
RECENSIONE:
Il Duca di Gloucester, futuro Riccardo III, è sul proscenio e recita il suo famoso monologo “Ora l’inverno del nostro scontento…”. È assetato di potere, quasi a cercare nell’ottenimento di esso una forma di riscatto alla sua deformità fisica. Non nasconde l’odio che prova per chiunque possa ostacolarlo nel raggiungimento dei suoi disegni, compresi i consanguinei, ed è pronto anche a uccidere. Prima si sono svolti i festeggiamenti per l’incoronazione di Re Edoardo IV, suo fratello. Comincia così l’adattamento del dramma di Shakespeare ideato da Ármin Szabó-Székely, che si avvale della pregevole regia di Kriszta Székely, e che è in scena per questa settimana al Teatro Elfo Puccini dopo il debutto avvenuto al Teatro Carignano di Torino il 7 marzo scorso.
La rappresentazione è ambientata nei nostri giorni, presumibilmente in uno chalet di montagna (vengono menzionate le piste da sci) e si svolge su due livelli separati da un telo trasparente, che viene di volta in volta calato dall’alto, divide le azioni che accadono nella parte principale del palcoscenico e i diversi “a parte” del protagonista sul proscenio e funge anche da schermo che proietta immagini di primi piani ripresi in contemporanea. Nei dialoghi si compiono riprese televisive, si parla di pacchetti azionari in luogo di ricompense, di selfie, di smartphone, di auto e moto, di fake-news per diffondere calunnie in un linguaggio che è quello di oggi. Siamo nel pieno della società dell’immagine dove quello che conta non è l’essere ma l’apparire e Riccardo, con il suo fisico sgraziato, deve faticare più degli altri a farsi benvolere: nasconde la perfidia sotto la ruffianeria, sa essere mellifluo, accondiscendente, fa della sua falsità una virtù tanto da compiacersene. In questo modo ottiene anche l’inottenibile quando rende succube Anna, la vedova del Principe di Galles che lui aveva fatto uccidere, e riesce a sposarla. Usa le persone per raggiungere i suoi scopi e, una volta ottenutili, si sbarazza di loro facendoli sopprimere e i loro cadaveri, chiusi in sacchetti neri, si accumulano pian piano in un angolo del pavimento. Eppure il suo essere spregevole secondo la morale corrente attira quasi una forma di simpatia nel pubblico quando egli vi si rivolge confidenzialmente nel palesare le sue trame per conquistare il potere e rivela i suoi disegni omicidi: è la forza della manipolazione posseduta dai dittatori presenti nella nostra società. E così mentre nella prima parte sono appena accennati i riferimenti ai momenti che sta attraversando la scena geopolitica internazionale di questi anni, nella seconda, quando Riccardo ha raggiunto il potere e sente la necessità di alleati, vengono nominate apertamente città quali Mosca, Teheran, Pechino. In questo il dramma assume due diversi aspetti: nella prima parte viene quasi trasgredito nella sua essenza tanto che lo stesso Pierobon ha dichiarato in un’intervista che “c’è l’intrigo e un tono quasi da grottesco vaudeville” e solo “nella seconda prevale l’incubo e lo stravolgimento delle cose, ritorna la tragedia”. Il finale, avvenuta l’uccisione di Riccardo, induce a una triste considerazione quando Elisabetta, recita il monologo che nel testo originale è affidato a Richmond, qui reso più drammatico, e che ha per oggetto la situazione internazionale dell’epoca attuale.

Il sontuoso spettacolo ha diversi punti di merito, tutti dosati alla perfezione, si avvale di una avvincente dinamica scenica che si svolge con ritmo serrato senza mostrare alcun momento di stanchezza. Tutto merito della regia di alto livello di Kriszta Székely. La funzionale scenografia di Botond Devich, i costumi di Dóra Pattantyus, le luci di Pasquale Mari e i video di Vince Varga contribuiscono all’ottimo risultato. Fondamentali le musiche a volte convulse, altre martellanti e il suono di Claudio Tortorici. Paolo Pierobon ha fornito del personaggio di Riccardo III un’interpretazione magistrale, nei movimenti del corpo simulanti la persona dal braccio paralizzato, nella voce che spaziava dai toni accattivanti a quelli più drammatici e urlati, dalle labbra che assumevano ora un ghigno mefistofelico ora un sorriso sprezzante. Tutta la Compagnia, ben assemblata, si è mostrata di una bravura oltre la media. In particolare sono degni di nota Manuela Kusterman nel ruolo della Duchessa di York, particolarmente incisiva nella seconda parte, Elisabetta Mazzullo nelle vesti di Elisabetta, Jacopo Venturiello e Nicola Pannelli rispettivamente in quelle di Buckinghman e di Stanley.
Lo spettacolo è stato accolto dal pubblico con entusiasmo in un Teatro sold-out. Repliche fino a domenica 2 aprile. Se ne consiglia la visione.
Visto il 28 marzo 2023
(Carlo Tomeo)
Riccardo III
da William Shakespeare
adattamento Ármin Szabó-Székely, traduzione Tamara Török
regia Kriszta Székely
con Paolo Pierobon, Matteo Alì, Stefano Guerrieri, Manuela Kustermann, Lisa Lendaro, Nicola Lorusso, Alberto Boubakar Malanchino, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli, Marta Pizzigallo, Francesco Bolo Rossini, Jacopo Venturiero e con, in video, Alessandro Bonardo, Tommaso Labis
scene Botond Devich, costumi Dóra Pattantyus
luci Pasquale Mari, suono Claudio Tortorici, video Vince Varga
foto Luigi De Palma
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Bolzano /
ERT – Teatro Nazionale
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires 33, Milano
28 marzo > 2 aprile
Orari: martedì/sabato ore 20.30; domenica ore 16.00 – Durata: 2 h 35 + intervallo
Prezzi: intero € 34 / <25 anni >65 anni € 18 / online da € 16,50
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – WhatSapp 333.20.49021