
RECENSIONE:
Christophe è un tunisino, vive a Parigi e non abita in alcuna casa ma nelle strade della città che ha scelto per vivere. Il suo vero nome è Sami ma lui ha deciso di chiamarsi come San Cristoforo, il santo che aveva fattezze da cinocefalo e che aveva casa in un bosco lontano da altri esseri umani. È venuto via dal suo paese per conoscere il mondo e si è fermato nella capitale francese per quanto tempo non lo sa, perché è un un sans-papier, un “senza carte”, costretto a nascondersi dalle autorità che potrebbero arrestarlo per rimandarlo al suo paese di origine. Christophe vaga per le strade parigine chiedendo l’elemosina, anzi “facendo l’elemosina”, come ama dire, perché quell’attività, necessaria per sopravvive, rappresenta per lui quasi una forma di lavoro e di questa sua pratica conosce tutti i segreti: sa quali sono i luoghi e i giorni più adatti per ottenere i migliori risultati, ha imparato a conoscere la psicologia delle persone che gli passano davanti, meglio di tutte sono le famiglie con bambini perché questi ultimi si inteneriscono e chiedono ai genitori di dare un soldo all’uomo che tende loro la mano. In questo senso, la sua ha una funzione pedagogica, tiene a precisare. Egli si definisce “il straniero” errando volutamente l’articolo determinativo per chiarire subito la sua identità di forestiero a coloro che gli si accostano e che, vedendolo nei panni di un clochard, rimangono quindi rassicurati nei loro pregiudizi. Christophe non ha molte pretese, ama il cinema e quando può va a vedere qualche film d’autore in una sala d’essai, ama leggere ma non compra libri perché li legge in biblioteca, di tanto in tanto, quando ha raccolto più soldi, trascorre la notte all’Eldorado, un alberghetto a una stella dove la padrona pietosa gli conserva in una scatola i suoi pochi averi. Si mostra fiero e orgoglioso di come ha scelto di condurre la sua vita e però dai suoi discorsi trapela il bisogno di dialogare con qualcuno perché la solitudine può essere un peso per chiunque, anche per lui che, da clandestino qual è, deve sfuggire ai contatti pericolosi e tenere nascosta la sua identità. Tutte queste cose di sé Cristophe le racconta a un pubblico assiso intorno a lui in una sala in cui sono allogati due tralicci sui quali si arrampica per rendere più dinamica la sua narrazione e nella quale si trovano due schermi sui quali vengono proiettati filmati non consueti delle strade di Parigi. Arriva il momento in cui il bisogno di comunicare con il prossimo diventa urgente per Christophe che sente crescere dentro di sé la crisi d’astinenza per la mancanza di un rapporto umano e così avvicina un giovane che aveva notato in un bar, ne fa la conoscenza e gli paga la cena. I due trascorrono insieme la giornata, passeggiando per le strade parigine e al termine Christophe, avendo appreso che il ragazzo è italiano e sta ripartendo per il suo paese, gli chiede l’indirizzo per potergli scrivere. Era il 1995 e quel ragazzo era Nicola Russo, aveva diciannove anni e, tornato in Italia, ricevette per tre mesi alcune lettere da Christophe, poi non ne ebbe più notizie. E ora, dopo ventotto anni da quell’incontro, Nicola Russo, ritrovate quelle lettere in un cassetto, indossa i panni di Christophe per farlo rivivere nel racconto che lui ha scritto su di lui. E lo fa usando i toni propri di una denuncia dell’emarginazione sociale cui sono soggetti i più deboli che vivono in una dolorosa condizione esistenziale fatta di solitudine e di povertà. Un racconto che sa essere duro per quanto viene descritto e per quanto lascia trapelare e che non è esente da pathos per come viene rappresentato. Il tutto nella sala Fassbinder del Teatro, alienata dalle consuete poltrone e occupata ai quattro lati da sedie per gli spettatori quasi a volerne una partecipazione emotivamente più attiva, mentre sugli schermi vengono proiettate le immagini delle lettere scritte da Christophe.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Elfo Puccini e rappresentato in prima nazionale il 21 marzo scorso, vedrà il suo ultimo giorno di replica questa sera.
Visto il giorno 6 aprile 2023
(Carlo Tomeo)
https://www.youtube.com/watch?v=zOEjz9u758A
(video del Teatro Elfo Puccini)
21 marzo / 7 aprile | sala Fassbinder
Christophe o il posto dell’elemosina
uno spettacolo scritto e interpretato da Nicola Russo
scene e costumi Giovanni De Francesco
luci Giacomo Marettelli Priorelli, suoni Andrea Cocco, video Lorenzo Lupano
assistente alla regia Isabella Saliceti
produzione Teatro dell’Elfo
spettacolo vincitore del Premio Le cure – Caritas Ambrosiana
foto di Laila Pozzo
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires 33, Milano – Mart/ven. ore 21.00; sab. ore 19.30; dom. ore 16.30 – Prezzi: intero € 34 / <25 anni >65 anni € 18 / online da € 16,50 – Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021