“Una mamma di troppo” al Teatro/Cinema Martinitt

Valeria Cavalli nei suoi testi ama occuparsi delle mamme: sono quelle descritte con acume nel suo fortunato prontuario “L’italica madre”, ora diventato anche fonte di un godibile monologo teatrale. Altra madre italica è quella che si mostra apprensiva di fronte alle scelte della propria figlia di “L’anno sabbatico” e interpretata da Monica Faggiani, la quale, sia detto per inciso, è anch’essa legata alla figura materna messa sulla scena se si pensa al suo cavallo di battaglia “AAA Cercasi sostegno per madre single e femminista con figlio maschio e adolescente” di cui è autrice e interprete e periodicamente riproposto con immutato successo. Ora è giunta al Teatro Martinitt la nuova commedia di Valeria dove è ancora presente, oltre che nel titolo, una mamma, questa volta un po’ atipica rispetto alle precedenti: prima di tutto perché è un po’ in âgé visto che suo figlio ha superato abbondantemente la maggiore età (nello specifico è un cinquantenne) e poi perché non è sicuramente né apprensiva, né ansiosa per le sorti del figlio, e neppure un po’ fagocitante come ogni italica madre è. In breve è un’italica madre che ha perso un po’ le caratteristiche italiche, forse perché non ha avuto l’occasione di sperimentarle sulla propria pelle, il perché lo si viene a sapere subito fin dall’inizio della rappresentazione.

Ed ecco l’incipit della pièce che vede protagonisti Monica Faggiani e Arturo Di Tullio i quali interpretano una coppia di professionisti che appaiono lieti per la vita che conducono. Lei è Sofia, dirigente di un’agenzia pubblicitaria, lui è Marco, fotografo affermato. Una sera, dopo un aperitivo in cui si sono raccontati l’andamento della loro giornata lavorativa e si apprestano a recarsi fuori per la cena, si vedono piombare in casa una donna anziana (Gianna Coletti) che dichiara di essere la madre dell’uomo il quale alla notizia non può che restare sorpreso oltre che incredulo: lui era stato abbandonato dalla madre quando aveva sei mesi tanto che alla sua crescita aveva provveduto una sua zia. La donna racconta allora che, sia pure con dolore, lo aveva abbandonato per inseguire l’uomo amato che le aveva proposto, in quanto cantante, una tournée in Centro America. Ora l’uomo è morto e lei ha deciso di tornare in Italia per ricongiungersi al figlio. Marco è sospettoso, guardingo, non vuole accettarla e le ingiunge di lasciare la casa. Sarà Sofia che per compassione convincerà il marito a ospitare la donna almeno per una notte. Quell’ospitalità però non durerà una notte sola tanto che colei che si è dichiarata madre di Marco resterà più a lungo in quella casa con una presenza sempre più ingombrante e di cui la coppia dovrà fare le spese fino al momento che, come da titolo della commedia, si rivelerà di troppo.

Da questa premessa prendono avvio avvenimenti non esenti da colpi di scena che costituiscono la parte più divertente della commedia, dove il ritmo dell’azione è supportato da un linguaggio nel quale Valeria Cavalli è maestra indiscussa: procede con frasi lapidarie, paradossi, l’immancabile ironia alla quale si aggiunge una buona dose di sarcasmo, in particolare nelle battute della madre che non ha un nome e che dalla coppia viene chiamata “mamma”, termine che, rispetto a “madre”, è solitamente affettivo ma che qui riveste una forma falsa e ironica perché il vero sentimento provato è odio. Non da meno è la scelta accurata delle frasi e delle parole che vengono fatte usare dai protagonisti i quali, pur vivendo in armonia hanno gusti opposti in merito ad abitudini, a vacanze e a cibarie (“meditazione in cima al Tibet”, “esperienza mistica”, pasti a base di escargots a là bordelaise e via discorrendo), tutte denotanti situazioni radical chic che descrivono la loro condizione socio economica.

Se il primo atto è più di introduzione è nel secondo che l’azione si sviluppa al meglio con un andamento noir, genere particolarmente congeniale all’autrice. Impossibile dire di più per non spoilerare, dirò solo che è qui da ricercare il meglio della vicenda che si svolge sul palcoscenico. I tre protagonisti sono perfettamente calati in pieno nella parte che sono chiamati a interpretare. Monica Faggiani è una Sofia che sa mostrarsi una perfetta donna in carriera, sia negli atteggiamenti che per come porge le battute, una donna che sa farsi valere salvo poi perdere i colpi man mano che l’azione procede per arrivare a una progressiva insicurezza che tocca momenti di panico. Arturo Di Tullio sa apparire all’inizio e in ogni particolare il perfetto uomo borgese tutto d’un pezzo che il personaggio di Marco rappresenta e anch’egli, con il procedere dell’azione, sa mostrare un avanzante smarrimento proprio dell’uomo frustrato a causa degli avvenimenti. Gianna Coletti è una credibile donna viziata, perfetta nel ruolo della mamma che vuole essere servita (e poco importa se non è anche riverita, l’importante è ottenere ciò che vuole e che si tratti di cose materiali non certo di dimostrazioni affettive). È simpatica nonostante il ruolo che deve sostenere, O forse lo è proprio per questo? Non sarebbe il primo caso in cui un personaggio negativo, perché il suo è negativo, riesce simpatico al pubblico. La forza della Coletti è tutta nelle movenze, nel declamare, in quelle caratterizzazioni che sa dare al suo personaggio. È il sale della vicenda, del resto è la protagonista, almeno nel titolo. In realtà i protagonisti sono tutti e tre gli attori in scena: oltre alla Coletti, della coppia Faggiani e Di Tullio, molto affiatata per le esperienze precedenti portate nei palcoscenici (e non parlo solo di testi comici), si è già detto. Il bravo Alberto Oliva con la sua regia è attento nell’evidenziare le varie sfumature delle quale è intriso il testo che passa dal divertimento puro a quello in cui acquista una comicità che si fa più sommessa. Lo fa attraverso una guida puntuale sulla recitazione ma non si esime da essere attivo anche nella direzione delle luci, del suono oltre che nei brani musicali scelti in carattere con il personaggio della mamma tornata dal Centro America. La fa da leoni la scelta un po’ drammatica, considerando la vita dell’autrice, di “Gracias a la vida” di Violeta Parra diffusa nella sua versione originale e anche brevemente accennata dalla Faggiani e dalla Coletti in scena.

La commedia nella sua prima rappresentazione del giorno 3 ottobre ha riscosso molto successo da parte del numeroso pubblico presente in sala che si è molto divertito e ha applaudito a lungo. Repliche fino al giorno 13 ottobre. In calce le info per prenotazioni e acquisto biglietto.

Vista il giorno 3 ottobre 2024

(Carlo Tomeo)

UNA MAMMA DI TROPPO” di VALERIA CAVALLI con GIANNA COLETTI, ARTURO DI TULLIO MONICA FAGGIANI – Regia di ALBERTO OLIVA – Photo di Valerio Iglio

TEATRO/CINEMA MARTTINITT – MILANO

ORARIO SPETTACOLIDal martedì al sabato ore 21 – Domenica ore 18

PREZZI SPETTACOLO (inclusa prevendita)Platea € 26 – Galleria € 20

TEATRO/CINEMA MARTINITT Via Pitteri 58, Milano. – www.teatromartinitt.it

Telefono 02/36580010, Whatsapp 338.8663577info@teatromartinitt.it

Categorie RECENSIONI

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