
5 > 10 dicembre | sala Bausch
Love-Lies-Bleeding
di Don DeLillo
uno spettacolo di Phoebe Zeitgeist
regia Giuseppe Isgrò
con Francesca Frigoli, Daniele Fedeli, Liliana Benini
scena e costumi Giovanni De Francesco
disegno e architettura del suono Stefano K Testa con la consulenza di Shari DeLorian
visuals Luca Intermite
dramaturg Matteo Colombo
cura del progetto Francesca Marianna Consonni
produzione Teatro E (Trento) con il sostegno di Silent Art Explorer
prima nazionale
“Il più bel regalo della vita
è la libertà che ci lascia
di andarcene a nostro piacere.” (André Breton)
Pheobe Zeitgeist presenta all’Elfo Puccini il suo nuovo lavoro, Love-Lies-Bleeding, testo teatrale dello scrittore statunitense Don DeLillo, edito da Einaudi nel 2006 ma mai rappresentato in Italia. Una sorta di dramady, una commedia crudele e affascinante fin dal titolo, per la regia di Giuseppe Isgrò.
Love-Lies-Bleeding è il nome straordinariamente poetico dell’amaranto, fiore associato all’immortalità o preposto al suo contrario: vigilare sul trapasso doloroso. Nel testo del 2005 di Don DeLillo è una delle tante piante elencate come in un mantra dai protagonisti per ricordare le passioni di Alex che, ridotto a un’infermità silenziosa, non può più goderne. In una casa nel deserto sud-ovest degli Stati Uniti, Sean, Toinette e Lia sono stretti attorno ad Alex, divenuto un ‘vegetale’ dopo due ictus. Sono rispettivamente il figlio rancoroso e nevrotico, la seconda spudorata moglie e l’ultima nonché giovanissima, devota compagna. La riunione è per decretare con l’eutanasia la fine della sua condizione sospesa. Tra i tre poli di un modo diverso di vivere e sentire, si determina la geometria relazionale e del conflitto. Alex è stato un artista e come tale ha lasciato dietro di sé opere non finite e rapporti interrotti, profonde espressioni di senso ma anche grandi fraintendimenti. Dove collidono e dove coincidono l’opera di un artista e la sua vita? Quando prevale il furto e quando il dono che egli fa ai suoi amati e al mondo?
Daniele Fedeli è impegnato nel doppio ruolo di Alex e del figlio, Francesca Frigoli in quello di Toinette e Liliana Benini un quello della giovane Lia.

Commedia crudele e scontro etico fino al precipizio, il testo si pone nella zona scomoda dell’impossibile da sapere. In questo luogo vi sono quelle vite di cui non sono più noti la natura, la volontarietà e il linguaggio. Esse divengono, nel silenzio, come degli specchi, in cui sono riflessi le intenzioni, i ricordi, i sentimenti degli altri. In questa luce il tema del suicidio assistito mostra i suoi lati più impietosi, arbitrari e scabrosi. I personaggi dibattono attorno alla qualità minima della vita, alle volontà imperscrutabili di un corpo inerte e per questo, forse, ostile. Brillano sulla continua ridefinizione della vita le immagini mutanti delle piante grasse, creature tenaci e bellissime, caratterizzate dall’apparente bisogno di nulla. Il suono trasforma la scena in un luogo astratto, sospeso nel tempo e nello spazio: un’oasi di violenta, acuta consapevolezza tra le sabbie calde e aride dell’esistenza.
La scena è composta da pochi elementi che riconducono al protagonista, uno scultore, alludendo alla sua ricerca di artista ma anche alla sua attuale condizione di vita: tra cubi modulari e ricombinabili come arredi emerge un manichino con il petto squarciato. Installata al centro dello spazio c’è infatti un’opera realizzata in gesso ceramico, materico e rosa, dall’artista Giovanni De Francesco. Il suo volto si sdoppia in scena grazie a una maschera indossata dall’attore Daniele Fedeli durante i flashback che raccontano i momenti che precedono la malattia.
Fondo della scena è un telo semi opaco, velo che avvolge il mistero dei convenuti, luogo della proiezione mentale dell’artista. Luca Intermite ha realizzato con datamosh, un processo che corrompe le immagini mixandole, un suggestivo film tra le ultime ossessioni vitali del protagonista: le piante e il deserto.

Insieme agli attori, dall’inizio alla fine dello spettacolo, il tempo in scena pulsa, parla, suona. Il musicista Stefano K. Testa costruisce in live electronics una struttura sonora che incrocia stili e cantautori affini al testo di De Lillo, nonché all’idea di un’America guasta e desolata, spesso bersaglio di questo autore: Leonard Cohen, i Low, Lou Reed, REM, Xiu Xiu, Mojave 3. Associata a questa scelta di archivio, una serie di composizioni originali scritte appositamente per le scene, sostiene lo sviluppo dei personaggi e dei fatti.
Teatro Elfo Puccini, sala Bausch, corso Buenos Aires 33, Milano
Orari: mart-merc-giov-sab ore 19.30 / ven ore 21 / dom ore 15.30
Prezzi: intero € 34 / <25 anni € 15 / >65 anni € 18 / online da € 16,50
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
