se si è stati capaci di fare tesoro, ascoltando e magari interloquendo pure in modo brusco, tanto di guadagnato. Viceversa, rien a faire. E’ questo il modo di elaborare il lutto, superare il dolore, anche quello più profondo. Solo facendo i conti con i nostri fantasmi possiamo ritrovare il coraggio di vivere e riprendere il cammino. “Chi resta” è un luminoso gioiellino teatrale. La dimostrazione che si può scrivere di contemporaneità narrando dei nostri giorni tenendo incollato alla visione e all’ascolto, e fino all’ultimo, anche un pubblico smaliziato e competente come quello bolognese delle Moline che ha registrato costantemente ogni sera il sold out.” Walter Porcedda – Gli Stati Generali
“Il duello affettivo è su due registri di recitazione, tra Piperno e Vigna, due diverse bravure, quasi un passaggio di testimone attoriale. […] Se la madre è la proiezione mentale di una figlia, Chi resta mette in scena una rivoluzione copernicana della coscienza della figlia che dopo un crescendo di schermaglie e una vera e propria resa dei conti, si ribalta grazie allo svuotamento degli armadi, un gesto così comune e profondo, un vero rito privato del lutto. […] E un monologo toccante quello che avvia lo spettacolo a una fine che non è un finire. La terra è dove lei non è , come recita un libro sul lutto materno di Roland Barthes. Vigna qui dà una prova del suo talento, quasi cancella la recitazione, rendendola naturale e di impatto emotivo, creando una tensione intima […]” Mario De Santis – Huffington Post
“C’è un’aura delicata, un calore familiare in questo nuovo spettacolo ideato e diretto da Matilde Vigna e Anna Zanetti. […] Nel buon teatro il realismo è sempre magico, ecco allora che in questo cerchio bianco il tempo diventa rarefatto ed è più un tempo dei sentimenti che una costante.” Andrea Pocosgnich – Teatro e critica
“L’opera teatrale, pur nella sua essenzialità risulta complessa, arricchita da una performance attorale robusta. […] Incombono i temi della maternità, della crisi climatica e della ricerca di nuovi modelli di sopravvivenza in un intreccio narrativo che spazia tra passato e presente, tradizione e cambiamento: sono molte cose insieme, che fanno in parte evaporare la pienezza emotiva della prima parte ma che con qualche aggiustamento – forse ancora sul tono dell’ironia – possono trovare un equilibrio. Il pubblico giovane mostra un’empatia comunque particolare verso la struttura narrativa. Forse la chiave da considerare è anche questo particolarissimo momento della storia della comunicazione, in cui si creano registri generazionali, con ritmi e forme che più facilmente dialogano con le nuove generazioni, fenomeno anche questo interessante e fondamentalmente alla base dello spettacolo.” Renzo Francabandera – PAC
“Ma la solitudine di cui parla Vigna non rimane intimistica e confinata al personale dolore della perdita, inserendosi sullo sfondo più ampio e viscoso di una generazione di giovani adulti segnata dall’incertezza e dall’instabilità, come già nel precedente Una riga nera al piano di sopra. Sono continui i rimandi al lavoro, che sottrae il tempo delle relazioni, isolando e generando un senso di colpa che aleggia nella consapevolezza di non poter tornare indietro per recuperarlo. E il riscaldamento globale, non più un’ombra sul futuro ma uno scenario ormai evidente sul nostro presente. La questione della maternità, dell’assenza di maternità, che sembra non essere una scelta di fronte a un presente e un futuro precari, tanto da un punto di vista economico quanto ambientale, crescendo al tempo stesso in una cultura che nonostante tutto ancora oggi lascia poco spazio a immaginari comunitari alternativi al tradizionale nucleo familiare. Una figlia, dunque, che non sarà madre, si pone quella domanda tutta umana di che cosa resterà, dalle radici all’ultimo ago di pino.” Petra Cosentino Spadoni – Altrevelocità
“Le parole sono schegge: scavano, svelano, portano alla luce. È una veglia lucida, una resa finale che coinvolge tutti, gran parte del pubblico misto e soprattutto giovane che assiste in quel silenzio che si fa coro a questo ping pong di battute sinuose e ironiche che assestano colpi precisi. […] Vigna costruisce una genealogia di donne che si parlano da un’epoca all’altra, affidandosi e tramandando storie sommerse, racconti che sanno di casa, terra natale, che ti mettono di fronte al fatto compiuto, a quella sensazione perenne che ti assale e non ti dà tregua di essere eterni precari, eterni “giovani” in attesa del proprio momento, impegnati sempre a dover dimostrare qualcosa, in un presente che appartiene ancora a chi ci ha preceduto e non lascerà neanche una briciola a chi viene dopo. […] Perfetta e giustissima da questo punto di vista la scelta di Daniela Piperno, attrice formidabile, icona del teatro italiano con la t maiuscola, che in questa partitura incarna e fa sua ogni smorfia, respiro, posa, piglio ironico e snervante di una madre che non molla la presa, neanche quando non c’è più. In un’ora di messa in scena asciutta e godibilissima, il rapporto tra queste due presenze cresce, matura, si sistema nelle pieghe morbide di scambi verbali acuti che scandiscono il ritmo emotivo di un incontro e di una caduta.” Francesca Saturnino – Doppiozero
“La drammaturgia, pur conservando una serrata e disinvolta fluidità e dosando con saggia acutezza riso e malinconia, esplora con implacabile bisturi quell’atavico rapporto, sottolineandone le trasformazioni dettate dalle peculiarità della società contemporanea che, proclamando la sicura autonomia e autosufficienza delle figlie, ne soffoca e colpevolizza dubbi e fragilità, condannandole così a un persistente sentimento di inadeguatezza. […] Chi resta è una commedia che fa ridere e piangere, riflettere ed emozionare: la seconda, convincente tappa di un percorso artistico/drammaturgico che siamo certi proseguirà con concreto successo.” Laura Bevione – Dramma.it
“Matilde Vigna senza fronzoli alcuni, si muove con Daniela Piperno, in un luogo asettico, contrassegnato da un tappeto circolare, dal quale non esce mai e da un cubo ed un parallelepipedo apparentemente inutili, ma da cui sortirà ad un certo punto tutto un mondo di ricordi perduti. Sono le parole che vincono (raccolte da Sassella editore con quelle di “Una riga nera al piano di sopra”) parole che ci interrogano profondamente, che invitano anche noi a domandarci, noi che siamo ancora qua, quanto ci ha dato chi ci ha lasciato andando a pesca di ricordi, quando andavamo alla sera, tornando a casa, a salutare Armida che leggeva il giornale e a darle un bacio, Armida, la mia mamma e poi buttare via 10 paia di calzoni che odiavo ma che a lei piacevano tanto.” Mario Bianchi – Il teatro che verrà
“[…] nello spettacolo emerge bene la realtà di una figlia appartenente alla generazione dei millennial. Ad esempio i dubbi sulla stessa maternità, rinviata ad un’età più avanzata rispetto alle consuetudini del passato, e poi complicata dall’orientamento sessuale, e considerata eticamente discutibile a causa della crisi del pianeta, e resa infine impossibile dai sintomi di una menopausa anticipata, un fattore che rende diverso questo tipo di lutto di figlia (“ultima figlia” si autodefinirà in scena, nell’intenso monologo finale interpretato da Matilde Vigna) da altri di epoche precedenti. In questo senso specificamente contemporaneo si gioca anche il rapporto tra madre e figlia, che apre necessarie finestre su come i ruoli influiscono sull’identità femminile in generale.” Valentina Balestrazzi – KLP
“Lo spettacolo avvince e convince pur nella sua semplicità scabra e dolorosa per il tocco ironico surreale ispirato come apprendiamo dalle note di regia da mille spunti provenienti dalla miglior letteratura contemporanea internazionale e dal contrasto parlante tra i due tipi di fisicità in scena e dal tipo di recitazione che ne consegue tra naturalismo apparente e didascalica quasi brechtiana.” Silvia Napoli – Il manifesto in rete
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Giovedì, venerdì ore 20.30
Sabato ore 19.30, domenica ore 16.00
DURATA SPETTACOLO
60 minuti
PREZZI
Intero 25 € – Under30 18 € – Over 65 / Under 14 12 € – Giovedì sera 22 € – Convenzioni 20 € – Scuole di teatro 12 € – Prevendita e prenotazione 1 €
Info e prenotazioni +39 0269015733
