“Rohtko” al Piccolo Teatro Strehler – Recensione

Nell’ambito del Festival Presente Indicativo – Milano Porta Europa 2024, il Piccolo Teatro ha ospitato ieri nella sua sala Strehler in prima nazionale lo spettacolo “Rohtko” del regista polacco Łukasz Twarkowski incentrato sulla figura del pittore Mark Rohtko di nascita lettone e d’adozione statunitense e che divenne famoso a metà degli anni ’60. Twarkowski ne narra la vita concentrandosi soprattutto su un suo quadro conosciuto con il nome “Untitleed” venduto dalla gallerista Ann Freedman alla cifra record di 8 milioni e mezzo e che nel 2004 si rivelò essere un falso. Da questo accaduto parte lo spettacolo di Twarkowski in cui l’episodio della vendita del quadro a un prezzo esorbitante è fonte d’ispirazione per allargare un discorso più ampio sul mondo dell’arte, in particolare quella pittorica.

Un’installazione multidimensionale e multimediale occupa Il grande palcoscenico dello Strehler e costituita da due grandi strutture mobili ruotanti mentre in alto è posizionato uno schermo che con la sua lunghezza ricopre interamente la parte alta. Tutta l’azione avviene principalmente all’interno degli ambienti che costituiscono la parte predominante dello scenario e in parte sul proscenio. I personaggi interagiscono in entrambi mentre due cameramen li riprendono specialmente nei loro primi piani rimandandone le immagini sullo schermo in alto. L’ambiente principale dove si svolge la maggior parte delle azioni è costituito principalmente per tutto il primo tempo dal ristorante cinese di Mr. Chou, molto frequentato specialmente dagli artisti negli anni ’60. Nel locale c’è uno spazio destinato alla cucina dove lavorano i coniugi proprietari, una cameriera dal nome Destiny Hope, che è in realtà un’artista e fa quel lavoro saltuario per mantenersi, e un altro cameriere cinese. È qui che s’incontrano, tra gli altri, il gallerista dall’improbabile nome Jack Smith, che sta organizzando una mostra e un pittore che gli fa fretta perché l’allestimento avvenga al più presto. Si comincia a parlare di arte in generale e di come essa si sia impoverita nel suo valore intrinseco perché diventata fonte di lucro, tanto da essere diventata un business. Tra gli altri avventori c’è un anziano che si rivelerà essere un senzatetto che ordina continuamente caffè perché così potrà fare molti sogni brevi e anche la gallerista Ann Freedman che discorre con un altro pittore che non vedeva da tempo. Vediamo la donna ancora nella scena successiva quando parla di come la sua professione sia stata compromessa quando nel 2004 avvenne la scoperta della falsità del quadro che lei aveva venduto anni addietro, spacciandolo per vero, al collezionista italiano Domenico De Sole.

Su questo episodio si fonda il tema che riguarda l’opera d’arte originale e la sua copia e da qui sorge la domanda sul rapporto che sorge tra loro. Partendo dal presupposto che il mondo dell’arte è diventato fonte di business, la pièce presenta aspetti su quanto può accadere nella nostra epoca digitale e ne presenta gli aspetti attraverso i dialoghi che intercorrono tra i vari personaggi. Da asserzioni come “Il business è la forma più affascinante dell’arte” o “il mercato dell’arte è così influente da assomigliare a quello nero o a quello della droga” si passa al paradosso per cui un’opera non originale possa emozionare al pari di quella vera, e forse anche di più perché “l’autenticità sta nella ripetizione”. E inoltre, come dichiara un attore sul proscenio, si arriva al punto di fingere di essere d’accordo con l’opinione predominante per paura di passare per ignoranti e quindi di essere tagliati fuori dalla vita quotidiana.

Commenta il regista Twarkowski: “Rohtko è un progetto che ha avuto diverse fonti di ispirazione. Ovviamente, l’opera di Mark Rothko è stata una delle prime suggestioni; tuttavia, sono stati gli scritti di Byung-Chul Han – relativi al punto di vista cinese sui concetti di originale, copia e falso – a suscitare il mio interesse, fino a spingermi a lavorare su una combinazione di questi elementi”.

1954 New York dichiarata capitale dell’arte, 1970 New York capitale della finanza: sono queste le date cruciali citate e intorno a esse sono presentati vari momenti-chiave della messa in scena fino all’ipotesi paradossale finale per cui il mondo apprezzerà il falso perché “la copia di un originale è l’originale del futuro” in quanto l’oggettività di un museo è falsa e tutti non credono più agli esperti. E l’importante è l’esperienza perché questa e arte sono la stessa cosa.

Tra i vari dialoghi e discussioni che avvengono tra esperti d’arte, artisti, mediatori, galleristi, sono inseriti anche due momenti cruciali della vita di Rohtko. Il primo si finge svolto nel ristorante mentre l’artista si scaglia contro il mondo dell’arte diventato un affare di lucro e rievoca rabbiosamente l’episodio avvenuto nel 1958 quando aveva ritirato i suoi quadri dal ristorante che glieli aveva commissionati e dichiara che nelle gallerie non è interessato a sapere accanto a quale collega sarà posto un suo quadro perché “abbiamo paura, ma tanto poi tutti saremo affetti da Alzheimer”. Un’altra scena più drammatica lo vede in camera da letto con la moglie depressa e lui che si lamenta perché a causa delle patologie che ha in corso gli sarà ormai “proibito mangiare, bere, trombare, vivere, senza che vi sia altro presente all’orizzonte”. E tuttavia una scritta rievocativa di un suo pensiero dal sapore di un aforisma apparirà alla fine: “Il pittore in quanto artista deve essere un ladro e rubare un posto sulla parete di un ricco”.

Tutta la parte recitata dell’intero spettacolo è accompagnata da trascinante musica elettronica ad alto volume (dovuta a Lubomir Grzelak), che è martellante e ossessiva in alcuni momenti, e si ammorbidisce nei punti più drammatici come avviene quando sul proscenio un’attrice rievoca il gesto dell’artista Marta Zariņa-Ģelze che aveva raccolto in un’ampolla le lacrime sgorgatele per la commozione davanti a un quadro di Rohtko. Fondamentali per l’ottima resa sono le riprese, specialmente dei primi piani degli attori, e le carrellate e i lunghi piano-sequenza resi possibili grazie alla preziosa opera degli instancabili cameramen, Arturs Gruzdiņš Jonatāns Goba, mentre i video sono curati da Jakub Lech con l’apporto delle luci di Eugenijus SabaliauskasL’intera Compagnia è composta da artisti di gran talento impegnati sia nella veste di attori teatrali che in quella cinematografica dove le espressioni visuali diventano fondamentali.

Spettacolo teatrale che, fondendosi con il linguaggio cinematografico e con quello musicale, è apportatore di una forte energia emozionale fino ad acquisire un valore artistico totalizzante e altamente coinvolgente. Lo dimostra il fatto che già alla fine del primo atto il pubblico ha applaudito a lungo e con quell’entusiasmo che solitamente avviene al termine dello spettacolo. E in effetti l’imponente messa in scena cui aveva assistito lo aveva completamente rapito da giustificare quel trasporto. Rapimento che si è dimostrato ancora più concreto al termine, quando tutta la Compagnia, compresi i numerosi e valenti attrezzisti, sono stati chiamati più volte sul proscenio a raccogliere le ovazioni meritate.

Ultime due recite oggi e domani alle ore 19,00 (in calce le info per l’acquisto biglietti). Consigliato caldamente

Rohtko : teaser du spectacle (youtube.com)

Visto il giorno 16 maggio 2024

(Carlo Tomeo)

Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi 1 – M2 Lanza)

16, 17, 18 maggio 2024

Rohtko di Anka Herbut

regia Łukasz Twarkowski

con Juris Bartkevičs, Kaspars Dumburs, Toms Veličko, Ērika Eglija-Grāvele, Yan Huang, Andrzej Jakubczyk, Rēzija Kalniņa, Katarzyna Osipuk, Artūrs Skrastiņš, Mārtiņš Upenieks, Vita Vārpiņa, Xiaochen Wangm

scene Fabien Lédé, costumi Svenja Gassenm musica Lubomir Grzelak, video Jakub Lech, luci Eugenijus Sabaliauskas, coreografie Pawel Sakowicz, assistenti alla regia Mārtiņš Gūtmanis, Diāna Kaijaka, Adam Zduńczyk, assistente alla drammaturgia Linda Šterna, assistente ai costumi Bastian Stein, assistente ai video Adam Zduńczyk, cameramen Arturs Gruzdiņš, Jonatāns Goba.

direttrice di scena Iveta Boša

produttrice esecutiva Ginta Tropa

produzione e distribuzione internazionale Vidas Bizunevicius (NewError)

produzione Dailes Theatre in coproduzione con JK Opole Theatre e Adam Mickiewicz Institute e il cofinanziamento del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia con il supporto di Istituto Polacco di Roma

Foto di Arturs Pavlovs

DURATA 235’ incluso un intervallo

Categorie RECENSIONI

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