
12 > 17 dicembre | sala Fassbinder
Shame culture
drammaturgia Asilo Republic
regia Andrea Lucchetta
con Anna Bisciari, Marco Fanizzi e Vincenzo Grassi
luci Gianni Staropoli, musiche Luca Nostro, fonico Luca Gaudenzi
scene e costumi Dario Gessati
video Carlo Fabiano, supervisione video Igor Renzetti
produzione Teatro dell’Elfo, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico
Una compagnia di giovani, Asilo Republic, nata tra le mura dell’Accademia Nazionale Silvio d’Amico, riflette sul senso di inadeguatezza, sulla paura del fallimento in un mondo in cui è la ricerca del successo a dettare legge.
«Uno studente decide di mentire ai suoi parenti e amici riguardo la propria carriera universitaria, fissa il giorno della sua finta laurea e in quel giorno decide di togliersi la vita. C’è un fenomeno che sta dilagando tra i giovani: il suicidio per motivi di studio. Negli ultimi tempi sono stati non pochi gli studenti universitari che hanno deciso di togliersi la vita. Chi vive il passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta, in questo periodo storico fatto di sensazionalismo e di esposizione totale del sé tramite i media e i social, soffre spesso un forte senso di inadeguatezza e di conseguenza ha paura del fallimento. Cosa porta un giovane universitario a togliersi la vita? Cosa lo spinge a mentire e spesso a creare una realtà alternativa a quella in cui vive? Che ruolo ha la realtà virtuale, che ci permette di creare un’immagine di noi stessi che non corrisponde alla realtà fattuale? Il dialogo tra tutte queste ‘realtà’ non è facile. Nasce nell’individuo una forte insicurezza, si confondono i valori e ci si sente sottoposti continuamente al giudizio degli altri: si inizia a provare vergogna.
Il nostro obiettivo è esplorare sia le cause che le conseguenze di questa vergogna, da dove nasce e come ci modifica. Abbiamo deciso di partire dallo studio di recenti casi di cronaca per poi improvvisare una riscrittura emotiva. Questo lavoro drammaturgico è stato inserito all’interno di uno spazio scenico formato da un pc, una webcam ed un PVC sul fondale sul quale vengono proiettate le immagini prese in diretta. Ciò ha reso possibile la creazione di un cortocircuito in cui gli interpreti tentano di esprimere pensieri, emozioni ed angosce ma si ritrovano in una gabbia nello stesso tempo emotiva e virtuale. Questa gabbia consente una narrazione e una comunicazione a più livelli: la narrazione teatrale tradizionale, una comunicazione tra gli interpreti mediata dai dispositivi elettronici (PC, webcam e proiettore) ed infine una comunicazione tra l’interprete e la proiezione dell’altro o di sé stesso».

Dalla rassegna stampa
C’è una battuta che nello spettacolo rappresenta la chiave di tutto. Ad un certo punto, uno dei tre protagonisti dice – cito a memoria: «Io per loro – i genitori – non sono una persona, ma un’idea. Come posso competere con un’idea? Non sarò mai all’altezza». Tutto è racchiuso qua. Da qui iniziano le menzogne, i pudori, i complessi che molti ragazzi, obbligati a iscriversi all’università perché così le famiglie e il mondo vogliono e non perché siano loro a desiderarlo, si trovano a dover ordire e patire pur di sopravvivere. … I tre attori – Anna Bisciari, Marco Fanizzi e Vincenzo Grassi – interpretano alternatamente il ruolo del figlio, del genitore e dell’amico. In tal modo, vittime e carnefici si trasfondono l’uno nell’altro. Non vi è spazio per divisioni insanabili. Come nella vita, tutto si regge su sfumature più che su tinte nette. E questo Shame culture lo rispecchia al meglio. Bravissimi tutti gli interpreti. Delicata e dolce da figlia, fredda e severa da madre Anna Bisciari. Discreto e timido da figlio, silenzioso ma dolce da padre, Marco Fanizzi. Rassegnato e chiuso in sé da figlio, svagato e farfallone da amico e fratello Vincenzo Grassi. Musicale, altamente ritmica la recitazione di Anna Bisciari, molto brava nel sottolineare l’importanza dei silenzi tra le sue parole. Ma su tutti, Vincenzo Grassi si è particolarmente distinto per aver conferito alla sua espressività corporea e vocale una leggerezza tale da permettere alle sue battute ed ai suoi ruoli di somigliare a pugnali affilati, pronti a penetrare nelle carni più coriacee, così sottolineando la drammaticità di quanto rappresentato. (Pierluigi Pietricola, Sipario)
Teatro Elfo Puccini, sala Fassbinder, corso Buenos Aires 33, Milano
Orari spettacolo: martedì ore 21 | mercoledì e giovedì ore 20 | venerdì ore 20.30
sabato 19.30 | domenica ore 16.30
Prezzi: intero € 34 / <25 anni € 15 / >65 anni € 18 / online da € 16,50
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
