
RECENSIONE:
La commedia è tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King che lo scrittore William Goldman adattò per il cinema nel 1990 e successivamente per il teatro nel 2012. In Italia fu messa in scena da Filippo Dini nella traduzione di Francesco Bianchi nel 2019, rappresentata dall’ottobre di quell’anno con alcune repliche in diverse città, interrotte a causa della pandemia e ripresa successivamente. Protagonisti dell’opera sono uno scrittore dal nome Paul Sheldon, famoso per aver creato una serie di otto romanzi ambientati nell’800 e aventi per protagonista una donna dal nome di Misery, e un’infermiera, Annie Wilkes, che vive in una casa isolata di una non meglio precisata località. All’inizio della commedia lo scrittore, che aveva soggiornato in un residence dove era solito ritirarsi quando doveva scrivere un libro, si avvia con la sua auto per raggiungere New York, la città dove vive, ma viene sorpreso da una tormenta di neve che lo trascina fuori strada, intrappolandolo nell’auto, ferito e privo di sensi. Sarà l’infermiera a soccorrerlo, a condurlo nella propria abitazione e a curarlo. Si scoprirà che alla donna lo scrittore non è affatto sconosciuto, essendo lei la lettrice numero uno della serie di Misery. Per chi conosce il romanzo o il film la vicenda che si svilupperà da quel momento è nota.
Filippo Dini è ricorso per la sua messa in scena a tutti i mezzi che il teatro possa offrire per la rappresentazione di un thriller: già a sipario chiuso e nel momento in cui si spengono le luci in sala si è investiti da sibilanti effetti sonori simulanti una tempesta che immerge il pubblico in un’atmosfera lugubre. A sipario aperto l’uomo è sul letto con una spalla e una gamba rotta, entrambi fasciate, mentre si risveglia da uno stato di incoscienza nel quale è rimasto dal momento dell’incidente ed è subito raggiunto dalla donna che, parlandogli benignamente, gli spiega cosa è avvenuto e come lei lo abbia soccorso. Da questo momento si ingaggia tra i due una lotta prima verbale e poi anche fisica dove l’uomo cerca di liberarsi da quella che avverte come una schiavitù e la donna che lo tiene sempre più prigioniero ricorrendo a mezzi svariati perché desidera che egli accetti di scrivere un finale diverso dell’ultimo romanzo della seria di Misery, personaggio che lo scrittore vorrebbe far morire. Ma il tema simbolico della commedia non è la mera rappresentazione di un thriller, che pur è avvincente al punto di inchiodare lo spettatore alla poltrona, bensì quello della crisi che investe lo scrittore e, in senso più lato, del creatore di un’opera artistica che, per non farsi fagocitare dalla creatura da lui creata, ne organizza la distruzione per riacquistare quella libertà che aveva perduto. Ma, mentre lo scrittore è tormentato da questo dissidio, la donna, in quanto sognatrice e sola, è invece legata proprio a quella creatura che l’uomo desidera distruggere per cui le è necessario mantenerla in vita pena la distruzione dei suoi sogni. Perché Annie, aldilà di tutte le crudeltà di natura fisica adottate per asservire l’uomo, è una romantica, innamorata dell’amore fino a diventare psicopatica ma, nello stesso tempo sensibile nel momento in cui arriva a piangere per i topi che muoiono in cantina durante la pioggia. Non a caso nomina il cantante Liberace del quale viene diffusa più volte la canzone “I’ll Be Seeing You”, quasi in similitudine alla scena dei titoli di coda del film “Shining”, anche questo tratto da un famoso romanzo di Stephen King: una delle più struggenti canzoni d’amore americane che, paradossalmente, nel momento più tragico del prefinale, viene diffusa quasi per intera, quasi a ribaltare quanto accade in scena perché “I’ll be seeing you – In every lovely summer’s day – In everything that’s light and gay – I’ll always think of you …”.

Lodevole sotto tutti gli aspetti è l’operazione realizzata dalla produzione che ha messo insieme un cast eccellente nel portare in scena la versione teatrale di un testo che al cinema aveva riscosso enorme successo e che, in questa trasposizione, avrebbe potuto interessare di meno il pubblico. Ma il fatto di conoscere già la trama della commedia non impedisce allo spettatore di seguirla con il fiato sospeso, tanta è la suspence che la pervade. L’ottima scena realizzata da Laura Benzi, è costituita da un funzionale piano girevole in cui sono allogati quattro ambienti: la camera da letto, la cucina, il tinello e l’esterno dell’abitazione, tutti e quattro arredati con meticolosa cura. Le luci con le varie tonalità emanate a fasci, quasi sferzate, che sono in carattere con gli agenti atmosferici che si intravedono attraverso la grande finestra della camera da letto sono un gioiello di inventiva di Pasquale Mari che gli hanno fatto vincere giustamente il premio Ubu 2021.
Filippo Dini si è adoperato con la grande professionalità che lo contraddistingue a creare il ritmo confacente ai vari momenti della commedia che non ha mai incontrato attimi di stanchezza e senza lasciare nessuna concessione all’improvvisazione: tutti i dettagli sono stati curati nei minimi particolari, dall’acqua e dal cibo versati sul pavimento, al fuoco acceso nel recipiente del barbecue, all’alcool usato per la medicazione e per alimentare la fiamma, tanto che l’odore dello stesso veniva percepito nelle prime file. Straordinaria la prestazione di Arianna Scommegna, attrice che da tempo ha dato prova di gran talento, in questa commedia è stata instancabile e poliedrica toccando con maestria tutte le sfumature che caratterizzano la psicologia del personaggio di Annie. Aldo Ottobrino ha interpretato Paul Sheldon, bravissimo nel passare da impennate di violenti atti di ribellione contro la sua carceriera a momenti di accorata riflessione sullo stato dello scrittore anche qui prigioniero ma delle sue stesse opere. A completare il trio è Carlo Orlando che si è distinto nella breve parte dello sceriffo. Il finale consta di due momenti, come previsto nella versione cinematografica. Il primo, tuttavia, differisce da quello del film e, per come termina, poco giustifica il secondo. Lo spettatore attento che ben ricorda il film se ne accorgerà. Applausi calorosi con diverse chiamate sul proscenio per i tre attori giustamente raggianti. La commedia rimarrà in replica fino a domenica 27 novembre e sarebbe un vero peccato, neanche tanto veniale, perderla.
Vista il giorno 22 novembre 2022
(Carlo Tomeo)
22 / 27 novembre:
Arianna Scommegna, Carlo Orlando e Aldo Ottobrino in:
MISERY
Prima milanese
Produzione Fondazione Teatro Due, Teatro Nazionale di Genova
Di William Goldman
Tratto dal romanzo di Stephen King
Traduzione Francesco Bianchi
Regia Filippo Dini
Assistente alla regia Carlo Orlando
Scene e costumi Laura Benzi
Luci Pasquale Mari
Musiche Arturo Annecchino
Con Arianna Scommegna, Carlo Orlando, Aldo Ottobrino
durata: 85 minuti I atto – 45 minuti II atto
STAGIONE 2022 | 2023
BIGLIETTERIA
PREZZI
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TEATRO MENOTTI
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