“Scene da un matrimonio” al Teatro Franco Parenti – Recensione

Era nell’aprile del 1973 quando i telespettatori della TV svedese assistettero alla messa in onda del primo dei sei episodi della miniserie di 281 minuti “Scene da un matrimonio” scritta da Bergman e fu subito successo tanto che a distanza di un anno il regista ne fece un nuovo montaggio di durata più breve destinandolo alle sale cinematografiche. Quella versione conquistò un pubblico più vasto sconfinando anche oltre l’Europa e guadagnandosi diversi premi, compreso un Golden Globe come miglior film straniero. Nel 1981 Bergman ne adattò il testo anche per una pièce teatrale. La trama, che abbraccia un periodo di diciassette anni, è incentrata sul rapporto tra Giovanni 42enne, professore universitario di psicologia, e Marianna 35enne, avvocato divorzista, visti all’inizio mentre vivono il loro decimo anno di matrimonio in uno stato di apparente felicità e successivamente quando dovranno fare i conti con una realtà di ben altro tenore nella quale verranno a galla incomprensioni che porteranno a minare la loro unione.

Ora la vicenda di Marianna e Giovanni è rappresentata dal 14 marzo al Teatro Franco Parenti in un pregevole adattamento teatrale di Alessandro D’Alatri che si è avvalso della traduzione italiana di Piero Monaci, diretto da Raphael Tobia Vogel e interpretato da Fausto Cabra e Sara Lazzaro. Il palcoscenico è diviso a metà a creare due ambienti, costituiti sulla sinistra da un living e da uno studio e sulla destra da una camera da letto avente a lato un finestrone dalle luci cangianti a descrivere i diversi momenti temporali oltre a tratteggiare con intermittenti luminosità i punti più drammatici delle azioni. Sul fondale sono proiettati i titoli degli episodi che sono recitati.

All’inizio, la coppia si muove sulla scena nervosamente presa dall’emozione di doversi sottoporre a un intervista dove dovranno descrivere la loro felice intesa matrimoniale. Seduti sul divano i due risponderanno alle domande dell’intervistatrice di cui si sente la voce fuori campo (Silvia Giulia Mendola) mentre sullo sfondo appaiono due foto nelle quali si vedranno i loro volti sorridenti. Raccontano di quando si erano conosciuti, entrambi reduci da relazioni finite male, lui con una ballerina, lei da un rapporto con un uomo dal quale era rimasta incinta per poi subire un aborto spontaneo. Si trovarono all’inizio senza entusiasmo e quindi “innamorati a pezzi che furono messi insieme dopo il matrimonio“. Lei parla con entusiasmo delle capacità professionali del marito mentre lui si limita a descrivere i meriti come moglie toccando solo la parte che la vede come moglie e come madre. Quando Giovanni si allontana per rispondere a una telefonata che gli arriva dal cellulare, Marianna accusa maggiore nervosismo anche perché incalzata dalle domande che riguardano una sfera più intima sulla sua persona e quando verrà toccato l’argomento fedeltà si limiterà a dichiarare convenzionalmente che “la fedeltà c’è o non c’è. Non dev’essere un obbligo”.

È da questo breve episodio iniziale che inizia a intravedersi la prima, quasi impercettibile, incrinatura del rapporto che si manifesta più apertamente il giorno dopo quando dovranno recarsi a pranzo dalla madre di lei. Dalle prime frasi la donna si mostra insoddisfatta della routine di una vita programmata, lui minimizza per evitare discussioni e però ammette che sono “condannati a sopportare quello che pensano o non pensano gli altri” e, quando lei fa notare che il sesso è diventato meno intenso, lui trae la conclusione che “la vita sessuale con il tempo subisce delle restrizioni”. È il momento del sollevamento del tappeto che nascondeva la spazzatura ma insieme a questa celava anche la zona dell’anima dei due, più segreta anche a loro stessi. Ed è proprio in queste occasioni che cade la maschera che copre i loro volti. L’arrivo dell’altra donna nella vita di Giovanni impone il cambiamento che devasta Marianna ma che non risparmia con i sensi di colpa neppure l’uomo, ed entrambi sono vittime di una realtà dove colui che appare carnefice, sia pure involontario, soffre al pari della donna, vittima. “Siamo sconnessi da noi stessi e non possiamo capire noi stessi” urlerà Giovanni e in un’altra occasione per lui più dolorosa così ammetterà “qualcuno mi ha sputato in faccia ora sto annegando nello sputo”.

Queste scene di un matrimonio non sono solo la descrizione di una vita coniugale borghese che si sfalda ma è l’analisi di un rapporto di coppia destinato a modificarsi nel tempo. Ed è quello che accade a Giovanni e Marianna nel procedere degli anni, fino all’ultimo, durante i vari loro momenti d’incontro futuri, perché ce ne saranno, e la loro rappresentazione è seguita secondo un processo identificativo da parte dello spettatore. Uno sguardo rivolto, quindi, anche alle dinamiche dell’amore e alla sua evoluzione fino al punto da generare la domanda: quanto può durare un amore? Quanto la sua intensità è legata al tempo? Come si può trasformare? Quanto esso è condizionabile dagli oggettivi accadimenti esterni?

Il regista Raphael Tobia Vogel ha saputo indagare il testo di Bergman in profondità e con la sensibilità che aveva già dimostrato di possedere nel suo precedente lavoro, il bellissimo “Costellazioni”. Ha dato una visione realistica della vicenda, senza giudicare né prendere posizione a favore di un membro o dell’altro della coppia. Ha inoltre dato all’opera un taglio molto dinamico, conferendogli in più punti quella dose di suspense che ha permesso di seguire la messa in scena da parte del pubblico che lo ha seguito con attenzione per tutta la durata. Ha poi lasciato al singolo spettatore la possibilità di seguire la vicenda senza condizionamenti in modo che potesse “parteggiare” una volta per uno e una volta per l’altra dei due personaggi. E in effetti i due protagonisti, che all’inizio sembrano una coppia molto affiata, nel procedere dell’azione, e specialmente nel secondo tempo, appaiono come combattenti su un ring. Particolarmente realistica in tal senso è la scena del (simulato) violento amplesso con tanto di uso di kleenex.

Fausto Cabra, attore di già sperimentate capacità lusinghiere, ha saputo, grazie alla duttilità delle sue risorse espressive oltre che alle capacità vocali, rendere al meglio la drammaticità esistenziale del personaggio di Giovanni: sentimentale, egoista, sardonico, addolorato, rabbioso, crudele… Una prova di grande valore che arricchirà notevolmente il suo curriculum.

Sara Lazzaro è stata una Marianna dal carattere multiforme come richiesto dal personaggio: se nel primo tempo ha recitato con proprietà e sensibilità la parte della moglie innamorata che sa quando è il momento di assecondare il marito per timore di perderlo, esprime il meglio delle sue capacità recitative nel secondo atto quando diventa la Marianna energica e combattiva che fronteggia Giovanni.

Al termine il pubblico ha applaudito a lungo con diverse chiamate in proscenio degli attori, del regista e degli altri componenti del team che hanno lavorato alla realizzazione dello spettacolo. Sala completamente sold out e repliche fino al giorno 24 marzo. Consigliato.

Visto il giorno 15 marzo 2024

(Carlo Tomeo)

Scene da un matrimonio

di Ingmar Bergman
traduzione italiana Piero Monaci
adattamento teatrale Alessandro D’Alatri
regia Raphael Tobia Vogel
con Fausto Cabra e Sara Lazzaro

scene Nicolas Bovey
luci Oscar Frosio
musiche Matteo Ceccarini
costumi Nicoletta Ceccolini
contenuti e montaggio video Luca Condorelli

aiuto regista Lisa Capaccioli
assistente scenografa Sabina Bratu
seconda assistente scenografa Matilde Casadei
pittore scenografo Santino Croci
direttore dell’allestimento Marco Pirola
direttore di scena Paolo Roda
elettricista Martino Minzoni
sarta Marta Merico
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati dalla sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
voce fuori campo di Silvia Giulia Mendola

foto Luca Condorelli

produzione Teatro Franco Parenti

In accordo con Arcadia & Ricono Ltd
per gentile concessione di Joseph Weinberger Limited, Londra,
per conto della Ingmar Bergman Foundation
© Josef Weinberger Ltd, http://www.josef-weinberger.com
http://www.ingmarbergman.se

Categorie RECENSIONI

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