“Come gli uccelli” al Teatro Fontana – comunicato stampa

30 gennaio – 4 febbraio

COME GLI UCCELLI

di Wajdi Mouawad

Consulente storico Natalie Zemon Davis Traduzione di Monica Capuani
Del testo originale Tous des oiseaux Adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi

Regia di Marco Lorenzi

Personaggi/Interpreti

Federico Palumeri Eitan
Lucrezia Forni Wahida
Barbara Mazzi Eden / Leah giovane
Irene Ivaldi Leah
Rebecca Rossetti Norah / Infermiera
Aleksandar Ćvjetković Etgar
Elio DAlessandro David / Cameriere
Said Esserairi Al Wazzân
Raffaele Musella Etgar giovane / Rabbino / Medico

Assistente alla regia Lorenzo De Iacovo

Dramaturg Monica Capuani

Scenografia e costumi Gregorio Zurla
Disegno luci Umberto Camponeschi
Disegno sonoro Massimiliano Bressan
Vocal coach e composizioni originali Elio DAlessandro
Esecuzione al pianoforte de La marcia del tempo e Valzer per chi non crede nella magia Gianluca Angelillo
Video Full of BeansEdoardo Palma & Emanuele Gaetano Forte
Consulente lingua ebraica Sarah Kaminski
Consulente lingua tedesca Elisabeth Eberl
Foto di scena Giuseppe Distefano

Un progetto de Il Mulino di Amleto Una produzione A.M.A. Factory, ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione, Elsinor Centro di Produzione Teatrale e Teatro Nazionale di GenovaIn collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi Con il sostegno di Bando ART-WAVES Produzioni 2022 e 2023 della Fondazione Compagnia di San Paolo

Ecco perché anche se è unimpresa disperata, una scommessa persa in partenza bisogna continuare a credere nel sogno di vivere insieme”
(da Tous des oiseaux Come gli uccelli)

Debuttato in prima nazionale al Teatro Astra di Torino lo scorso 9 novembre, arriva al Teatro Fontana Come gli uccelli, nuova produzione A.M.A. Factory, ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione, Elsinor Centro di Produzione Teatrale e Teatro Nazionale di Genova, in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi.

Potente e lacerante, il capolavoro drammaturgico del franco-libanese Wajdi Mouawad, tradotto in italiano da Monica Capuani per la prima assoluta italiana diretta da Marco Lorenzi, racconta della storia d’amore tra Eitan, giovane di origine israeliana, e Wahida, ragazza di origine araba, in una realtà storica fatta di conflitti, dolore, odii, attentati. Un labirinto di storie, eredità dimenticate, lotte fratricide che dà vita a un’indagine emotiva sulla propria identità culturale e sulle proprie origini. Una riflessione toccante e profonda sull’amore, l’incontro e l’identità.

Disperatamente giovani e innamorati, Eitan e Wahida, si conoscono a New York, in una delle scene d’incontro d’amore tra le più belle finora scritte per il teatro. A dispetto delle loro origini, il loro amore fiorisce e cerca di resistere alla realtà storica con cui i due ragazzi devono inevitabilmente fare i conti. Ma nel loro destino, qualcosa va storto sull’Allenby Bridge (Hebrew: אלנבי גשר Gesher Allenby), il famoso ponte che collega (ma allo stesso tempo divide (perché i controlli sono serratissimi e non a tutti è permesso il passaggio) Israele e Giordania. Eitan rimane vittima di un attentato terroristico proprio su quel ponte (luogo e simbolo) e cade in coma. La storia personale dei protagonisti si intreccia alla Storia, con la “S” maiuscola, di attentati, conflitti, odii che ormai da troppi anni continua in quelle terre e tra le due culture di cui i protagonisti sono inevitabilmente esponenti. Durante il coma, in una dimensione sospesa, simbolica e potente, i piani temporali si intrecciano, si sospendono e si sovrappongono. Da luoghi diversi, infatti, arrivano, i genitori e i nonni a fare visita al ragazzo. Per tutti loro sarà l’occasione di guardare negli occhi la verità più nascosta, di affrontare il dolore dell’identità, il demone dell’odio, le ideologie più rigide che appartengono a ognuno dei personaggi e quindi a ognuno di noi. Sarà l’occasione per capire come resistere all’uccello della sventura che si scaglia contro il cuore e la ragione di ciascuno.

Con questo testo teatrale si superano il tempo e lo spazio, percorrendo vicende familiari di diverse generazioni ambientate in diversi luoghi geografici e si percorre un’indagine emotiva sulla propria identità culturale e genetica e sulle proprie origini. Cosa sappiamo dei segreti del nostro passato, della storia delle nostre famiglie? Di quanti momenti oscuri della storia e di quali violenze siamo eredi senza saperlo? Siamo davvero il DNA che ci scorre nelle vene oppure è tutto molto più complesso? Se nasciamo nel letto del nostro nemico, come possiamo evitare che il sangue che scorre nelle nostre vene diventi una mina antiuomo? So davvero chi sono?

In scena Aleksandar Cvjetković, Elio D’Alessandro, Said Esserairi, Lucrezia Forni, Irene Ivaldi, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Federico Palumeri, Rebecca Rossetti, un cast internazionale di attori, caratterizzato da un’eterogeneità linguistica e culturale che riproduce quel percorso di “incontro” verso l’Altro che – per Mouawad come per Lorenzi e Il Mulino di Amleto – è una ragione di vita e di poetica. Agli attori è stato chiesto di immergersi in un viaggio di conoscenza non scontato e di imparare a recitare in altre lingue (italiano, ebraico, tedesco, arabo) oltre alla propria con l’aiuto di esperti linguistici e culturali.

– Il 9 gennaio è uscito per Einaudi editore il testo teatrale di Come gli uccelli con traduzione di Monica Capuani.

È vero che talvolta noi artist* ci sentiamo sopravanzati dalla semplice realtà della Storia.
Una realtà che bussa alla porta per ricordarci le assurdità da cui è attraversata e che spesso rischiano di rendere superfluo o inutile tutto ciò che facciamo. È lecito perciò, in quanto donne e uomini che abitano questo folle mondo, come artist* che ogni singolo giorno si interrogano sul senso della nostra Arte e del nostro lavoro, porci una domanda fondamentale: il mondo che stiamo interpretando, come lo stiamo interpretando? Sarebbe ingenuo pensare che quando parliamo di
interpretazione” ci limitiamo a parlare del rapporto tra un attore e il suo ruolo. Credo fermamente che il nostro ruolo di artist* della scena abbia a che vedere anche e soprattutto con linterpretazione del mondo, con la responsabilità di riconsegnare un punto di vista che in qualche modo non sia alieno dalla Storia. Non a caso la scelta di lavorare a Tous des oiseaux – Come gli uccelli, risale a molto tempo fa per noi del Mulino di Amleto. Da più di due anni abbiamo abbracciato un testo attraverso il quale Wajdi Mouawad ci sembra voglia ricordare che “il Teatro può essere il luogo e l’occasione per creare spazi dove i nemici” possano ancora dialogare e far sentire insieme una voce, anche se infinitamente piccola, che non è quella dellodio. […] In questo senso il teatro può essere questo spazio. Gli ultimi efferati accadimenti avvenuti in Israele e a Gaza, ci ricordano che tutto questo è vero, vivo e dolorosamente attuale. Ma noi insistiamo a credere che grazie a capolavori come quelli di Mouawad, il Teatro sia ancora lunico luogo dove le assurdità della Storia possono essere rappresentate, per discuterle insieme, perché pensiamo – forse utopisticamente – che non si debbano più ripetere. Le vogliamo sul palco per cercare di comprenderle in ogni loro sfumatura, soprattutto attraverso le antinomie presenti negli esseri umani, attraverso le loro paure e speranze. Pensiamo che sia giusto non tirarci indietro di fronte ad un testo quanto mai attuale nello scandagliare la guerra, lodio tra i popoli, le pretese e le indissolubili identità che ci formano. Pensiamo che sia giusto non cambiare una virgola, ma riconsegnare Come gli uccelli nella sua forza dolorosa e luminosa…così come è stato concepito. Perché se è vero che il mondo intorno a noi, oggi, riverbera ancora più cupo allinterno del nostro spettacolo, sentiamo anche che la luce e lamore che lo attraversano lasciano un segno. E abbiamo la fiducia che questo segno possa essere il lascito profondo per gli spettatori”. (Marco Lorenzi, Barbara Mazzi e Il Mulino di Amleto)

MERCOLEDì 24 GENNAIO ORE 18.30
Punto Einaudi, Via Orti, 19, Milano

Dal romanzo alla scena

Intervengono
Marco Lorenzi e Barbara Mazzi, compagnia Il Mulino di Amleto

Ingresso libero, prenotazione consigliata

NOTE DI REGIAWajdi Mouawad

Negli ultimi vent’anni Wajdi Mouawad si è affermato come un attore unico e originale sulla scena teatrale contemporanea, acclamato per le sue narrazioni dirette e senza compromessi e per la sua estetica teatrale semplice e avvincente. In tutto il suo lavoro, dalle sue opere teatrali (più di venti ad oggi, tra cui Tideline, Scorched, Forests, Heavens and Birds of a kind e adattamenti (tra cui Viaggio al termine della notte di Céline e Don Chisciotte di Cervantes), le produzioni che ha diretto (tra cui Macbeth, Le Troiane e Le tre sorelle), due romanzi (Visage Retrouvé, Anima). Wajdi Mouawad esprime la convinzione che “l’arte testimonia l’esistenza umana attraverso il prisma della bellezza”. Le opere di Wajdi Mouawad sono state tradotte in più venti lingue e presentato in tutte le parti del mondo, tra cui Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, Giappone, Messico, Australia e Stati Uniti. Nell’aprile 2016 viene nominato direttore del Consiglio Nazionale Teatro di Parigi, La Colline.

Monica Capuani

Monica Capuani nasce, culturalmente, sui banchi del Liceo classico Virgilio di Roma, e all’Università La Sapienza, dove si laurea con Alberto Asor Rosa in Letteratura Italiana. Come giornalista freelance, è nata sulle pagine de L’Espresso di Claudio Rinaldi, poi collabora con le più grandi testate periodiche nazionali. Ha sempre affiancato al giornalismo un’attività di traduzione letteraria dall’inglese e dal francese; ha al suo attivo la traduzione di una settantina di romanzi. Ama Londra e il teatro contemporaneo. Tra il 2017 e il 2019 organizza “Contemporary” all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, e nel 2018 è direttore artistico della prima edizione dell’Italian Theatre Festival al Printroom at the Coronet, a Notting Hill. Negli ultimi anni ha scelto il teatro a tempo pieno come scout, traduttrice e dramaturg, in Italia e all’estero. Alla Biennale Teatro 2019, viene invitata dal direttore artistico Antonio Latella, a tenere un workshop di Traduzione per il Teatro, dove è arrivata con 100 testi teatrali tradotti. Da allora ha intrapreso un’intensa attività laboratoriale per far conoscere le nuove drammaturgie. I direttori Ricci e Forte l’hanno invitata a tenere un workshop alla Biennale Teatro 2021 e 2023. Ad oggi ha tradotto 165 testi teatrali. Dallo scorso anno insegna Traduzione per il Teatro alla Scuola Holden di Torino.

ESTRATTI STAMPA_COME GLI UCCELLI

«Creonte: “Un nemico, anche dopo la morte, non diventa mai un amico” – Antigone: “Io sono fatta per amare, non per odiare”». Sono le battute dell’ «Antigone» di Sofocle poste in epigrafe a «Tous des oiseaux (Come gli uccelli)», il testo del franco-libanese Wajdi Mouawad che la compagnia Il Mulino di Amleto ha presentato in «prima» assoluta per l’Italia, al Teatro Astra di Torino, nella traduzione di Monica Capuani e nell’adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi, il quale ultimo firma pure la regia. E dico subito, con la massima convinzione, che si tratta davvero di un evento…Ora, venendo all’allestimento, sottolineo innanzitutto le invenzioni dell’adattamento di De Iacovo e Lorenzi, tutte d’impatto straordinario e straordinariamente aderenti ai messaggi lanciati da Mouawad…Infine, gl’interpreti. Bravissimi non solo sul piano strettamente tecnico, perché, impegnati in una prova difficile anche sotto il profilo dello sforzo fisico che comporta, riescono a sprigionare un entusiasmo che non va a discapito del rigore». (Enrico Fiore, 23/11/2023)

«Marco Lorenzi, che oltre alla regia adatta il testo con Lorenzo De Iacovo, sta al gioco a rimpiattino ideato da Mouawad con il destino, ricreando sapientemente un vero e proprio mosaico di emozioni..Tutta la molteplicità degli eventi e delle emozioni è resa nello spettacolo con studiatissima naturalezza in oltre tre ore di spettacolo, a cui partecipano con immediatezza e felice adesione uno stuolo di attori, diventati con il tempo il nucleo portante della compagnia (oltre ai già citati, anche Said Esserairi e Raffaele Musella, che si misura in molte parti). “Come gli Uccelli”, dopo un lungo cammino di approfondimento – durato due anni – in ogni suo possibile contesto, ci pare l’esito più maturo, nella sua complessa e consapevole realizzazione, della compagnia torinese, testimoniato anche dal successo che al Teatro Astra ha accompagnato l’anteprima». (Mario Bianchi, KLP, 20/10/2023)

«Tale lavoro di trasfigurazione alchemica delle parole in atto fisico che implica più linguaggi agenti in sinfonico accordo, ha avuto bisogno di tempo, un elemento essenziale alla creazione a cui Lorenzi si sta dedicando da molti anni. A partire dai vari cantieri Ibsen, sottotitolati Art needs time, Marco Lorenzi e la sua compagnia hanno cercato di guadagnare tempo per il processo artistico. Un atto politico in opposizione a un sistema produttivo sempre più frenetico che spinge alla creazione in soli diciotto giorni di prove. Come gli uccelli è stato preparato tra quest’anno e l’anno passato con più di sessanta giorni di prove. Una conquista dovuta anche alla disponibilità e lungimiranza dei vari produttori e che ha dato i suoi frutti. Si spera che questo non sia un caso sporadico, ma finalmente diventi la norma per sostenere gli artisti e la qualità del loro lavoro». (Enrico Pastore, PAC, 10/10/2023)

«..è doveroso tributare un riconoscimento alla regia di Marco Lorenzi che, in stretta collaborazione con lo sceneggiatore Lorenzo De Iacovo, la traduttrice Monica Capuani, e lo scenografo Gregorio Zurla, serve con intelligenza un testo complesso e articolato, con azioni che si dispiegano lungo un ampio arco temporale, costellato da colpi di scena, di situazioni che rovesciano anche i caratteri che l’autore sembrava aver suggerito, in prima battuta, per alcuni personaggi..Splendidi gli attori, di varia provenienza etnica, che hanno, con evidenza, introiettato i loro personaggi attraverso un approfondito lavoro di preparazione durato un paio di anni, e che ne governano con equilibrio e maestria professionale le dinamiche, le pulsioni apparentemente contraddittorie, o addirittura sconvolgenti, quando non gli eventi traumatici. Su ognuno di loro ci sarebbe da scrivere un intero saggio, a cominciare dai due giovani protagonisti». (Claudio Facchinelli, Rumor(s)cena, 4/12/2023)

«Perfetta sintesi di complessità ed essenzialità, gli uccelli di Wajdi Mouawad spiccano il loro volo, salutati da meritate ovazioni, disegnando nel cielo immagini dalla disarmante e tragica umanità a partire da Eitan e Wahida che Federico Palumeri e Lucrezia Forni tratteggiano mescolando disincanto giovanile a matura sofferenza, all’inizio goffi innamorati poi sempre più adulti consapevoli di allontanarsi: insieme a loro dividono il meritato successo i “nonni” Aleksandar Čvjetković ed Irene Ivaldi, a distanza di decenni l’uno di fronte all’altra per scrivere la parola fine su di un passato che presenta il conto, e i “genitori” Elio D’Alessandro e Rebecca Rossetti, padre e madre incapaci di riconoscere il vero amore, da loro forse mai provato, superando i preconcetti imposti da assurde ideologie. Ed ancora Said Esserairi, Barbara Mazzi e Raffaele Musella, tutti applauditi interpreti di uno spettacolo manifesto con cui indagare i drammi di un passato che si fa presente con il suo inaudito carico di violenze tragicamente pronte ad abitare l’immediato futuro». (Roberto Canavesi, Teatro Teatro, 14/10/2023)

«In un complesso intreccio drammaturgico, ricondotto sapientemente a fattor comune dall’opera della dramaturg Monica Capuani, e dall’adattamento funzionale di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi, gli attori danzano un valzer degli addii di ineguagliabile intensità, sospinti dai conflitti famigliari, dalla durezza della Storia e da un’indagine spietata e coraggiosa dell’identità oltre gli schemi precostituiti e l’assetto dei conflitti intoccabili. Una particolare menzione per la precisione scenica ed emotiva di Lucrezia Forni e Federico Palumeri, una coppia di attori che spinge l’empatia oltre la parete cardiaca per raggiungere l’anima degli spettatori, con freschezza ed immediata presenza, senza fronzoli o infingimenti, con concretezza cruda e naturale lotta leonina. Uno spettacolo denso e profondo che scava a fondo nella cultura occidentale alla ricerca del concetto di identità, cultura, inclusione, diversità, dolore, attraverso una messa in scena potente e necessaria». (Alan Mauro Vai, Teatrionline, 8/12/2023)

«La regia di Marco Lorenzi sfrutta l’importanza e la forza emotiva delle parole nel testo di Wajdi Mouawad, incentivando gli attori a immedesimarsi al meglio nelle tradizioni e nella cultura dei personaggi che interpretano, recitando anche in una lingua diversa dalla propria. L’apparente indifferenza di Irene Ivaldi (nei panni della “nonna” di Eithan) è utile per comprendere la reale sofferenza interiore del suo alter ego più giovane, interpretato da Barbara Mazzi; a tenerle testa, a volte con eccessiva veemenza, ci pensa Lucrezia Forni, nei panni di Wahida. Federico Palumeri è in grado di sopportare la responsabilità di rappresentare la metà ancora fiduciosa nel futuro di una coppia destinata a soccombere alla Storia. Complessivamente, questa struggente storia d’amore è sicuramente una delle regie più poetiche firmate da Marco Lorenzi». Roberto Mazzone, Teatro.it, 23/11/2023)

«Il testo è una perfetta macchina dalla struttura cinematografica, alle volte metateatrale, che sembra proporre come in un film delle dissolvenze tra un’inquadratura e l’altra, un continuo salto in avanti e indietro nel tempo e nello spazio. Anzi è come se accadesse tutto contemporaneamente e negli stessi luoghi, come in un lungo coma dove il passato ha un peso talmente importante da fondersi con il presente e il futuro. Il regista riesce a ricreare e gestire abilmente, con semplicità e fluidità, tutti i cambi spazio-temporali e scenici del racconto..Marco Lorenzi con uno stile suggestivo e necessario indaga l’essenza degli eventi tramite quella sottile sensibilità che caratterizza la sua impronta artistica. La messa in scena, trascinante e perfettamente architettata già al suo debutto di prima italiana, lascia allo spettatore infiniti spunti di riflessione». (Ariel Ciravegna Thedy, teatrodamstorino.it, 14/10/2023)

«Una scrittura scomoda e travolgente quella del franco-libanese Wajdi Mouawad, che Marco Lorenzi, regista dello spettacolo, trasferisce in scena con stile ed eleganza, attraverso una scenografia essenziale (in cui campeggia un muro mobile) e grande spazio assegnato all’interpretazione delle attrici e degli attori, chiamati a recitare in più lingue (italiano, arabo, israeliano e tedesco), e alla componente musicale dal grande impatto emotivo. Lungi applausi e pubblico in piedi, visibilmente commosso e grato». (Francesca Maria Rizzotti, Sipario, 30/11/2023)

«Nel lungo e complesso testo si argomenta con la ragione e si grida con la rabbia, si soffre con il cuore e ci si consola con la mente, in un intreccio contorto, complicato e ingarbugliato di Storie diverse, di diverse mentalità, credenze, passioni e linguaggi. Emerge la fatica di un dialogo che si trasforma in grido o (nell’ultima parte) in argomentare a tratti prolisso, che si avvolge su se stesso nell’impossibile impresa di trovare un finale, che sia anche rappresentazione di una via d’uscita da un dissidio più vivo della vita stessa. Eppure l’umanità esiste e resiste: in gesti di generosità, altruismo, amore e abnegazione. Forse si dovrebbe partire da lì, anche se è difficile, come difficile interpretare questo testo lacerante. Ma le soluzioni sceniche adottate sono eccellenti, talvolta persino geniali, e la bravura di tutti gli interpreti ne fanno un’opera che lascia un segno profondo nell’anima». (Paola Assom, nonsolocinema.com, 23/11/2023)

«Due elementi sono le fondamenta e la cifra stilistica dello spettacolo: le parole e il muro. Anzi i muri: quello fisico in scena, opprimente ma necessario, quasi unico elemento della scenografia, che scandisce la narrazione e che è metafora di quei confini, spesso invalicabili che i protagonisti – e le persone in generale -si trovano davanti e solo a volte riescono a superare. E i muri della storia, così solidi e così drammaticamente ingiusti…“Come gli uccelli” sfugge ad alcuni dei paradigmi a cui il teatro contemporaneo ci ha abituati: la brevità e la recitazione fatta di silenzi…» (Maurizio Gelatti, Torino sette)

Il Teatro di Radio3 – Intervista di Katia Ippaso a Marco Lorenzi e a Barbara Mazzi – 6/11/2023

https://www.raiplaysound.it/audio/2023/11/Il-Teatro-di-Radio3-del-06112023-267be19c-8e57-4951- a4d6-ec2c75984222.html

INFORMAZIONI

Data e orario martedì – venerdì ore 20.00, sabato ore 19.30, domenica ore 16.00

DURATA SPETTACOLO 1 ora e 40 (I Parte) + Pausa + 1 ora e 15 (II Parte)

PREZZI Intero 23 € – Under30 15 € – Over 65 / Under 14 11 € – Giovedì sera 19 € –

Convenzioni 18 € – Scuole di teatro 12 €

Prevendita e prenotazione 1 €

Info e prenotazioni

+39 0269015733 biglietteria@teatrofontana.it www.vivaticket.com

 il 24 gennaio alle ore 18.30 presso il Punto Einaudi di Via Orti verrà presentato il libro da cui è tratto lo spettacolo, appena uscito per Einaudi. Al talk intervengono Roberto Tallei, giornalista di Sky, Mauro Bersani, direttore della Collana Teatro di Einaudi e gli artisti della Compagnia Il Mulino di Amleto.

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