
RECENSIONE:
Dopo l’esperienza delle due letture sceniche tratte dal romanzo “L’Avversario” di Carrère e dall’autobiografia “Open” di Andre Agassi, dove viene affrontato, in due diversi aspetti, il tema dell’identità, è apparso naturale alla Compagnia Invisibile Kollettivo passare da un opera di narrativa a una teatrale e portare quindi in scena una commedia dello scrittore che è considerato maestro nell’affrontare quella tematica. La scelta è caduta su un’opera poco frequentata di Luigi Pirandello (l’ultima rappresentazione italiana risale all’ottobre 1992 al Piccolo Teatro con la regia di Giorgio Strehler, protagonista Andrea Jonasson): “Come tu mi vuoi”, dramma in tre atti scritto nel 1929 e rappresentato per la prima volta l’anno successivo. La vicenda si svolge dieci anni dopo la grande guerra, ha per protagonista una donna dal passato ambiguo che nel testo è chiamata La Sconosciuta. Nel primo atto, che si svolge in Germania, è ospite di un anziano scrittore tedesco di lei innamorato che la chiama Elma. Nei due atti successivi, ambientati nell’udinese, la donna è chiamata Lucia dopo che è stata riconosciuta quale moglie di Bruno Pieri, creduta scomparsa dieci anni prima sotto un bombardamento che aveva colpito la villa nella quale viveva.

La scena essenziale messa in opera dalla Compagnia è costituita da una poltrona a braccioli quasi al centro, due appendiabiti con ruote ai lati sui quali sono allogati abiti che gli attori useranno per interpretare i vari personaggi, fondale nero che sarà illuminato in diverse colorazioni a identificare i momenti più significativi della vicenda. L’ambiente dove va a vivere la Sconosciuta una volta assunto il nome di Lucia, è rappresentato dal modellino di una villa posta in fondo. Il Collettivo ha riunito i tre atti del dramma in uno unico, operando la felice scelta di affidare il ruolo della sconosciuta alle due attrici della Compagnia, Franca Penone e Elena Russo Arman: una nel primo atto, quando la Sconosciuta è chiamata Elma, e l’altra nel secondo, quando è chiamata Cia (Lucia). Nel terzo atto le due si dividono il compito: la prima continua a sostenere il ruolo di Lucia mentre all’altra viene affidata la parte di chi recita una sorta di didascalie. Momento essenziale, questo, a rendere magnificamente il senso di sdoppiamento di personalità della protagonista e, nello stesso tempo, a mettere in risalto il tema identitario della persona che non è tale oggettivamente ma diventa soggettivo a seconda di come viene vista all’esterno. Lo stesso tema è ribadito per tutta la rappresentazione grazie al fatto che i cinque attori, indossando abiti diversi, possono assumere le vesti di altrettanti personaggi. Non potrebbe essere diversamente dato che i componenti della Compagnia sono soltanto cinque ma questo è tutt’altro che riduttivo, anzi è un punto di merito perché l’intercambiabilità dei ruoli in questa situazione potenzia il tema protagonista del dramma, oltre che mettere in risalto le loro versatilità e grande bravura recitative.
Se nella sua commedia “Così è (se vi pare)”, scritta dodici anni prima, Pirandello aveva voluto lasciare che l’identità della signora Ponza, e che appare in scena solo per un breve istante verso la fine, pronunciando la celebre battuta “Per me io sono colei che mi si crede”, fosse demandata alla pruriginosa comunità borghese del paese, in “Come tu mi vuoi” la protagonista assegna al marito il compito di darle l’identità: “… fammi tu , come tu mi vuoi” gli dirà verso la fine del secondo atto. Inoltre, a differenza di “Così è (se vi pare)”, dove Pirandello non volle dare un vero e proprio finale alla commedia, avendo per principale obiettivo il tema irrisolvibile dell’identità, in “Come tu mi vuoi” si preoccupò di elaborare invece un vero e proprio testo di genere giallo, probabilmente per renderlo più appetibile e forse anche mal consigliato da Marta Abba che si preoccupava più che altro di far inserire lunghi monologhi in cui potesse far valere la sua arte di primadonna del palcoscenico. E invece è una grande intuizione quella di Invisibile Kollettivo, e qui sta la novità meritoria, il mettere in rilievo proprio il tema principale dell’identità, come era già avvenuto nelle sue due precedenti letture sceniche, fino al punto di smarcare quella suspence, che pur aveva mantenuto, per buona parte della rappresentazione, per tener fede all’autore, come dire che il finale della vicenda ha meno rilevanza dell’argomento trattato nella stessa.

Il riunire i tre atti originali in uno unico è una scelta felice perché in questo modo non si è frammentata l’azione lasciando viva l’attenzione dello spettatore. È stato, inoltre, fatto tesoro delle didascalie del testo pirandelliano, che più che tali sono quasi note di regia, per recitarle, quasi a voler scrivere una quarta commedia pirandelliana che segue la trilogia del teatro nel teatro. Non a caso la Compagnia ha chiamato la loro recita la “messa in scena di una finzione”. A questo si aggiunge anche una forma di metateatro nel momento in cui verso la fine le attrici si rivolgono direttamente al pubblico e, copione alla mano, si chiedono, e chiedono, come risolvere, se è possibile risolverlo, il tema dell’identità per concludere che “essere è farsi”. A fare dà suggello la voce diffusa di una nota canzone di Mina le cui parole sono calzanti. Geniale!
Vista il 15 novembre 2022
(Carlo Tomeo)
Come tu mi vuoi
di Luigi Pirandello
adattamento, regia e interpretazione Invisibile Kollettivo: Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman
scene e costumi Invisibile Kollettivo
musiche Alessandra Novaga
con le voci di Maria Caggianelli Villani, Alessandro Quattro e Debora Zuin
luci Cesare Agoni
assistente alla regia Irene Carera
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro dell’Elfo
Foto di Laila Pozzo
8 > 24 novembre | sala Fassbinder
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires 33, Milano – Mart/ven. ore 21.00; sab. ore 19.30; dom. ore 16.30 Prezzi: intero € 34 / <25 anni >65 anni € 18 / online da € 16,50 – Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021