“Revolutionary Road” alle MTM Teatro Litta – Recensione

RECENSIONE:

Le luci sono ancora accese in sala e le quinte sono chiuse quando fa ingresso sul proscenio il narratore che sorride ammiccante agli spettatori per raccontare loro la storia di April e Frank Wheeler. Oltre alla foggia degli abiti che l’uomo indossa, a indicare l’epoca in cui si svolge la vicenda è la musica diffusa degli Ink Spots che cantano “Gypsy”: siamo a metà degli anni cinquanta negli Stati Uniti a Revolutionary Hill, una località suburbana costituita da un complesso residenziale occupato da piccole case a due piani di color pastello e una stazione ferroviaria usata dai residenti per recarsi giornalmente a lavorare in città. Si sta concludendo una rappresentazione amatoriale de “La foresta pietrificata” in cui April, che in passato ha avuto velleità artistiche, recita come protagonista e se ne ascoltano le sue battute finali provenienti dalle quinte ancora chiuse. La commedia si rivela un fallimento, per cui la donna si deprime e il marito, spinto dal narratore, si avvia a consolarla mentre le quinte si aprono e mostrano la scena di un tavolo da camerino dove lei si sta struccando. A nulla servono le parole consolatorie dell’uomo se non a farla irritare, tanto che, quando poi si troveranno in macchina per tornare a casa e lui fa per accarezzarle la coscia, lei si contrarierà di più volgendo il volto alla sua destra e stringendo al petto la sua borsetta bianca quasi a manifestare più apertamente la necessità di non voler dialogare. I due vivranno in contrasto anche nei giorni successivi fino a quando ad April non viene in mente che, per sfuggire alla condizione di una vita monotona e borghese in cui sono costretti, la soluzione potrebbe essere quella di trasferirsi a Parigi, dove lui si dedicherebbe alla scrittura, che è uno dei suoi sogni, e lei troverebbe un lavoro ben retribuito alla NATO. Se lei è entusiasta dell’idea, lui lo è di meno anche perché sul lavoro gli si sta offrendo l’opportunità per un avanzamento di carriera, tuttavia per amore della moglie pian piano si abituerà all’idea del trasferimento. Si susseguiranno altri avvenimenti durante i quali ferveranno i preparativi per la realizzazione del progetto che però alla fine sarà infranto a causa di un accadimento imprevisto.

La messa in scena del corposo romanzo di Richard Yates operata da Fabrizio Visconti ha due caratteristiche principali. La prima, squisitamente di natura teatrale, è quella di seguire la narrazione del romanzo stesso riportando con precisione i dialoghi essenziali ritenuti clou e rilevati integralmente dalle pagine dall’originale, tanto che la trama della commedia è fruibile anche da parte dello spettatore che non ha letto il libro. Per operare in tal senso, la funzione del narratore, oltre a riassumere la parte descrittiva del romanzo, è anche quella di recitare i ruoli di due personaggi della vicenda. Il primo è quello della signora Givings, l’agente immobiliare che accompagna i coniugi a mostrare la casa che dovrà vendere loro, una casa diversa da quelle definite squallide con le mura color pastello che si ammucchiano sulla Revolutionary Hill, per portarli a vedere, attraversando una “Road” in salita della collina, una casa tutta bianca adatta a loro con un ampio, simbolico, finestrone panoramico (e sul proscenio ne è visibile il modellino illuminato). L’altro personaggio è John il figlio della signora Givings che è rinchiuso in un manicomio per il quale ogni tanto la madre otterrà il permesso di farlo uscire per accompagnarlo in visita a casa dei Wheeler. Ma a richiamare la psicologia e gli stati d’animo dei personaggi del romanzo sono le musiche e l’ambientazione scenica. Le prime fungono da leitmotiv come l’edulcorata “Cheek to Cheek eseguita da Louis Armstrong e Ella Fitzgerald, che sottolinea una letizia di facciata, presumibilmente appartenente agli abitanti della comunità, mentre a tratteggiare i momenti più intimi e cupi dei due protagonisti intervengono i passaggi espressivi della tromba di Chet Baker. La seconda si giova di una sapiente illuminazione che, soprattutto nel disegnare il soggiorno dell’abitazione, richiama a un quadro di Hopper e alla sua tematica che illustra la sostanziale condizione di solitudine in cui versano i personaggi che, non sembrando avvertirla, comunicano tra loro in dialoghi circostanziali. Ma tutto quanto descritto nella vita condotta da April e Frank non è solo uno stereotipo della metà del secolo scorso ma, se mai, è anche la descrizione di una società che si avvia, e prosegue tuttora anche nel nostro secolo, verso un processo di conformazione a campioni sociali. April e Frank sono chiamati a uniformarsi a un modello che la società impone ma che non riescono a sentire proprio e da qui prendono avvio le loro insoddisfazioni, principalmente da parte di April, e la crisi del rapporto di coppia. Non si conoscerà mai la reale natura del sentimento che li unisce, se non una forma di affetto ritenuto amore dopo che c’era stato tra loro un’attrazione sessuale che li aveva portati al matrimonio. La piccola comunità in cui vivono non è quella dei loro sogni, entrambi aspiravano a vivere in una grande città dove April avrebbe potuto inseguire il desiderio di diventare un’attrice affermata e Frank un bravo scrittore: è per questo che nasce, soprattutto in April, l’idea della fuga a Parigi che è la città lumière per eccellenza.

La vicenda raccontata da Yates nel suo romanzo, pur essendo di natura principalmente drammatica, contiene non pochi passaggi volutamente trattati con ironia a opera dello stesso scrittore, cosa che Visconti ha tenuto a sottolineare, smarcandosi dalla tragicità della sceneggiatura che Justin Haythe scrisse per il film omonimo diretto da Sam Mendes nel 2008 e investendo piuttosto in un copione in cui il narratore, fin dall’inizio, si mostra sorridente e con atteggiamento bonario. Daniele Gaggianese riveste questo ruolo con disinvoltura, così come sa calarsi con naturalezza nei panni della signora Givings e di suo figlio John, cosa non sempre facile per un attore che, nell’ambito della stessa commedia, deve sostenere più ruoli. E sarà ancora lui a raccontare con brevi parole la fine della storia quando indosserà i panni di un quarto personaggio, un’amica di April, che la ricorderà come una donna strana.

Stefano Annoni è Frank, descritto come il tipico giovanottone americano di buone maniere così come viene visto nell’immaginario collettivo. Sa essere dolce e affettuoso nei momenti in cui deve vincere l’ostilità della moglie e si comprende che lo faccia più per quieto vivere che per convinzione. Arriva a essere mellifluo per portare a segno le sue tesi contro le argomentazioni prodotte da April. Sostiene con irruenza la sue ragioni contro quelle esposte dal cinico John che più che pazzo è in realtà succube di sua madre. Sostanzialmente, però, rispetto ad April è un debole e preferisce non prendere coscienza fino in fondo del fatto che la moglie gli rivela di non amarlo tanto da illudersi che ciò non sia vero solo perché lei il giorno dopo gli avrà preparato una buona colazione.

Rossella Rapisarda eccelle nel personaggio di una April insicura, vittima della sua forma di inadeguatezza che nasconde una forma di orgoglio mal celato. Ogni suo gesto e ogni sua frase riflette perfettamente la psicologia del personaggio che interpreta: da come stringe a sé la borsetta bianca quando si trova in macchina e si discosta da Frank che cerca di avvicinarla, da come sa rivelare il suo rancore verso il marito che ha distrutto le sue aspettativa per un futuro migliore fino al convulso intransigente atto finale. Rispetto al romanzo, dove April appare non sempre simpatica quando cerca di apparire più forte di quanto lo sia realmente, qui la Rapisarda riesce a commuovere per come sa infondere al personaggio la sofferenza causata dai suoi sogni traditi.

Commedia di grande spessore quella messa in scena da Fabrizio Visconti sia per la tematica che per la realizzazione dove ogni dettaglio è stato curato con la massima attenzione. La sera della prima il pubblico ha gremito la sala e ha mostrato grande ammirazione con ripetuti applausi. Replica fino al 22 gennaio. Da vedere!

Vista il 12 gennaio 2023

(Carlo Tomeo)

MTM Teatro Litta –  dal 12 al 22 gennaio 2023

Revolutionary Road

da Revolutionary Road di Richard Yates

di Renato Gabrielli

con Rossella Rapisarda, Stefano Annoni, Daniele Gaggianesi

regia e disegno luci Fabrizio Visconti

scene Marco Muzzolon – costumi Mirella Salvischiani

musiche originali Marco Pagani

aiuto regia Camilla Violante Scheller

un progetto La Gare

con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT 2019 – produzione Eccentrici Dadarò

La traduzione di Adriana dell’Orto è concessa su licenza di minimum fax. c) minimum fax, 2003, 2009, 2017

Copyright © Richard Yates, 1961, 1989 All rights reserved

Teatro Litta

da giovedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30

intero 25,00€ – convenzioni 20,00€, ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) 20,00€, Under 30 e Over 65 – 15,00€, ridotto bicicletta € 15,00; scuole di teatro e Università 15,00€, ridotto DVA 12,00€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore ROSSO, prevendita 1,80€

durata dello spettacolo: 90 minuti

Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45

Scarica l’App di MTM Teatro e acquista con un clic

Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM CartaRegalo x2, MTM Carta Regalo x4

Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

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