“La casa di Bernarda Alba” al Teatro Litta – Recensione

È stato rappresentato dall’8 al 13 ottobre nel Teatro Litta il nuovo spettacolo di Antonio Syxty che ha avuto per protagonisti sette neodiplomati della Scuola di Teatro MTM Quelli di Grock. La scelta del regista è caduta su un testo famoso di Garcia Lorca che lo scrittore spagnolo scrisse nel 1936 poco prima della sua morte e che andò in scena per la prima volta ben nove anni dopo in Argentina, all’alba del movimento peronista. Il dramma fa parte di una trilogia il cui tema riguarda il ruolo della donna nella Spagna rurale degli anni trenta. La Bernarda Alba del titolo è una vedova sessantenne che, dopo la morte del suo secondo marito, segrega in casa le cinque figlie obbligandole a osservare un lutto di otto anni senza permettere loro neppure di uscire. L’unica alle quali è concesso di avere un contatto con l’esterno è Angustias, la figlia maggiore, nata dal primo matrimonio della donna ed ereditiera di un ricco patrimonio. Costei è fidanzata con il bel Pepe il Romano che però è interessato a lei solo per denaro mentre è segretamente l’amante di Adele, l’ultimogenita. Nella casa vivono anche la serva Poncia e la madre di Bernarda che è tenuta lontana dal resto della famiglia perché mostra segni di demenza senile. Nel caldo afoso di un’estate opprimente le giovani donne della casa, mentre ricamano il corredo destinato alla sorella maggiore che andrà in sposa, trascinano la loro esistenza cercando di soffocare (male) l’istinto verso una sessualità repressa che la rigidità materna rende ancora più forte. L’unica che è aliena da quell’atmosfera angosciante è Angustias, forte del fatto che presto andrà in sposa, fino al momento in cui Bernarda, scoperta la tresca di Peppe con Adela, finge di uccidere l’uomo provocando il suicidio di quest’ultima. La tragedia acquista i toni più dolorosi entrando definitivamente nella casa. Il desiderio del matrimonio, inteso come unico tentativo di fuga, rimane inappagato e a questo fanno da triste presagio le parole della nonna che, nel suo delirare mentre reclama i suoi orpelli, è l’unica che, Cassandra inascoltata, appare in grado di capire il futuro delle sue nipote (“Voglio che niente di ciò che ho sia vostro, né i miei anelli, né il mio vestito nero di mohair, perché nessuna di voi si sposerà”).

Nel suo adattamento Antonio Syxty ha di proposito rinunciato a utilizzare il tema del dramma per parlare della condizione femminile dei primi decenni del secolo scorso, resi ancora più tangibili dall’ambientazione del testo e dal periodo storico della Spagna rurale di quell’epoca. Ha preferito, su sua stessa dichiarazione, concentrarsi sulla “verità intima di ogni personaggio femminile, rispettando la loro specifica condizione” volendo così restare fedele a quanto aveva indicato Lorca che definiva il suo dramma un “ritratto fotografico” dove a prevalere fosse la descrizione dei sentimenti che muovevano e provocavano le azioni. E questo perché, è sempre il regista che parla, “quando i grandi testi teatrali contengono una purezza e una limpidezza tali da affascinare, la loro verità non ha bisogno di essere filtrata attraverso la lente del pregiudizio contemporaneo”. A una recitazione naturalistica volutamente amplificata ha fatto da contraltare una scenografia essenziale, con colorazione in cui prevalgono le tonalità scure all’interno del quale interagiscono i personaggi i cui abiti neri sono metafora della loro condizione esistenziale. L’unica a sottrarsi a questa restrizione è la serva Poncia perché non fa parte della famiglia. In tale contesto intervengono le coreografie irruenti che si avvalgono di musiche che si rincorrono tra coplas, flamenchi e candombe in un tutt’unico armonico e travolgente e che danno modo alle donne di rappresentare con gestualità impetuose il desiderio di libertà che le circostanze non permettono di raggiungere.

Antonio Syxty ha ottenuto dai nuovi attori che hanno calcato la scena ottimi risultati. Come è solito fare nelle sue messe in scena ha introdotto una sua personale idea soggetta a interpretazione. In questo caso si è trattato della figura della nonna parlante in spagnolo e che qui aveva una maschera da pecora e nella seconda parte della sua apparizione sosteneva anche un piccolo pupazzo dalle sembianze di pecorella.

Lo spettacolo ha ottenuto calorosi e ripetuti applausi in un teatro sold out nella sera in cui vi ho assistito.

Visto il giorno 11 ottobre 2024

(Carlo Tomeo)

Rappresentata al Teatro Litta – dall’8 al 13 ottobre 2024

La casa di Bernarda Alba di Federico García Lorca – Prima Nazionale

a cura di Susanna Baccari e Antonio Syxty

con Nicole Guarischi, Danilo Lorenzetti, Arianna Piazza, Anna Pimpinelli, Alessia Valfrè, Maria Chiara Vita, Isabella Zangheri – disegno luci Fulvio Melli – scene e costumi Francesca Biffi – staff tecnico Ahmad Shalabi – delegata di produzione Lisa Metelli – produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Categorie RECENSIONI

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